“Passeri è stato trovato con dosi di droga importanti. È ovvio che la condanna sia stata pesante, noi continueremo a seguire tutto ciò che accade, ma il traffico di droga c’era”. A dirlo è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo sul caso del giovane italiano condannato a 25 anni di carcere in Egitto. La notizia della sentenza era stata data ieri, 21 agosto, dal fratello di Giacomo, Andrea Passeri. Fino a questo momento si era parlato di quantità modeste di stupefacenti ad uso personale. Uno spinello di marijuana, nello specifico. Ora il governo fornisce nuove informazioni sugli elementi di cui sarebbe in possesso il tribunale del Cairo che ha emesso la sentenza di condanna.
Passeri aveva addosso “40 ovuli di cocaina”. Tajani: “Vigileremo sui diritti”
“Lì – spiega Tajani – la prova del reato è che gli hanno trovato addosso credo 40 ovuli di cocaina. 40 ovuli di cocaina non sono per uso personale. Se lo fai per uso personale, non li inghiotti. Quindi stava facendo traffico di droga. Adesso noi vigileremo affinché ci siano tutti i diritti rispettati e poi vedremo come sarà il processo di appello. Certamente – ha aggiunto – non abbandoniamo nessun italiano colpevole o innocente col processo in corso. Li seguiamo tutti con la massima attenzione”, ha spiegato il ministro al meeting di Rimini, sollecitato dai cronisti.
L’avvocato chiede l’estradizione
Nel frattempo il legale di Giacomo Passeri, Shaaban Said, ha fatto sapere che chiederà l’assoluzione e l’estradizione in Italia per il 31enne. “Seguirò entrambe le procedure allo stesso tempo”, ha assicurato. “Il mio assistito, con sentenza del 19 agosto, è stato condannato all’ergastolo e a una multa di 500mila sterline, oltre alla confisca e alle spese”, pena che dovrebbe scontare per almeno 25 anni all’interno delle carceri egiziane.
Il procedimento processuale, secondo il legale, non sarebbe valido in quanto “gli avvocati inquirenti non hanno partecipato alle udienze, per questo motivo farò ricorso al verdetto e farò del mio meglio per ottenere l’assoluzione di fronte alla Corte d’appello”. Per questa ragione sabato, in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, redigerà una memoria sul caso. “L’ho visto molto triste e spaventato”, ha aggiunto.
“Noi vogliamo che la pena sia la privazione della libertà, non la mortificazione e l’offesa alla dignità del detenuto”, ha proseguito Tajani spiegando di star seguendo il caso con la Farnesina. “In Italia, in Egitto, nel resto del mondo la pena è privazione della libertà. Le pene corporali non sono ammissibili, quindi opereremo affinché il trattamento del detenuto sia un trattamento confacente al rispetto dei diritti umani”.
Fonte : Today