Eccoci, dunque, a Pretty Guardian Sailor Moon Cosmos: la Terra, così come molti altri pianeti prima di lei, è minacciata dalla furia distruttrice di Sailor Galaxia, una guerriera intersellare corrotta dal potere del Caos il cui unico obiettivo è quello di collezionare i cristalli che albergano gli animi più potenti dell’universo, annientando nel contempo qualsiasi sistema solare; nell’affrontare (e prima ancora comprendere) la sua minaccia, Sailor Moon vede perire attorno a sé le persone a lei più care, a partire da Mamoru/Marzio o Milord, ma allo stesso tempo scopre che nella galassia ci sono molte altre guerriera, come per esempio le Sailor Starlight (i “famosi” ragazzi che si trasformano in ragazze, cosa che aveva fatto chiudere la vena al doppiaggio Mediaset, il quale s’era inventato che i ragazzi in borghese chiamassero a combattere al posto loro le loro sorelle gemelle dallo spazio).
Per chi è cresciuto con i ricordi appassionanti del cartone animato anni Novanta, Cosmos è un’esperienza alquanto straniante: la storia è più o meno la stessa, ma il ritmo si fa più serrato, al limite del confusionario; le informazioni sono affastellate, tanto che è complicato orientarsi tra nomi e linee temporali se non si ha dimestichezza anche solo superficiale con il manga; i toni, soprattutto, sono decisamente tragici e drammatici. Ci si rende conto che mentre l’ultima stagione della serie animata di tanti anni fa era un’epico scontro tra bene e male che fungeva da degno epilogo, l’ultimo ciclo di storie di Naoko Takeuchi era in realtà una raffinata e talvolta convoluta riflessione sul senso della perdita, del distacco e in fin dei conti della crescita. Congedarsi da quei personaggi per lei significava mettersi di fronte (più o meno metaforicamente) alla morte, e quindi ribadire come le nostre vite siano ciclicamente regolate da un susseguirsi di ordine e caos, creazione e distruzione, vita e appunto morte.
Fa specie rendersi conto solo ora della profondità di queste storie, noi che siamo cresciuti nel mito di Sailor Moon che in sostanza ci ha regalato personaggi arcobaleno, meme a non finire, riferimenti estetici e vaghe conoscenze astronomiche. È proprio per questo motivo che forse non tutti apprezzeranno Sailor Moon Cosmos, perché in sostanza non è una riproposizione degli episodi animati che tanto abbiamo imparato ad amare, è tutta un’altra cosa. Le precedenti stagioni di Sailor Moon Crystal erano in sostanza un innocuo esercizio di stile, una riscrittura modernista di qualcosa che ci risultava alla fine tutto sommato familiare. Ora Cosmos invece ci mette di fronte alla vera essenza di Sailor Moon, della sua epopea e del suo senso più profondo e struggente. Ci siamo messi a fissare lo schermo dello streaming pensando di poter recuperare un pizzico dell’ingenuità sognante che ci animava trent’anni fa, invece ci siamo specchiati in quello che siamo veramente oggi: giovani adulti con alle spalle le proprie perdite ma lo sguardo sempre fisso al cielo, alla Luna, in cerca di un po’ sollievo, di evasione. E forse di salvezza.
Fonte : Wired