Grazie tassisti: con 1250 euro, lavorate in perdita per riportarci a casa

In questi giorni di ritorno dalle vacanze, appesantiti dal bagaglio, capita a più persone di tentare di prendere un taxi in stazione o in aeroporto, invece dell’autobus o della metropolitana. Vorrei così spendere una parola a favore del tassista medio italiano. Parlo appunto della media della categoria, secondo l’Agenzia delle entrate, e non di quanti con rigore dichiarano al fisco i loro guadagni e le loro spese fino all’ultima goccia di benzina.

Mi riferisco infatti alla media nazionale, che dichiara un reddito mensile di 1250 euro lordi. Quando, molto raramente date le tariffe comunali, mi siedo su certe Mercedes e Prius bianche da 40 mila euro o su certi Suv perfino più costosi, immagino l’altruismo del conducente che sicuramente ci rimette di tasca propria per condurmi a destinazione. Come fanno a mantenere un’auto di lusso con milleduecentocinquanta euro al mese lordi, se non ci rimettono di tasca propria? 

In coda di notte senza taxi a Linate (video)

È quindi normale che di taxi non ce ne siano mai abbastanza: quanti possono vantare ricchezze familiari tanto da lavorare in perdita, a beneficio del prossimo, cioè di tutti noi? Se atterri la sera tardi a Milano Linate, quando la capitale europea del Pd dorme e i mezzi pubblici sono tutti parcheggiati in autorimessa, la coda ai taxi si allunga di diverse centinaia e centinaia di metri, per la paziente durata di ore. Quale contributo alla salute, grazie ai tassisti, che obbligano così tutti noi a respirare aria fresca fin quasi all’alba, contro il caldo afoso della giornata. Date uno sguardo al video qui sotto (fonte X).

Immagino che i 7 euro di sovrapprezzo, che ci fanno pagare a Roma soltanto per sederci su un taxi dopo le dieci di sera, servano giustamente a comprare i prodotti di marca per lucidare i cerchioni o le pelli dei sedili. E i 5 euro di sovrattassa per i giorni festivi siano soltanto un minimo contributo per carburante e manutenzione.

Il gioco del sovrapprezzo: fino a 11 euro in più

E se poi il taxi lo cerchiamo con il radiotaxi, sono 4 euro in più come diritto fisso di chiamata, anche se bisogna rimanere attaccati al telefono un’ora e a volte non arriva nessuno. Con una telefonata al radiotaxi dopo le dieci di sera, fanno quindi: 7+4 uguale a 11 euro di sovrattassa, senza macinare un solo chilometro. Il resto lo stabilisce il tassametro, che parte dal momento in cui il tassista accetta la corsa.

Ma perché lamentarci? Anche questo è un contributo solidale alla categoria, o meglio alla corporazione, visto che deve mantenere se stessa, i mezzi e le famiglie a carico con 1250 euro lordi. Davanti alla stazione Termini a Roma la fermata dei taxi, in vista dei lavori per il santo Giubileo, è stata spostata a ridosso di un pannello di cantiere arroventato dal sole: non capisco perché la lunga coda di turisti sudati non attenda già in ginocchio, come rispettoso segno di genuflessione nei confronti di una corporazione di liberi professionisti così tanto vessata.

Un confronto tra Roma, Milano e le località di mare

Milano non è da meno. Ho provato, attraverso una delle tante app, a calcolare il costo di una corsa di 11 chilometri. Dalla stazione Centrale a una destinazione periferica della città metropolitana, come farebbe chiunque di ritorno dalle vacanze: alle 4 di un pomeriggio infrasettimanale è uscita la ragguardevole cifra di 34,59 euro per una previsione di viaggio di 28 minuti. Sono circa 3 euro a chilometro, 1,25 a minuto. E poi, come potremmo assaporare il clima fresco della notte a Milano, con le ore di attesa all’aeroporto di Linate, senza il sacrificio della maggioranza dei tassisti che si rassegna a guidare nel caldo torrido del giorno (foto sotto). 

