Elodie si spoglia per il Calendario Pirelli e sostiene di farlo per i “diritti delle donne”, per la loro libertà e per la loro emancipazione da una cultura patriarcale che vorrebbe, oggi più che mai, controllarne i corpi. Eppure, nonostante questo nobile gesto, in molti sui social l’hanno attaccata, non tanto per la scelta di spogliarsi, quanto piuttosto per la cornice di attivismo che ha voluto attribuire a questa sua attività, da molti considerata ipocrita e strumentale.
So bene che in quanto uomo una mia analisi in merito potrebbe essere malvista, e interpretata a sua volta come parte di quel controllo maschile sulla donna, ma credo che in quanto psicologo sociale sia un mio assoluto dovere occuparmi del tema (accettando ovviamente il contraddittorio).
Elodie ha sempre usato la sua sessualità
Partiamo con il dire che Elodie ha sempre utilizzato la propria sessualità nell’interpretazione del suo ruolo di cantante e di influencer. Lo ha fatto da donna libera, che sceglie, senza nessuna costrizione, quando, quanto e come spogliarsi. Da questo punto di vista la sua battaglia è perfettamente sovrapponibile a quella delle sex worker (Onlyfanser, pornoattrici, escort, ecc.), che rivendicano il diritto di poter disporre liberamente del proprio corpo, anche per fini economici.
Onlyfans sì e l’industria pornografica no?
La discriminante chiave però è che la decisione di monetizzare la propria sessualità sia appunto una scelta del tutto autonoma e che dunque non vi siano altre persone, in particolari uomini, a fungere da “gatekeeper”, da controllori, da coercitori e, soprattutto, da speculatori. In particolare Only Fans è da sempre stato spacciato come uno strumento di emancipazione femminile poiché elimina di fatto gli intermediari (anche se in realtà non è sempre vero), al contrario per esempio dell’industria pornografica, dove la donna viene interpretata da molti come non libera e al servizio di un mondo storicamente maschilista, machista e sessista.
E allora la domanda sorge spontanea: ma anche i calendari erotici, o pornografici che siano, non sono proprio parte integrante di questo universo considerato patriarcale? Dalle veline di Striscia la Notizia, ai cartelloni pubblicitari con donne seminude che sponsorizzano prodotti che nulla hanno a che fare con il corpo femminile, fino all’intera Mediaset di Berlusconi. Non prendiamoci in giro: sì, i calendari erotici sono da diversi anni ormai considerati oggettificanti e svilenti per l’immagine della donna.
Perché Elodie ci vende un calendario nuda come attivismo?
Allora perché oggi Elodie cerca di venderceli come uno strumento di emancipazione femminile? Mi sembra ci sia grande confusione in merito. Forse l’unica differenza, degna di nota, potrebbe essere che Elodie è già una donna ricca e affermata, che non è costretta ad accettare di spogliarsi per sopravvivere, quindi la sua è una scelta libera. Ma è chiaro che si tratta di un discorso piuttosto speculativo, perché è impossibile definire caso per caso quando una donna è completamente libera di scegliere e quando invece vi sono dietro delle costrizioni di tipo economico o persino di tipo socioculturale.
Insomma, la questione è tutt’altro che semplice, checché ne dicano sia i sedicenti conservatori, ma anche i sedicenti progressisti.
Mi preme però sottolineare che la battaglia non è mai stata contro la sessualizzazione, bensì contro l’oggettificazione, ovvero la dinamica che porta a deumanizzare un esssere umano e a equipararlo a un oggetto (sessuale) privo di sentimenti, di emozioni e di valore. E l’oggettificazione è sempre un problema di chi guarda, non di chi si spoglia o decide di vestirsi in un modo piuttosto che in un altro. Non dimentichiamolo mai.
Fonte : Today