Hezbollah-Israele, l’origine del conflitto

Nella notte tra sabato 24 e domenica 25 agosto le forze israeliane hanno lanciato un’offensiva aerea su larga scala contro postazioni di Hezbollah nel sud del Libano. L’operazione, che ha coinvolto F16, F35 ed elicotteri Apache, ha colpito circa quaranta località, distruggendo un numero stimato tra 1.200 e 3.000 razzi del gruppo paramilitare. Fonti militari israeliane riferiscono che l’attacco preventivo era volto a sventare una possibile rappresaglia di Hezbollah per l’uccisione del leader militare Fuad Shukr, avvenuta a Beirut il 30 luglio. La risposta di Hezbollah non si è fatta attendere: circa 300 tra droni e razzi sono stati lanciati verso il territorio israeliano, prontamente intercettati dalle difese aeree.

Il bilancio provvisorio parla di tre vittime in Libano, secondo il ministero della Salute locale, e di un soldato israeliano ucciso da schegge durante l’intercettazione di un missile. L’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti ha dichiarato che l’azione preventiva era volta ad impedire un’escalation verso un conflitto regionale più ampio. Uzi Rubin, esperto di difesa missilistica israeliana, ha sottolineato la vulnerabilità anche del sofisticato sistema Iron Dome di fronte a un ipotetico attacco massiccio di 3.000 razzi simultanei da parte di Hezbollah.

Origini del conflitto

Nel 1982 il Libano si trovava nel settimo anno di una devastante guerra civile. Il paese era un mosaico di tensioni, con fazioni armate di diverse etnie e confessioni che si contendevano il potere. In questo contesto esplosivo, l’operazione israeliana di invasione del paese, nota come “Pace in Galilea”, segnò un punto di svolta. Le truppe di Tel Aviv avanzarono fino a Beirut con l’obiettivo dichiarato di eliminare la presenza dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), attiva nel sud del Libano dalla fine degli anni Settanta. Questa mossa militare creò le condizioni per l’emergere di una nuova forza: Hezbollah. Sostenuto dall’Iran, il gruppo paramilitare, si presentò come baluardo sciita contro l’invasione israeliana. Il movimento colmò rapidamente un vuoto di potere nel frammentato panorama politico libanese, guadagnando consensi e forza militare.

Ispirato dall’ideologia dell’ayatollah Khomeini e addestrato dalle Guardie della Rivoluzione iraniane, il “Partito di Dio” si distinse rapidamente per le sue tattiche di guerriglia e azioni terroristiche. Il primo attentato avvenne nel novembre 1982 al quartiere generale di Tiro dell’Idf, dove un’auto bomba causò la morte di 91 persone. L’anno successivo a Beirut, un nuovo attacco, uccise 241 soldati americani e 56 paracadutisti francesi delle forze di pace internazionali. Negli anni successivi, l’organizzazione sfruttò abilmente le debolezze dello stato libanese, assumendo funzioni quasi-governative in vaste aree del paese, particolarmente nel sud del Libano, nella Valle della Bekaa e nella periferia sud di Beirut.

Fonte : Wired