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Le operazioni di ricerca dei dispersi nella barca affondata davanti a Porticello, in provincia di Palermo, si stanno rivelando difficilissime a causa delle condizioni in cui si trova lo yatch, fermo sul fondale a circa 50 metri di profondità. I sub hanno una finestra temporale molto ristretta per cercare di trovare le persone bloccate all’interno.
Proseguono senza sosta le ricerche dei sei dispersi del Bayesian, lo yacht di lusso affondato con 22 persone a bordo al largo della costa siciliana davanti a Porticello, in provincia di Palermo. A 48 ore dal naufragio della barca, scatenato da una violenta tempesta nelle prime ore di lunedì, i soccorritori però ancora non sono riusciti a recuperare nessuno dei dispersi che si suppone siano rimasti bloccati nell’imbarcazione. Una operazione che si sta rivelando difficilissima a causa delle condizioni in cui si trova lo yacht, fermo sul fondale a circa 50 metri di profondità.
L’imbarcazione è stata localizzata in breve tempo sul fondale a poche miglia dalla costa dove si sono concentrate le operazioni di soccorso di guardia costiera e vigili del fuoco ma da allora non si è riusciti a entrare ancora nello scafo. Come hanno spiegato i sommozzatori, la posizione della barca, inclinata a 90 gradi ma integra, e i corridoi invasi da mobili e suppellettili che ostruiscono il passaggio, hanno reso difficile persino entrare. Da due giorni i sub stanno scandagliando la nave per cercare una via di accesso sicura alle aree in cui potrebbero trovarsi i passeggeri scomparsi ma sono riusciti a ispezionare solo ponte di comando.
“Dobbiamo entrare in sicurezza nel relitto” ha spiegato il comandante dell’unità di sommozzatori impegnata sul posto, Marco Tilotta. Data la profondità, ogni immersione infatti può durare solo poco più di dieci minuti al termine dei quali i sub devono riemergere. Una finestra temporale di immersione ridotta che rende tutto più difficile e che ovviamente riduce la speranza di trovare sopravvissuti all’interno del relitto.
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“Sappiamo che l’imbarcazione è affondata rapidamente, supponiamo che le sei persone disperse non abbiano avuto il tempo di uscire ma entrare in tutte le cabine è un lavoro duro e difficile” ha spiegato all’agenzia di stampa PA il portavoce della capitaneria di porto. “Abbiamo squadre composte da 2 speleo sub che devono affrontare difficoltà notevoli. A quella profondità infatti, possono rimanere sott’acqua per 12 minuti massimo, di cui due servono per scendere e salire. Dunque il tempo reale per poter effettuare le ricerche è di 10 minuti a immersione” ha confermato il responsabile della comunicazione in emergenza del comando generale dei Vigili del Fuoco, Luca Cari.
I sub devono muoversi con cautela perché rischiano di rimanere bloccati, inoltre se un subacqueo risale in superficie troppo velocemente rischiano seri problemi di decompressione. “È una Concordia in piccolo, all’interno del veliero gli spazi sono ridottissimi e se si incontra un ostacolo è molto complicato avanzare, così come è molto difficile trovare dei percorsi alternativi” ha aggiunto Cari rivelando anche la presenza di cavi elettrici scoperti.
L’unica speranza dei soccorsi è la possibilità di bolle d’aria all’interno delle cabine dove sono rimasti bloccati i dispersi. “Hanno una finestra temporale molto ristretta per cercare di trovare le persone bloccate all’interno, sperando che ci sia una sacca d’aria” ha spigato Nick Sloane, che ha lavorato alle operazioni di salvataggio della Costa Concordia. “La possibilità è ragionevolmente scarsa ma mai dire mai” ha dichiarato il portavoce della guardia costiera italiana. Intanto i sub hanno trovato una possibile via di entrata. “Abbiamo individuato una vetrata dalla quale potremmo entrare. Ma è chiusa dall’interno e spessa 3 centimetri, dunque dobbiamo riuscire a rimuoverla e poi potremmo avanzare meglio all’interno” ha rivelato il comandante dei vigili del fuoco.
Fonte : Fanpage