Alien: Romulus è il terzo miglior film della saga fantascientifica sugli xenomorfi

Se Ridley Scott, regista del primo, straordinario Alien nel 1979, ne ha snaturato lo spirito con gli orridi prequel di Prometheus e Covenant, Fede Álvarez è stato capace di confezionare un sequel – Alien: Romulus, ora al cinema – che sembra, davvero, l’anello mancante tra Alien e Aliens – Scontro finale (1986). Eseguito in modo superbo, funziona perché è riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra il nuovo e gli elementi che hanno reso grande, inizialmente, la saga: orde di iconici xenomorfi, il discorso sugli androidi e l’intelligenza artificiale, la critica all’avidità capitalista, gli elementi da horror claustrofobico, la tensione e azione serrate, e…. fiumi di sangue acido.

L’apparato nostalgico è rinforzato da uno sforzo produttivo reazionario che ha permesso ad Alien: Romulus di apparire “analogico” tramite il look retrò dei macchinari, il ricorso agli animatronic, il sound design ripreso dai nastri originali. A ciò si aggiunge l’integrazione di citazioni, reiterazioni, strizzatine d’occhio, battute rievocate e ricontestualizzate dai primi due Alien. Alien: Romulus sembra una bobina perduta e ritrovata, un Alien(s) 1.5 rinvenuto in qualche vecchio archivio della 20th Century Fox.

Fonte : Wired