Pierfrancesco Favino: 5 film per i 55 anni del simbolo del cinema italiano

Ad oggi Pierfrancesco Favino è di fatto il volto simbolo del nostro cinema.Oggi compie 55 anni gli va riconosciuto il rango di leggenda della nostra settima arte in senso assoluto.Il fatto che non sia riuscito a raggiungere le vette di popolarità internazionale di altri volti iconici del nostro cinema o (guardando alla contemporaneità europea) di un Javier Bardem, la dice lunga sullo stato della nostra industria cinematografica. Guardare alla sua carriera, al suo percorso, significa addentrarsi nel meglio del nostro cinema, e selezionarne i suoi 5 titoli più rappresentivi, è tanto difficile quanto in ultima analisi importante, perché ci permette di ricordare la sua versatilità di attore, la sua capacità di farci credere in ogni emozione e parola di cui si è fatto portatore. 

Romanzo Criminale (2005)

Quasi vent’anni fa Michele Placido prende il romanzo di Giancarlo De Cataldo e ci porta dentro la genesi, l’ascesa e infine la caduta della Banda della Magliana. Dentro Romanzo Criminale c’era il meglio della nostra settima arte di allora. Kim Rossi Stuart, Stefano Accorsi, Claudio Santamaria, Riccardo Scamarcio, Elio Germano, Massimo Popolizio, Jasmine Trinca sono i volti attorno a cui ruota quest’odissea criminale, dal tono però malinconico e straziante. Su tutto e tutti però c’è il Libanese di Pierfrancesco Favino, il capo carismatico, spietato e ambizioso che trasformerà quel gruppo di ladri di galline, nella banda armata più importante e famigerata della storia dello stivale. Tra Mafia, Segreti di Stato, Narcotraffico e Politica, Romanzo Criminale è soprattutto una storia di amicizia virile come forse solo Sergio Leone avrebbe potuto plasmare. La cronaca del rapporto ambivalente tra i tre protagonisti, tra il Libanese, il Freddo e il Dandi, diventa giocoforza anche un viaggio dentro le diverse anime dell’Italia che dagli anni di piombo, poi si ritrova nel postmodernismo, con la fine della Guerra Fredda. Interpretazione sontuosa da parte di tutto il cast, ma Favino lì trovò finalmente quel consenso generale che poi lo avrebbe reso il volto simbolo del cinema italiano di oggi. Il suo Libanese è un individuo affascinante perché mix perfetto di luci ed ombre, un conquistatore che però si scopre ben più fragile e vulnerabile di quanto pensi, a dispetto della suo essere, per un breve istante, Re della Città Eterna.

Il Traditore (2019)

Il Maestro Marco Bellocchio cinque anni fa prende Pierfrancesco Favino e lo guida verso il suo ruolo più estremo, più difficile, facendogli interpretare un uomo ambiguo, che ha giocato un ruolo centrale nella nostra Storia receente, in qualità di più importante pentito di Mafia di sempre: Tommaso Buscetta. Di Don Masino, della sua tragica epopea dentro quella Cosa Nostra che mentre finisce la Guerra Fredda cambia pelle, passa nelle mani degli spietati Corleonesi, Favino ci dona l’anima, l’essenza di sopravvissuto. Buscetta è tutto ciò che rimane della vecchia Sicilia e vecchia Mafia, che egli credeva garanzia di sicurezza, tempio di valori sacri da cui però era il primo ad allontanarsi a seconda della convenienza. Il Traditore ci mostra la sua odissea orribile, la sua incapacità di accettare la bugia in cui è cresciuto, almeno fino a quando non è messo di fronte all’evidenza della cultura della morte e dell’ipocrisia che la Mafia rappresenta. Buscetta perderà figli, amici, conoscerà la paura più profonda, l’isolamento più totale, dovrà rifarsi una vita altrove, ma dentro resterà bene o male il ragazzo di Palermo che da semplice soldato di Cosa Nostra, giocò un ruolo di primo piano nel Maxi Processo. Favino è seducente, charmante, ma dona sempre l’idea anche della pericolosità recondita di quest’uomo, al quale dona un lavoro straordinario a livello di voce ed espressività, di metamorfosi non solamente fisica, ma soprattutto mentale. Forse il suo ruolo più difficile di sempre. 

