Microchip, il più grande investimento europeo

Il primo grande investimento europeo nei microchip è in parte taiwanese. Si chiama European semiconductor manufacturing company (Esmc) la joint venture tra il colosso dei semiconduttori Tsmc e le aziende europee Bosch, Infineon e Nxp che riceverà la più grande sovvenzione nella storia del Chips Act europeo, un pacchetto di regole della Commissione europea a sostegno della filiera critica dei microchip, per realizzare uno nuovo impianto di produzione a Dresda, in Germania.

Il sì della Commissione europea a un finanziamento di 5 miliardi di euro non era scontato, ma era nell’aria. L’Unione, per prima, ha infatti bisogno di accelerare nel settore dei semiconduttori “domestico” e, soprattutto, di far percepire ai governi e ai cittadini che il Chips Act non è solo un pezzo di carta.

Un premio all’approccio open

La struttura che sorgerà su suolo tedesco opererà come “open foundry”. In quanto foundry (fonderia), sarà destinata alla produzione di wafer, le sottili fette di materiale semiconduttore, come per esempio un cristallo di silicio, su cui vengono realizzati dei chip con circuiti integrati che poi finiscono in smartphone, computer, auto elettriche, lavatrici e lavastoviglie. Insomma, in ogni dispositivo che ha bisogno dell’elettronica per funzionare. Un’attività che è fondamentale svolgere all’interno dell’Unione europea, per rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la sovranità digitale nelle tecnologie dei semiconduttori. A “prescriverlo” è lo stesso Chips Act. Approvato a febbraio 2022, il pacchetto prevede 10 miliardi di investimenti diretti e 35 tra fondi privati e di ricerca. L’obiettivo è raddoppiare la produzione interna di semiconduttori entro il 2030.

In quanto “open”, sarà utilizzabile da chiunque in futuro avrà voglia o bisogno di affidare a questa struttura ordini per la produzione di chip specifici. Proprio tale tipo di approccio, in pura ottica di condivisione di strutture e risorse, è stato decisivo per la vittoria. Molto probabilmente, è stato l’aspetto che ha spinto la Commissione a fare uno strappo alla regola. Con il suo “ok” alla misura, infatti, ha “disubbidito” ai Trattati istitutivi dell’Unione che vietano aiuti di Stato ma, come ha dichiarato in X la stessa Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della politica sulla concorrenza, “questo modello operativo aperto garantirà un accesso diffuso a chip a basso consumo energetico, anche da parte di piccole aziende e startup, limitando al contempo qualsiasi potenziale distorsione della concorrenza”.

La squadra dei vincitori

L’esigenza di un ecosistema europeo sempre più ampio e diversificato è anche alla base dell’esistenza di una realtà come Esmc, fondata da Taiwan semiconductor manufacturing company (Tsmc), la più importante azienda mondiale del settore, e i colossi industriali europei Bosch, Infineon e Nxp nell’agosto del 2023 per mostrare a Bruxelles uno sforzo nell’allentare la dipendenza del mercato dei semiconduttori europeo da Paesi extra-Ue e, in particolare, proprio da Taiwan, viste le tensioni con la Cina.

È vero che un componente di questa joint venture arriva proprio da lì, ma è l’unico dei quattro ed è anche l’unico player, assieme a pochi altri al mondo, ad adoperare solamente nel segmento foundry. Tsmc, al contrario della maggior parte dei suoi competitor, si focalizza infatti sulla fabbricazione di chip per conto di altre società, soprattutto di design, come Nvidia, Qualcomm, Apple e Amd. È il leader di questo mercato: secondo i dati raccolti e diffusi in un tweet da Dan Nystedt, analista di TriOrient Investments, nel 2023 ha registrato introiti sia di quello di Intel che di Samsung Electronics. Il resto della squadra di Esmc è però tutto interno all’Unione europea: Nxp Semiconductors (abbreviazione di Next eXPerience) è olandese, ed è la terza azienda europea di semiconduttori in termini di capitalizzazione di mercato, dopo Asml ed Arm Holdings. Infineon Technologies e Bosch sono entrambe tedesche, multinazionali, ma con radici nel territorio dell’Unione e sedi sparse in tanti suoi Paesi.

Fonte : Wired