Chiesa ortodossa, perché Zelensky vuole mettere al bando quella legata a Mosca, rischiando molto

Per i critici, la disputa su quale chiesa rappresenti legittimamente l’ortodossia ucraina dovrebbe essere risolta internamente dalle istituzioni ecclesiastiche, e non dal governo ucraino. Ancora più grave, secondo alcuni conservatori, potrebbero essere le conseguenze socio-culturali della legge, se approvata: anziché danneggiare la Russia, dicono, finirà col dividere gli ucraini lungo linee religiose e vittimizzerà comunità cristiane innocenti.

Secondo il politologo ucraino Volodymyr Ishchenko gli ucraini, in media, sono molto più religiosi dei russi, e sottovalutare la reazione dei numerosi fedeli dell’Uoc è un errore grave del governo ucraino: “Queste iniziative, spesso promosse da spin doctor che non si interessano realmente dei religione, rischiano di complicare piuttosto che facilitare i negoziati. Paradossalmente, nella ‘chiesa russa’ ci sono più sacerdoti di lingua ucraina provenienti dalle regioni occidentali, poiché queste aree sono più rurali e religiose“.

Va ricordata anche la protesta dei fedeli ortodossi, l’anno scorso, quando il governo ucraino ha espulso i monaci dell’Uoc dal monastero delle grotte di Kyiv (Pecherska-Lavra). Diversi leader della manifestazione sono stati arrestati dalla polizia, con l’aiuto dei gruppi ultranazionalisti ucraini.

Una mossa divisiva

In Ucraina la maggioranza ortodossa celebra tradizionalmente il Natale il 7 gennaio, ma nel primo anno di invasione avevamo notato, mentre eravamo a Lviv, come in segno di distanziamento dalla Russia molti ucraini comuni scegliessero di festeggiarlo il 25 dicembre, seguendo l’esempio delle chiese locali che avevano approvato quella scelta. Una cambiamento, simbolico in una guerra culturale parallela a quella armata, che rifletteva un desiderio di allineamento con l’Occidente e di rottura con le tradizioni legate alla Russia.

Tuttavia, nonostante questa tendenza, molte resistenze permangono: milioni di ucraini, nelle zone più est o nel sud del Paese, confinanti con quelli sotto occupazione, hanno continuato a celebrare il Natale il 7 gennaio o festeggiare molto di più Capodanno, essendo agnostici o atei. Secondo un sondaggio pubblicato nel dicembre 2022 dal sito EuroMaidan Press, fortemente anti-russo e filogovernativo, solo 11% degli ucraini avrebbe il Natale il 25 dicembre, un quarto celebra sia il 25 dicembre che il 7 gennaio, e oltre la metà lo celebra il 7 gennaio.

Tutt’oggi appare chiaro come una quota maggioritaria di ucraini voglia avvicinarsi alle tradizioni del blocco filo-atlantico, soprattutto in seguito all’aggressione russa. Una sorta di rito di passaggio anche “spirituale”. Ma l’Ucraina resta una società dove culture diverse convivono, con equilibri più delicati delle decisioni politiche prese in un clima marziale. Ci racconta Alexander Lapin, avvocato ucraino del Donbass fuggito dopo l’invasione del 2014 a Kyiv: “Non ero un ortodosso esemplare prima che lo stato iniziasse a perseguitare i sacerdoti della mia chiesa. Ma da quando è iniziata questa oppressione, ho aumentato il mio sostegno alla chiesa in questi tempi difficili. E non sono solo“.

Fonte : Wired