Saturno Contro (2007)

Fernan Ozpetek è un cineasta unico e molto divisivo. Nella sua carriera, Saturno Contro è stato uno dei titoli migliori in assoluto, per profondità e sensibilità. Pierfrancesco Favino è Davide, uno scrittore omosessuale, fidanzato con Lorenzo (Luca Argentero), un pubblicitario. Ad una delle tante cene che organizza nella sua casa, sono presenti una miriade di personaggi tra il comico e il tragico, interpretati da Stefano Accorsi, Ennio Fantastichini, Ambra Angiolini, Filippo Timi, Serra Yilmaz, Margherita Buy, che creano una strana tribù a volte un po’ soffocante. Quando però Lorenzo ha un malore e viene ricoverato in ospedale, per quella specie di famiglia allargata comincia un periodo complicato, di dolore e confronto interno. Favino interpreta il personaggio più sensibile, più fragile e connesso ad un lutto doloroso, ad una necessità di ricominciare in qualche modo, ma incapace ovviamente di dimenticare cosa è stato, cosa ha vissuto. Film elegantissimo, in cui regna il mondo dei sentimenti, inteso come mistero inesplicabile ma assieme affascinante, Saturno Contro è un mix di ironia e lacrime, di confessioni e rivelazioni, un viaggio dentro la necessità di essere onesti e la difficoltà nell’abbracciare la verità. Pierfrancesco Favino si muove con una naturalezza disarmante, punta di lancia di un film corale come purtroppo se ne vedono sempre meno nella nostra cinematografia. 

Suburra (2015)

Dalla Roma della Magliana a quella che Stefano Sollima rende perfetta immagine della deriva morale e politica non solo di Roma, ma dell’Italia. Tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, Suburra è un racconto a metà tra realtà e fantasia, sia nei personaggi che nell’iter narrativo, che ci porta in quel mondo a metà tra politica e criminalità dove da secoli la Caput Mundi trova il suo equilibrio. Pierfrancesco Favino qui è Filippo Malgradi, un parlamentare corrotto e vizioso, fin da giovane legato a filo doppio al fascista e gangster Samurai (Claudio Amendola), di cui è uno dei riferimenti nel contorto gioco tra malapolitica, piccola criminalità e le famiglie mafiose del Sud. Suburra vede Favino circondato da un cast che comprende tra gli altri Alessandro Borghi, Elio Germano, Greta Scarano, Adamo Dionisi, ma in cui risplende per la capacità di rendere credibile, odioso e patetico quest’uomo, questo “peones” come si direbbe in politichese, che vede il suo ruolo come una semplice scusa per arricchirsi e permettersi ogni genere di vizio. L’attore romano è incredibile nella capacità di farci arrivare tutta la mediocrità e falsità di questo parassita, che infine verrà travolto dall’inevitabile resa dei conti, nell’ennesima burrasca politica. Eppure, non si riesce a non provare una certa pietà per lui, quasi più una vittima di sé stesso e degli eventi, che un ragno tessitore cinico e spietato.

Nostalgia (2022)

Mario Martone ha permesso due anni fa a Pierfrancesco Favino di misurarsi con un ruolo davvero unico: quello di Felice Lasco nel suo Nostalgia. Tratto dal romanzo di Ermanno Rea, Nostalgia ci guida dentro la vita di quest’uomo, che dopo essersi fatto una vita all’estero, torna in quel Rione Sanità di Napoli da cui si era allontanato da ragazzo, per confortare la madre nei suoi ultimi momenti. Tuttavia per Felice, la sua vecchia città natale esercita un fascino unico, legato ai ricordi di gioventù, quando aveva in Oreste Spasiano (Tommaso Ragno) l’amico del cuore. Ma oggi Oreste è diventato uno dei più temuti boss della Camorra napoletana, forse ritrovarlo e cercare di riallacciare i vecchi legami d’amicizia non è l’idea migliore, anche perché condividono un terribile segreto di gioventù. Pierfrancesco Favino ha superato sé stesso in questo film, dolente e connesso al tema dell’ambiguità umana come pochissimi altri nella cinematografia italiana recente. Felice è un uomo ossessionato dal suo passato, dai ricordi, dal sogno di salvare quell’amico di un tempo e anche sé stesso, e Favino è straordinario nel farci arrivare tutta la speranza, le illusioni, in un certo senso l’ingenuità ed immaturità con cui Felice si addentra in un cammino oscuro, sepolto in realtà nel labirinto del suo passato di cui forse non ha mai compreso appieno il senso. Film elegante, dolente, incredibilmente universale a dispetto della sua dimensione intima, Nostalgia è un’altra prova della sensibiltià di attore di Favino, un attore unico nel panorama odierno italiano. 

Fonte : Today