Poliomelite a Gaza: così cresce il rischio di una nuova epidemia mondiale

Non solo il massacro e le sofferenze enormi a danni di civili. Con il conflitto in corso riaffiora, nella striscia di Gaza, anche il virus della poliomelite che, nell’area, non si registrava più da 25 anni. Il primo caso ufficiale è quello di un bambino di dieci mesi residente nella città di Deir al-Balah, nell’area centrale della Striscia, da giorni interessata da raid dell’esercito israeliano. Ma, come osservano molti epidemiologi, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg e il virus starebbe già probabilmente circolando massicciamente nell’area. 

Proprio per queste ragioni l’Onu è tornato a chieder un “cessate il fuoco” per permettere la vaccinazione di 640.000 bambini di età inferiore ai dieci anni e prevenire la diffusione della variante circolante del poliovirus di tipo 2. L’obiettivo è cercare di arginare la sua diffusione. “Senza le pause umanitarie, la realizzazione della campagna non sarà possibile”, sottolinea il comunicato reso noto dall’Oms a Ginevra. 

Per le autorità sanitarie mondiali è una vera e propria doccia fredda: la polomielite era infatti pronta a essere definitivamente eradicata, e circolava attivamente solo in Afghanistan e Pakistan. E alcuni virologi, come Roberto Burioni, sottolineano quanto la situazione sia rischiosa anche a casa nostra. 

Quali sono i sintomi della polomielite e quali sono i rischi per l’Italia

La malattia è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenente al genere enterovirus. Può invadere il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. La buona notizia è però che questo non avviene nella maggior parte dei casi. Il 90% delle persone che contraggono i virus della poliomielite infatti manifestano sintomi simili a quelli dell’influenza.  Ma proprio per questo è molto difficile verificarne la diffusione, specie in un paese in guerra. 

Il contagio avviene per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Un’altra caratteristica che, in un contesto emergenziale è molto difficile da gestire. 

Sintomi iniziali della malattia sono febbre, stanchezza, vomito, irrigidimento del collo e dolori agli arti.  La polio colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni di età. Anche i soggetti immunizzati possono venire infettati dal virus, senza svilupparne i sintomi, e trasmetterlo ad altri. Data la ridotta probabilità che un individuo infettato sviluppi sintomi chiari e visibili, come la paralisi, la catena di trasmissione può allargarsi rapidamente, soprattutto in assenza di misure igieniche adeguate.

La buona notizia è che per questa malattia abbiamo ben due vaccini,  quello “inattivato” di Salk (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo, e quello “vivo attenuato” di Sabin (OPV), da somministrare per via orale. La prima modalità è più sicura, ma non così efficace rispetto al vaccino di Sabin. E in Italia come siamo messi? La problematica la riassume il virologo Roberto Burioni con un post Facebook. 

BURIONI

Il vaccino in Italia è obbligatorio dal 2016, osserva il virologo, ma esistono molti che non sono vaccinati contro il virus. Non solo: in Europa tra il 2012 e il 2021 circa due milioni e mezza di bambini non hanno ricevuto le tre dosi previste entro i 6 anni di età. Un dato che non lascia dormire di certo sonni tranquilli.

Fonte : Today