Hot House World: lo scenario più temuto del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo, con potenziali impatti devastanti sull’economia globale e sulla stabilità finanziaria. Tra i vari scenari climatici delineati dagli esperti, uno in particolare si distingue per la sua gravità: l’Hot House World. Questo scenario, parte integrante delle proiezioni sviluppate dal Network for Greening the Financial System (NGFS), descrive un futuro in cui gli sforzi per mitigare il riscaldamento globale si rivelano insufficienti, portando a conseguenze catastrofiche per il pianeta e l’umanità.

Hot House World: cos’è

L’Hot House World rappresenta lo scenario più pessimistico tra quelli elaborati dal NGFS. In questo futuro ipotetico, le azioni intraprese per contrastare il cambiamento climatico risultano inadeguate o frammentarie. Nonostante alcuni Stati mettano in atto politiche climatiche individuali, gli sforzi globali nel loro insieme si dimostrano troppo deboli per rallentare efficacemente il riscaldamento globale. Il risultato è un aumento della temperatura media globale di almeno 2,6-3 gradi centigradi entro la fine del secolo, ben oltre la “soglia di sicurezza” di 1,5 gradi identificata dalla comunità scientifica.

Rischi fisici e rischi di transizione

Nel caso in questione, si assiste a un paradosso: mentre i rischi di transizione risultano contenuti, i rischi fisici raggiungono livelli allarmanti. Ad esempio, i primi, legati alla svalutazione di asset connessi ai combustibili fossili o all’evoluzione delle normative, sono limitati proprio a causa della mancanza di azioni decisive.

D’altra parte, i rischi fisici, derivanti direttamente dagli effetti del cambiamento climatico, si manifestano con tutta la loro forza, portando a impatti drastici e irreversibili sull’ambiente e sull’economia globale.

Impatti economici dell’Hot House World

Le conseguenze economiche di uno Hot House World sono potenzialmente devastanti. Secondo le stime del NGFS, entro il 2050 si potrebbe assistere a una perdita annua del prodotto interno lordo (PIL) globale del 3,1% a causa delle ondate di calore, del 4,2% per la siccità, dello 0,6% per le inondazioni fluviali e dello 0,2% per i cicloni tropicali.

Questi dati, tuttavia, rappresentano solo medie globali e nascondono disparità significative tra diverse regioni del mondo. Paesi come l’India o l’Indonesia, ad esempio, sarebbero destinati a subire perdite molto più consistenti a causa dei cicloni tropicali, mentre in Europa le principali minacce sarebbero rappresentate dalle ondate di calore e dalla siccità.

Le varianti di questa prospettiva critica

All’interno della categoria Hot House World, il NGFS ha elaborato due scenari più dettagliati: il Nationally Determined Contributions (NDCs) e il Current Policies. Il primo prende in considerazione tutti gli obiettivi di riduzione delle emissioni presentati dagli Stati nel quadro dell’Accordo di Parigi, mentre il secondo, più pessimista, presuppone la prosecuzione solo delle politiche che ad oggi sono state già implementate.

La distinzione tra questi due scenari permette di valutare l’impatto delle politiche attualmente in discussione rispetto a uno scenario di completa inazione.

L’Importanza degli scenari Climatici per il sistema finanziario

Le previsioni climatiche su larga scala non sono predizioni del futuro, ma strumenti essenziali per le banche centrali e le autorità di vigilanza finanziaria. Questi modelli permettono di valutare la resilienza del sistema economico e finanziario di fronte alle sfide poste dal cambiamento climatico.

Utilizzando i tool messi a disposizione dal NGFS, è possibile calcolare le potenziali perdite economiche che un singolo Stato potrebbe subire da qui al 2100 in ciascuna delle condizioni considerate, fornendo così un valido ausilio per la definizione di politiche e strategie di adattamento.

Il ruolo delle banche centrali e delle autorità di vigilanza

Di fronte alla minaccia rappresentata dall’Hot House World e dagli altri scenari climatici, le banche centrali e le autorità di vigilanza finanziaria stanno assumendo un ruolo sempre più attivo. Il NGFS, che conta l’adesione di oltre 100 istituzioni tra cui la Banca d’Italia, si pone come obiettivo la promozione della finanza sostenibile e la definizione del ruolo che le istituzioni bancarie devono assumere nella lotta al cambiamento climatico.

Attraverso la pubblicazione di report e guide, il network mira a fornire un quadro comune per l’analisi dei rischi climatici e per la definizione di strategie efficaci.

L’Esempio della BCE

Un esempio concreto dell’applicazione degli scenari climatici è lo “stress test” condotto dalla Banca Centrale Europea (BCE) su circa 4 milioni di imprese e 2 mila banche a livello globale. Questo esercizio mira a stimare le ricadute dei costi legati alle calamità naturali e alla transizione energetica nei prossimi 30 anni.

La BCE ha diviso i rischi connessi al climate change riprendendo le due categorie già citate: il rischio fisico, derivante dall’aumento della frequenza e dell’entità dei disastri naturali, e il rischio di transizione, legato all’impatto dell’introduzione di politiche climatiche volte a ridurre le emissioni di gas serra.

I risultati preliminari di questo studio hanno evidenziato come le imprese localizzate in regioni maggiormente esposte ai disastri naturali e quelle appartenenti ai settori più energy-intensive potrebbero essere soggette al rischio climatico fisico e di transizione fino a quattro volte in più rispetto alla media. Questo sottolinea l’importanza di considerare non solo gli impatti globali, ma anche le specifiche vulnerabilità settoriali e geografiche nella valutazione dei rischi climatici.

Diventa quindi evidente come sia urgente mettere in moto azioni concrete e coordinate a livello globale per mitigare il cambiamento climatico. I risultati degli studi condotti mostrano chiaramente che i costi di transizione per adattarsi alle misure contro il cambiamento climatico nel breve periodo sono decisamente più bassi rispetto ai potenziali costi fisici da sostenere per far fronte ai danni dei disastri naturali nel lungo periodo. 

Fonte : Today