Cresce la violenza su chi lavora nella sanità e a essere più vulnerabili sono le donne. Sono aumentati del 40% gli episodi di violenze fisiche e psicologiche contro le professioniste sanitarie donne negli ultimi tre anni. Più 35% delle discriminazioni contro le professioniste sanitarie di origine straniera. Dall’1 al 20 agosto 2024 non c’è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere non abbia subito violenza fisica e nell’80% dei casi la vittima era una donna. Nella maggior parte dei casi il violento era un paziente o un parente di quest’ultimo.
I pronto soccorso i luoghi più insicuri
Al primo posto fra i luoghi più insicuri ci sono i pronto soccorsi, al secondo gli interventi degli operatori del 118, al terzo i reparti di psichiatria. E questa violenza è tra le ragioni che spingerebbe molte di loro a lasciare l’Italia, per trasferirsi all’estero, in particolare Germania, Svizzera, Olanda o Regno Unito.
Tutto questo emerge da un report su aggressioni e abusi subiti dai professionisti medico-sanitari in Italia e nel mondo, con un focus particolare sulle donne, realizzato dell’associazione Medici di origine straniera in Italia (Amsi), con l’Unione medica euromediterranea (Umem) e al Movimento internazionale uniti per Unire. “Siamo di fronte a un vero e proprio allarme sociale, a una piaga che non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa, e aumenta in modo esponenziale nei Paesi in via di sviluppo”, ha detto Foad Aodi, presidente dell’Amsi.
“Dobbiamo fermare tutto”
Lo stesso dirigente ricorda “il recente episodio della dottoressa aggredita in Puglia che ha annunciato le dimissioni”. Aodi conclude con un appello: “La politica italiana deve intervenire a tutela di mediche e infermiere”. In tal senso, “accogliamo l’appello del Dott. Filippo Anelli, Presidente Fnomceo e numero uno dell’Ordine dei Medici della Puglia: fermiamo tutto! Scendiamo nelle piazze come hanno fatto in India, dove un milione di professionisti sanitari hanno protestato per l’uccisione di una collega, prima violentata e poi barbaramente assassinata”.
Le donne pagano il prezzo più alto
Dunque che ci sia un aumento della pericolosità per chi esercita la professione medica è palese. Basta parlare con chiunque viva la professione, soprattutto se fatta di reperibilità (anche notturne). Oggi fare il medico in un ospedale può essere rischioso. Alla base di tutto ci sono i disservizi e le lacune delle strutture sanitarie pubbliche. Ma, è chiaro dal dossier, il prezzo più alto lo pagano le donne. Già mortificate dal sessismo dei commenti inopportuni e dalle molestie dei colleghi. Ora diventano bersaglio prediletto di chi è abituato a picchiare per ottenere qualcosa nella vita. La responsabilità è della politica, che dovrebbe colmare la crisi della sanità mentre il conto lo pagano i professionisti. Ancor di più se sono donne.
Fonte : Today