Il Corvo, tutte le ragioni per cui il remake non ha senso, elencate con precisione

Nel 1994 ne fu tratto un film a basso costo diretto da Alex Proyas con Brandon Lee. Visivamente riprendeva tutto dal fumetto, ma centrava in maniera inaspettata la moda, il look e l’estetica dark degli anni ‘90, interpretando perfettamente quei temi di amore e morte, di romanticismo cinico e disperato. Inoltre, la morte di Brandon Lee sul set (a otto giorni dalla fine delle riprese) conferì al film un’aria di morte reale, amplificandone l’impatto. Dietro al fumetto e al film ci sono quindi una serie di eventi non replicabili, sfortunati ma in qualche modo fortuiti, che li hanno resi opere molto più convincenti e appropriate del solito.

Ora, invece, arriva un remake realizzato senza nulla di tutto ciò, volto solo a sfruttare economicamente il brand Il Corvo (che, a seguito del primo fumetto e poi del film, ha dato vita a diverse serie a fumetti). Il problema è che rifarlo esattamente come nel 1994 non ha senso, perché ne risulterebbe un film vecchio e superato; rifarlo modernizzandolo non ha senso nemmeno, perché era frutto delle correnti di pensiero e del sentire comune di quell’epoca, che oggi non esiste più. Ovviamente, è stata scelta la seconda strada, ma il risultato è stato persino peggiore di quanto si potesse temere.

L’estetica del nuovo Il corvo (diretto da Rupert Sanders) regge ancora, richiamando il tipo di dark passato attraverso la sottocultura emo degli anni Duemila, che però aveva declinato quella stessa depressione adolescenziale puntando sulla tenerezza, più sull’amarezza che sulla rabbia, cosa che invece è una parte essenziale di Il Corvo. Così, il nuovo Eric (cioè il protagonista) appare a lungo passivo, subisce la storia e il destino. Inoltre a differenza del film originale, che inizia con i due fidanzati appena morti, questo dedica quasi metà del tempo a raccontare la storia d’amore tra Eric (interpretato da Bill Skarsagard) e Shelley, cioè il fatto che si conoscono in un istituto di correzione, scappano insieme, poi l’amore in appartamento, le amiche di lei con un problema…. È l’ossessione moderna per l’antefatto, per la spiegazione delle origini di tutto, per mostrare le ragioni di ogni cosa e rispondere a ogni domanda. In questo caso, però, non funziona: anzi, appesantisce tutto, ritardando l’innesco del film.

Fonte : Wired