A maggio 2023 il governo nomina un nuovo presidente, Gennaro Terracciano. Che però a sua volta, dopo un anno, lascia. Nel silenzio generale, senza troppi proclami e con commenti a mezza bocca degli azionisti agli incontri sindacali, come appreso da Wired. Alla conferenza nazionale di statistica degli scorsi 3-4 luglio, organizzata da Istat, Terracciano interviene già senza il cappello di 3-I spa. Le redini passano in mano al suo vice, Maurizio Mensi, avvocato cassazionista, nel cda della Fondazione Ugo Bordoni, che gestisce il Registro pubblico delle opposizioni contro il telemarketing, e docente di diritto dell’informazione all’università Luiss Guido Carli.
L’unico traguardo raggiunto nel 2023 è scegliere il direttore generale. A dicembre viene nominato Stefano Acanfora. Il quale, come ha raccontato Domani, nel 2017, in qualità di dirigente di Regione Lazio, affidò una consulenza a Giovanbattista Fazzolari, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri e tra i più fedeli consiglieri di Giorgia Meloni. E proprio Acanfora ha siglato le prime tre delibere 2024 di 3-I spa con cui, a fine luglio, si formalizza la ricerca di 25 persone, per costituire l’ossatura minima dell’azienda e consentirle di muovere i primi passi.
I profili cercati
Al momento la software house cerca due direttori generali, uno per l’area amministrativa e uno per lo sviluppo del business informatico. In entrambi i casi, è richiesta esperienza pregressa in enti pubblici e, nel caso del secondo profilo, viene premiata “l’esperienze in contesti pubblici focalizzati su welfare e/o statistica e/o lavoro e politiche sociali”. Insomma, le materie di Inps, Inail e Istat. Sedici, invece, sono le figure dei coordinatori degli uffici della costituenda società informatica. Tra questi, ne servono due per presidiare gli acquisti, tre per gestire i clienti, uno per l’ufficio legale, uno per la sicurezza informatica e uno specialista dei dati. Infine, sette posti sono destinati ai collaboratori, che in verità sono dipendenti della società a tutti gli effetti. Si dovranno occupare, tra i vari compiti, di segreteria, comunicazione e risorse umane.
Nei bandi di assunzione 3-I spa precisa che, qualora giungessero più di cinque candidature per ogni posizione, la commissione che dovrà valutare i curriculum selezionerà i migliori cinque profili per redigere un elenco ristretto da cui pescare. C’è da sperare che arrivino abbastanza cv, per una società sconosciuta ai più che ha lanciato la sua campagna di assunzioni in pieno agosto (e Wired confida, dando notizia, di essere di aiuto alla selezione delle persone più adeguate). Inizialmente 3-I spa si sarebbe dovuta alimentare con personale in distaccamento da tre enti soci, ma i sindacati (in particolare Cgil e Unione sindacale di base a Istat) si sono opposti temendo per il futuro dei lavoratori, se l’azienda dovesse chiudere. Per questo per i dipendenti di Inps, Inail e Istat la scelta di salire a bordo di 3-I spa ora è volontaria: chi volesse candidarsi potrà farlo, prendendo una aspettativa se l’assunzione andasse in porto.
Futuro incerto
Ma a fare che cosa? Questa è una bella domanda. Tramontata l’idea di 3-I spa come del campione nazionale dell’informatica pubblica, c’è da scrivere un piano industriale e stilare un bilancio di previsione. Secondo quanto apprende Wired, si è ventilata l’ipotesi di farne la centrale acquisti per l’intelligenza artificiale, ma, di nuovo, la software house pesterebbe i piedi a un gigante già esistente: Consip, ben più allenata a comprare e vendere tecnologia per la pubblica amministrazione. Istat, peraltro, non ha digerito il coinvolgimento in 3-I spa. Perché mentre Inail e Inps hanno bisogno di applicativi per dialogare con il grande pubblica, la società di statistica lavora dietro le quinte. E infatti si è tenuta stretta lo storico fornitore Gartner, al quale ha confermato altri tre anni di contratto, da marzo 2024, dietro un compenso di 816mila euro.
Insomma, anche dopo aver arruolato le prime persone, non si conosce il destino della software house. Per ora si sa solo che il primo anno e mezzo di vita costa alle casse pubbliche 1,33 milioni di euro: 100mila per contabilità e amministrativa, 200mila per organizzare la società; 400mila per lo sviluppo del piano industriale e 630mila euro per realizzare nuovi sistemi informatici, incrociare i dati e creare il nuovo sito dell’ente.
Fonte : Wired