Alieni, il dilemma al centro della ricerca di vita extraterrestre

Analizzando campioni marziani con lo spettrometro di massa, il rover Curiosity della Nasa, attivo dal 2012, ha fornito importanti informazioni, confermando tra l’altro che miliardi di anni fa il pianeta era abitabile. Gli spettrometri di massa faranno parte anche della missione Europa Clipper dell’agenzia statunitense, il cui lancio è previsto per la fine di quest’anno e che ha l’obiettivo di sorvolare il satellite di Giove, Europa, per studiarne i gas. Gli strumenti saranno impiegati anche nella missione Dragonfly su Titano, satellite di Saturno, che atterrerà nel 2030.

Gli esperimenti condotti dalla missione Dragonfly prevedono la vaporizzazione di piccole quantità di ghiaccio su Titano per studiare l’origine e l’evoluzione del satellite, approfondire i processi geologici e meteorologici attuali e valutare la potenziale evoluzione organica che potrebbe aver dato origine alla vita sulla Terra – spiega Grinspoon –. Questa missione non è stata progettata per cercare forme di vita ed è estremamente improbabile che le indagini possano danneggiare ipotetici organismi”.

Rischio contaminazione

Grinspoon aggiunge che l’ufficio per la protezione planetaria della Nasa è stato coinvolto nella progettazione e nell’approvazione di ogni missione finalizzata all’esplorazione di ambienti potenzialmente abitabili e che i veicoli spaziali, compresi i rover su Marte, vengono sottoposti a un accurato processo di sterilizzazione per evitare la contaminazione di mondi alieni con microbi terrestri. “Per quanto riguarda i rover, è improbabile che esistano microrganismi viventi sulla superficie di Marte, quindi il rischio di distruggere un ecosistema vivente è basso”. Nelle missioni di superficie sul pianeta rossa è vietata l’esplorazione di alcune regioni, chiamate “special regions”, che potrebbero contenere acqua allo stato liquido e ospitare quindi delle forme di vita.

Gli astrobiologi e gli altri specialisti delle agenzie spaziali, tra cui la Nasa e l’Agenzia spaziale europea (Esa), quindi valutano già il potenziale impatto delle loro missioni su eventuali forme di vita aliene. Ma gli enti governativi non sono più gli unici protagonisti delle imprese spaziali: con i primi viaggi spaziali privati sono sorti nuovi interrogativi legati ai rischi associati all’esplorazione spaziale, specialmente per quanto riguarda la protezione planetaria.

Nel 2018, ad esempio, la navicella privata Beresheet si è schiantata sulla Luna. È possibile che abbia riversato sulla superficie del satellite il suo carico di tardigradi, animali molto piccoli e resistenti. E dal momento che l’amministratore delegato di SpaceX Elon Musk sta sviluppando progetti per stabilire delle comunità umane su Marte, vale la pena considerare quali linee guida dovrebbero essere adottate durante la ricerca di ambienti extraterrestri potenzialmente abitabili, dato che i nostri corpi non possono essere sterilizzati come si fa con la strumentazione.

Ma soprattutto, è fondamentale tenere conto della grande varietà di opinioni sul valore della vita, sia qui sulla Terra che quella potenziale in altri pianeti, in modo che le questioni più spinose possano essere affrontate da diverse prospettive.

Ci vorrebbe molto lavoro per rendere Marte un luogo abitabile per noi – afferma Johnson-Schwartz –. La possibilità che Marte sia già abitabile per altre forme di vita dovrebbe indurci a riflettere prima di andare lì senza un’idea chiara. Dovremmo fermarci a pensare attentamente a come gestire il nostro primo contatto con un altro mondo e, potenzialmente, con altre forme di vita”. “Se non affrontiamo collettivamente il problema, assicurandoci che nessuna voce rimanga inascoltata e trovando un modo per coinvolgere la politica – aggiunge il filosofo –, saranno i ricchi a stabilire le regole”.

Questa è la traduzione di un articolo originariamente pubblicato su Wired US

Fonte : Wired