La particolarità dello studio di Fleming e coautori non riguarda solo l’utilizzo del tracciamento oculare (che, al di là degli specifici risultati, si è dimostrato un metodo efficace per indagare l’impatto positivo della natura sulla salute mentale); i risultati sono interessanti anche perché tutti i partecipanti hanno seguito lo stesso percorso in città. Altre ricerche simili avevano paragonato invece gli effetti di una passeggiata in città con quelli di un’escursione nella natura, ottenendo risultati analoghi e confermando, quindi, che il tempo trascorso nel verde rigeneri le risorse cognitive, riduca l’ansia, attenui i sentimenti di rabbia, mitighi la tendenza a rimuginare e restituisca un maggiore senso di vitalità, rispetto a quello passato in città.
Verde e blu
D’altronde, diverse evidenze scientifiche mostrano come uno stile di vita esageratamente frenetico – tipico della vita in città – sia fonte di ansia e stress e stimoli inoltre lo sviluppo di un rapporto conflittuale con il tempo. Una linea di ricerca interessante all’interno del filone di studi in questione mira a indagare proprio l’impatto del contatto con l’ambiente naturale sulla percezione temporale. Alcuni studi sull’argomento suggeriscono che i ritmi frenetici delle grandi città e lo stile di vita moderno, incentrato sulla massimizzazione della produttività, causino una sete di tempo cronica, caratterizzata da una costante sensazione di “acqua alla gola” che proprio il contatto con la natura potrebbe aiutare a riequilibrare.
Altre ricerche in psicologia ambientale hanno approfondito invece gli spazi blu, espressione utilizzata per definire paesaggi che comprendano canali, fiumi, laghi, mari e, in generale, la presenza dell’acqua. Uno studio del 2022 ha indagato la relazione tra benessere autopercepito e vicinanza a corsi d’acqua utilizzando un’app, chiamata Urban Mind, che chiedeva ai partecipanti di compilare dei brevi questionari in diversi momenti del giorno, al fine di monitorare il loro umore e, allo stesso tempo, analizzare le loro valutazioni dell’ambiente circostante. Il gruppo di partecipanti comprendeva anche persone con problemi di salute mentale le quali, in linea con il resto del campione, riferivano un livello di benessere migliore quando avevano da poco trascorso del tempo esposte agli spazi blu.
Progettare il futuro
Come riflette Fleming in un approfondimento su The Conversation, le evidenze scientifiche sulla relazione tra ambiente naturale e salute mentale possono essere rilevanti anche in ambito clinico. In alcune ricerche è stato infatti osservato come il tempo trascorso nelle aree verdi sia associato anche a una riduzione dei sintomi della depressione e a una maggiore aderenza alle cure dei pazienti che stanno seguendo percorsi terapeutici. Ma non solo. Questi risultati possono essere utili anche nel settore dell’architettura del paesaggio e della pianificazione urbana. Tenere conto dell’associazione positiva in questione può servire a promuovere, ad esempio, una migliore distribuzione degli spazi verdi tra i diversi quartieri, permettendo alle persone che abitano in città di concentrare il loro sguardo sugli elementi naturali anche mentre si recano al lavoro, passeggiano o si affacciano dalla finestra di casa.
Un’equa distribuzione della vegetazione urbana è importante anche (e, forse, soprattutto) per chi ha poche possibilità di allontanarsi da casa come, ad esempio, molte persone anziane. Inoltre, alcuni studi hanno individuato una relazione tra disuguaglianze sociali e carenza di spazi verdi. Tali ricerche mostrano come la quantità di verde urbano sia minore nei quartieri a basso reddito, dove abita una percentuale maggiore di persone a rischio di emarginazione sociale. Questa dinamica esacerba le disuguaglianze anche dal punto di vista sanitario, poiché tali quartieri sono spesso caratterizzati da un’alta concentrazione di isole di calore e da livelli più alti di inquinamento dell’aria, che proprio la presenza di vegetazione aiuterebbe a mitigare. Per questo motivo, investire sugli ecosistemi naturali dentro i confini cittadini rappresenta anche un modo per rendere gli ambienti urbani più inclusivi e attenti alla qualità della vita di tutti gli abitanti.
Fonte : Wired