La coda ai taxi all'aeroporto di Milano Linate (foto X)

Quest’anno anch’io sono andato al mare in treno. E dalla stazione alla destinazione, in una località del Sud, ho dovuto prenotare un taxi. Lì per percorrere una ventina di chilometri ho speso 35 euro, 1,75 a chilometro, quasi la metà di Milano: per il tassista diventano però 40 chilometri con il ritorno a vuoto, quindi lui incassa 80 centesimi a chilometro. Mentre in una grande città si trova sempre qualcuno da caricare per evitare la corsa a perdere. Eppure nelle località di mare la stagione dura al massimo due mesi. A Roma e Milano tutto l’anno.

Le denunce e la realtà del mestiere in una città turistica

Matteo Hallissey, segretario dei Radicali italiani, denuncia da tempo le furbizie di alcune categorie professionali. Tra loro, proprio i tassisti. Forse non ne coglie la generosità, visto che la media dichiara appunto un reddito di 1250 euro lordi al mese. Ho allora provato a chiedere a un amico che guida il taxi a Firenze e, sono sicuro per la bella persona che è, dichiara regolarmente quanto incassa.

La media nazionale lorda è 15 mila euro all’anno: “Qui a Firenze – spiega però lui – il reddito medio è di 24-30 mila euro l’anno, al netto delle spese per l’auto, la licenza, la manutenzione. Parlo per Firenze. Poi ogni comune fa squadra a sé. Perché il servizio taxi è regolamentato dai comuni, che rilasciano la licenza. Il fatto è che ci sono città che vivono a modo loro. Sia per le regole, sia per tutto il resto. Il resto poi viene spesso preso a campione lì e tutti noi non ci facciamo mai una bella figura, sia per educazione, le macchine sporche e, non ultimo, la dichiarazione dei redditi. Poi c’è anche un bel pilotaggio a favore delle multinazionali che cercano in tutti i modi di entrare”.

Il tariffario taxi a Roma (fonte Comune)

In che senso? “L’abusivismo dilaga ovunque negli ultimi anni – risponde il tassista di Firenze, che chiede l’anonimato -. Noleggiatori con conducente di tutti i comuni te li ritrovi nelle località più appetibili grazie alle app delle multinazionali. A Firenze è pieno”. Ma alla fine qual è la paga oraria di un tassista in una città? Escludiamo i conducenti che vivono nelle località minori: lì di solito sopravvivono solo gli autonoleggiatori, con le “auto blu” che servono anche le imprese della zona e nei fine settimana cerimonie e matrimoni. Ma una risposta alla domanda la possiamo trovare nel tariffario del Comune di Roma.

Ecco la paga minima in città: almeno 28 euro l’ora

Nella Capitale lo “scatto a tempo” applicabile per velocità al di sotto dei 20 chilometri orari riconosce ai tassisti una tariffa lorda di 28 euro l’ora, che è il minimo che noi paghiamo e che loro hanno concordato con il Comune (foto sopra). Ipotizzando per difetto in una grande città turistica sei ore di lavoro a pieno carico al giorno, l’incasso è di almeno 168 euro. Moltiplicato per i 26 giorni lavorativi, sono circa 4300 euro lordi al mese. Ed è il minimo, poiché con il taxi in movimento a più di 20 chilometri orari le tariffe aumentano tra 1,14 e 1,66 euro a chilometro e a Milano si raggiungono i 3 euro. Insomma, un pochino di più della media nazionale dichiarata: tolte le spese, fa almeno il reddito confermato dal collega di Firenze. Forse sarebbe opportuno che i Comuni, “concessionari” delle licenze, cominciassero a verificare il rispetto degli obblighi fiscali. Anche se l’Agenzia delle entrate aveva garantito che con l’Isa, gli indici sintetici di affidabilità, sarebbe stato più facile controllare gli evasori.

È vero che il debito pubblico italiano non dipende soltanto dal mancato introito dei taxi. Ma si comincia sempre dai piccoli traguardi. Intanto un grazie ai tassisti: almeno a quelli che, nonostante la concorrenza sleale dei colleghi, rispettano le norme. E un pensiero a quanto traffico potremmo eliminare dalle città, se la media della categoria fosse davvero un servizio pubblico (con numero di licenze adeguate alla domanda e tariffe abbordabili) e non una casta privata, pronta a prendere in ostaggio città e sindaci non appena le si fa notare che qualcosa non funziona.  

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Fonte : Today