Le conifere sono lo sfondo verde di fotografie e vacanze in montagna: proviamo a farle “emergere” e a notare alcuni dettagli – perché no, non sono tutte uguali e non è detto che siano davvero “pini”. Si chiamano conifere a causa delle pigne, più correttamente chiamate coni o strobili: per la maggior parte delle specie queste strutture sono deputate a contenere i semi della pianta. Gli aghi, come siamo abituati a chiamarli, sono vere e proprie foglie, molto resistenti e, oltre che aghiformi, possono essere squamiformi, come, per esempio, nei cipressi. La peculiarità di queste foglie permette alle conifere di resistere all’inverno: forti e resistenti, gli aghi permettono di fronteggiare temperature molto basse senza gelare, grazie alla loro struttura. Proprio il loro numero – viste le ridotte dimensioni della singola foglia – permette all’albero di avere una sufficiente superficie per catturare la luce che, con la fotosintesi clorofilliana, fa produrre sostanze nutrienti, anche in inverno. Rispetto alle angiosperme – o latifoglie -, però, l’attività fotosintetica è più bassa, comportando una crescita lenta: per questo le conifere “vincono” dove c’è scarsità d’acqua. Qualcosa a cui magari non si pensa è l’importanza della forma dell’albero: la conformazione a piramide di alcune conifere è particolarmente utile per resistere ai rigori invernali. Verso l’alto, infatti, il tronco si assottiglia, rendendo la pianta più elastica e meno soggetta a rotture a causa del vento. I rami sono molto flessibili, si curvano sotto il peso della neve e le permettono di scivolare lungo la pianta, un po’ come succede con i tetti spioventi delle case. Andiamo ora nel dettaglio a vedere le varie differenze…
Fonte : Wired