AGI – Caos e tensione nella tarda serata di sabato 17 agosto presso la Seconda sezione della Casa circondariale di Bari ‘Francesco Rucci’, la stessa da cui il 12 giugno e 2 agosto scorso due detenuti extracomunitari hanno tentato l’evasione. Secondo quanto riferito dai sindacati della polizia penitenziaria, c’è stata una rivolta organizzata da alcuni detenuti, culminata con il sequestro di una infermiera, rilasciata poco dopo, e il ferimento di un agente che cercava che le non venisse fatto del male: l’uomo è stato soccorso dagli operatori sanitari del 118. Dalla infermeria i detenuti avrebbero sottratto alcuni medicinali.
Sarebbero stati richiamati in servizio gli agenti che erano di riposo mentre altri sarebbero stati inviati di rinforzo da altre strutture carcerarie della regione. La Sezione interessata dai disordini ospita circa 70 detenuti (italiani e stranieri) per reati comuni, alcuni dei quali affetti da patologie anche di natura psichiatrica, come ha fatto sapere l’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) attraverso il Segretario Generale Leo Beneduci.
Alla fine, dopo qualche ora, i disordini sono rientrati, ha spiegato Gennarino De Fazio, Segretario Generale UILPA Polizia Penitenziaria: “L’infermiera sta bene. Un appartenente alla Polizia penitenziaria è rimasto ferito ed è stato condotto in ambulanza presso il pronto soccorso cittadino. Sono in corso le consequenziali attività per il ripristino dell’ordine e la sicurezza del carcere, ma i problemi rimangono tutti”. Sul posto ci sono anche poliziotti della questura di Bari e carabinieri.
Da Bari a Torino, con i Radicali Italiani che hanno visitato sabato mattina il carcere Lorusso e Cutugno. “Abbiamo riscontrato una situazione drammatica”, ha dichiarato il tesoriere Filippo Blengino, “in particolar modo nella sezione maschile, dove sono scoppiate rivolte. Le celle sono in condizioni precarie, con strutture fatiscenti e infiltrazioni. Si avverte una situazione di grande tensione; abbiamo chiesto ai detenuti di mantenere la calma. Condividiamo la protesta, ma riteniamo sia opportuno portarla avanti in modo pacifico. Anche in questo carcere si riscontra una palese violazione dei diritti umani. Per questi motivi, denunceremo nuovamente il ministro Nordio per tortura”.
“Abbiamo visitato anche la sezione femminile, dove le detenute ci hanno chiesto di rendere pubblica una lettera in cui si dissociano dalle proteste violente degli ultimi giorni nella sezione maschile, in quanto tali atti compromettono una corretta comunicazione delle problematiche che loro stesse stanno portando avanti in modo nonviolento. A settembre probabilmente faranno una sciopero della fame per protestare contro la condizione carceraria”, ha concluso Blengino.
Il tema carceri continua, dunque, ad essere caldissimo e non solo per questioni meramente climatiche. Il presidente dell’Unione Camere penali italiane, Francesco Petrelli, ha detto all’AGI che l’ipotesi di detenzione domiciliare per i quei detenuti con un fine pena non superiore a un anno “non basta a risolvere il problema del sovraffollamento e la tragedia dei suicidi in carcere che ormai ha numeri impressionanti”.
“Apprezziamo il venir meno del baluardo carcerocentrico – ha aggiunto Petrelli -, per cui tutta la pena si sconta in carcere, uno slogan contrario ad ogni principio di utilità visto che più sono le pene scontate con misure alternative e più diminuisce la recidiva: la formula più carcere più sicurezza è sbagliata, siamo alla truffa delle etichette. Il governo, evidentemente consapevole della insufficienza delle misure contenute nel decreto Carceri, sta immaginando di poter allargare lo spettro delle misure capaci di garantire un minimo di deflazione”.
“Ma se le persone con fine pena non superiore ad un anno sono circa 8mila, la domanda dovrebbe essere un’altra – ha ragionato ancora il presidente dei penalisti italiani -, ovvero ‘perchè sono ancora in carcere?’, stante che gli strumenti alternativi, dall’affidamento in prova ai domiciliari, non mancano”. Non solo: “se il problema è la carenza di domicili, bisogna sapere che gli esperti, anche sulla base degli stanziamenti in decreto, stimano una disponibilità di circa 200 posti…una quota a dir poco irrisoria, di fronte a un sovraffollamento nell’ordine delle 10mila unità. Se poi la soluzione pensata è un’altra, aspettiamo di esserne messi a conoscenza: per ora il nostro giudizio non può che essere severissimo verso l’inerzia del governo di fronte al problema”.
Fonte : Agi