Taiwan, gli Stati Uniti preparano un’armata di droni per difenderlo

Come la Russia, il regime autocratico della Cina ha permesso al settore della difesa del paese di accelerare rapidamente la ricerca e la produzione di armi, tanto che Pechino sta “investendo pesantemente in munizioni e acquisendo sistemi di armi ed equipaggiamenti di alto livello da cinque a sei volte più velocemente degli Stati Uniti“, come si legge in una rapporto di marzo del Csis. Al contrario, negli ultimi decenni l’ecosistema industriale della difesa statunitense si è consolidato attorno a una manciata di grandi appaltatori “principali” come Lockheed Martin e Raytheon, uno sviluppo che minaccia non solo di soffocare l’innovazione, ma anche di ostacolare la produzione dei sistemi critici necessari per la prossima grande guerra.

Nel complesso, l’ecosistema industriale della difesa degli Stati Uniti non ha la capacità, la reattività, la flessibilità e la capacità di intervento per soddisfare le esigenze di produzione e di lotta delle forze armate statunitensi – spiega il Csis –. A meno di cambiamenti urgenti, gli Stati Uniti rischiano di indebolire la deterrenza e di compromettere le proprie capacità di lotta“.

Per questo, l’ultimo rapporto del Cnas raccomanda al Pentagono e al Congresso di promuovere il settore di produzione industriale dei droni sia commerciali che militari “per ampliare la produzione e raggiungere la capacità di punta” in modo da sostituire rapidamente i droni persi in un futuro conflitto. A differenza di quanto fatto dal Pentagono per l’Ucraina, il programma Replicator è esplicitamente progettato non solo per fornire ulteriore stabilità ai produttori di droni, ma anche per attirare attori “non tradizionali” dell’industria della difesa, come Anduril o il produttore di imbarcazioni Saronic, che ha recentemente ricevuto finanziamenti da 175 milioni di dollari per aumentare la propria capacità produttiva.

Non è chiaro se gli Stati Uniti saranno effettivamente pronti a difendere Taiwan quando arriverà il momento: dopo tutto, come diceva il leggendario comandante militare prussiano Helmuth von Moltke, “nessun piano sopravvive al primo contatto con il nemico”. Ma con la giusta preparazione, i finanziamenti e l’addestramento (e un po’ di fortuna), il Pentagono e i suoi partner taiwanesi potrebbero riuscire a mettere i bastoni tra le ruote ai presunti piani di invasione da parte della Cina, inondando la zona di droni letali. Se la guerra è un inferno, gli Stati Uniti vogliono fare in modo che quando arriverà il prossimo grande conflitto nell’Indo-Pacifico sia così soprattutto per l’esercito cinese.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired