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Luigi Di Maio rompe il silenzio sullo scontro tra i due grandi protagonisti del Movimento 5 Stelle. “Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative”. Il rischio è che Conte “gli porti via anche l’argenteria”, sostiene l’ex leader del partito.
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Luigi Di Maio rompe il silenzio sullo scontro tra i due grandi protagonisti del Movimento 5 Stelle. Da una parte, Beppe Grillo, dall’altra Giuseppe Conte, in disaccordo sulla futura forma del partito in vista della Costituente di ottobre.
La partita si gioca soprattutto attorno a quelli che il comico ha definito tre “pilastri insostituibili” per il Movimento da lui fondato: nome, simbolo e la regola del doppio mandato per chi ricopre cariche pubbliche. Se per Grillo toccare questi aspetti è fuori discussione, per Giuseppe Conte spetterebbe alla base, cioè agli iscritti, decidere come rinnovare l’assetto del partito, a costo di modificare le regole originarie.
Grillo, tuttavia, “non fermerà” il voto della Costituente perché “ha perso il suo coraggio”. Ne è convinto Di Maio, che ai microfoni di Adnkronos dice di rispondere volentieri sulla questione “perché sono giorni che alcuni esponenti del Movimento continuano a citarmi sui giornali”.
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“Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto”, prosegue l’ex capo politico del M5s. Di Maio racconta infatti, che nell’estate del 2021, quando si trovava a negoziare “l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato”.
Il potere a cui fa riferimento il Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico sarebbe l’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto, che attribuirebbe al garante “una prerogativa oserei dire papalina: il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto”.
Tale prerogativa non è mai stata utilizzata dal fondatore, almeno per il momento. “Fino ad ora Grillo ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno (un classico delle decisioni di Beppe)”, osserva Di Maio.
“Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà”. Per quale motivo? “Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300.000…”, dice l’ex ministro degli Esteri.
Il riferimento sarebbe al contratto di consulenza siglato da Grillo per una cifra di 300mila euro l’anno. “In pochi mesi Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste direi”, commenta ironicamente l’ex leader pentastellato.
In particolare poi, esisterebbe una clausola riservata che impone al fondatore di non intervenire o avanzare pretese sull’uso del simbolo del partito. “Conte deve solo assicurarsi che nessuno usi il simbolo contro di lui nelle future campagne elettorali. Già durante lo scontro Grillo-Conte del 2021 alcuni sondaggisti dissero a Conte ‘se cambi il simbolo puoi prendere anche più voti, ma devi assicurarti che nessuno competa contro di te con quello vecchio’. Ecco perché Conte vuole ‘cambiare’ il simbolo senza lasciare il partito”, dice Di Maio. “Tanto sa di avere tutti gli eletti dalla sua parte e gran parte degli iscritti. Grillo non lo segue più nessuno”.
Infine, sul vincolo dei due mandati, l’ex titolare della Farnesina sostiene che sia giunto il momento di rimuovere il limite che proibisce agli eletti del partito di ricandidarsi al termine del loro secondo mandato.”Io penso da tempo che vada superata. È l’unico modo per assicurare pluralità al Movimento contro l’attuale verticisimo. Consentirebbe a persone di esperienza, se gli elettori vorranno, di tornare nelle istituzioni”, conclude.
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Fonte : Fanpage