Posso immaginare di utilizzare lo stesso approccio quando voglio imparare qualcosa e continuare la conversazione anche dopo che Gemini ha risposto alla mia domanda iniziale. Mi rimangono però molte perplessità: perché non viene indicato la fonte delle informazioni a cui l’AI fa riferimento? Posso fidarmi dell’accuratezza di tutto ciò che dice? Hsaio sottolinea che quando una volta usciti da Gemini Live, si può fare clic sulla piccola “G” sotto la trascrizione per controllare il lavoro dell’assistente ed fare le proprie ricerche su Google.
Sempre più spesso mi ritrovo a pensare che questo sia il futuro delle ricerche online. Basta chiedere, ottenere le risposte e continuare a parlare per saperne di più. Il problema è che Gemini tende a parlare molto. Le sue risposte sono prolisse, il che porta ad aspettare un po’ prima di poter dare seguito alla conversazione. Certo, è possibile interrompere l’AI, ma è imbarazzante: non voglio essere scortese!
E il vecchio assistente di Google?
Con tutta questa attenzione a Gemini e Gemini Live, probabilmente vi starete chiedendo dov’è finito l’assistente Google? Se toccate l’icona del vostro profilo nell’app Gemini, vedrete un’opzione per passare a Google Assistant se volete tornare alla vecchia esperienza, ma è difficile dire per quanto tempo questa opzione sarà disponibile. Se infatti al momento ci sono ancora alcune cose che può fare solo l’assistente, “Gemini sarà in grado di eseguire queste azioni da solo sempre più spesso“, dice Hsiao.
All’inizio di agosto, Google ha annunciato anche nuovi prodotti della linea Nest e ha fatto sapere che il suo assistente avrà presto una voce più naturale e alcune delle sue funzioni saranno aggiornate con i modelli linguistici di Gemini. Quando per esempio gli si chiederà se un fattorino si è presentato alla porta di casa, lo strumento sarà in grado di analizzare la situazione dal feed video del campanello. Gli avvisi di movimento potrebbero essere molto più descrittivi, anziché limitarsi a dire “persona rilevata“.
Questo significa che ora abbiamo due assistenti. E a Google sembra andare benissimo così. Hsiao spiega che Gemini sarà il nostro assistente personale, quello a cui chiedere degli appuntamenti in calendario e degli inviti arrivati via email e che avrà accesso ai vostri dati personali. In casa, Google Assistant sarà invece l’assistente “comunitario”, dal momento che si tratta di un sistema più familiare: “Le persone non vogliono che le loro email personali siano accessibili attraverso la voce di un altoparlante in salotto, dove un ospite può chiedere: ‘Ehi Google, cosa c’è nelle email di Julian?’”, afferma Hsiao.
Sembra la ricetta per un disastro di branding. È già estremamente difficile tenere traccia di tutte le varianti di Gemini in circolazione (che peraltro in origine si chiamava Bard) e la presenza di due assistenti potrebbe anche significare che alcune funzioni saranno limitate in base al dispositivo in uso, per evitare che un ospite possa spiare nella vostra posta elettronica. Se ci si abitua a chiedere alla versione di Gemini sul telefono di gestire un’attività, ma poi si lascia il telefono nell’altra stanza e l’assistente dello speaker Nest si rifiuta di seguire la procedura, l’esperienza rischia di essere frustrante?
“Stiamo ancora esplorando il branding e siamo ancora nelle prime fasi di sviluppo – dice Hsiao –. E al di là del branding, dobbiamo assicurarci che le persone ottengano ciò che desiderano dall’assistente che trovano più utile, che sia sul telefono personale o in casa“.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.
Fonte : Wired