Litio, la guerra dei popoli andini in Argentina

Jujuy, Argentina – Nel giugno 2023 le comunità locali della provincia di Jujuy, nell’estremo nord dell’Argentina, hanno dato vita a una massiccia protesta bloccando le principali strade nazionali, dopo che il governatore Gerardo Morales ha approvato una riforma costituzionale a favore dell’industria mineraria e del litio. Questa prevede che la terra indigena sia dichiarata di pubblica utilità e limita il diritto di protesta, l’unico strumento dei popoli indigeni per proteggere la loro terra e la loro acqua dall’industria del litio.

In pochi giorni i blocchi stradali si sono trasformati in veri e propri accampamenti, completi di servizi igienici e cucine, dove centinaia di persone, tra cui anziani e bambini, hanno trascorso per mesi le loro giornate. “Stiamo scrivendo la storia del popolo Kolla e di Jujuy! Sono cinque secoli che resistiamo agli abusi del colonialismo e del neocolonialismo e non sarà di certo questa guerra del litio a fermarci! Abbasso la riforma!”, grida Doña Isabela durante una delle riunioni dei manifestanti alla quale Wired ha avuto modo di partecipare. La donna viene dalla comunità indigena di Cueva del Inca, vicino ad Abra Pampa, il suo volto è stanco, ma nei suoi occhi brilla una luce. È la stessa luce di tutti i presenti. È un misto di rabbia e speranza ed è più forte del freddo, della stanchezza, della paura e del vento che taglia le labbra.

Insieme a Bolivia e Cile, l’Argentina possiede il 60% delle riserve globali di litio. Per questo è sottoposta a crescenti pressioni internazionali per espandere la propria produzione e diventare il principale esportatore del Sud America.

L’export di terre rare

Di recente il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato “l’interesse nel collaborare anche attraverso joint ventures con l’ Argentina” per la produzione e commercializzazione del litio. Secondo il presidente Argentino Javier Milei, oltre a favorire la de-carbonizzazione su scala globale, il litio aiuterebbe l’Argentina a uscire dalla crisi economica che affligge il Paese da tempo. Per questo, l’Argentina sta dando grande priorità all’industria del litio, cercando di promuovere un quadro legislativo che possa essere conveniente per gli investitori stranieri. Incentivi fiscali, parità di trattamento per le aziende nazionali e libero accesso al credito nazionale sono solo alcune delle sue strategie per attrarre capitale.

Intanto nei centri di Amsterdam, Berlino e Milano sono sempre più numerose le vetture elettriche con batterie agli ioni di litio. Chi domina quest’industria oggi è la Cina, ma i leader dell’industria automobilistica europea stanno già progettando centri di produzione di batterie sempre più efficienti e su scala sempre maggiore, mirando all’indipendenza dal colosso asiatico. In Australia, Elon Musk ci ha messo poco più di due mesi per costruire la batteria agli ioni di litio più potente del mondo, con 100 megawatt di potenza, in grado di approvvigionare di energia tutto il paese in caso di black-out generale. Secondo una previsione dell’Agenzia tedesca per le risorse minerarie (Dera), la domanda globale di litio è destinata a salire dalle 134mila tonnellate del 2022 a 558.800 tonnellate nel 2030. E la Banca Mondiale ha dichiarato che l’estrazione e la raffinazione di minerali come litio, rame, grafite e cobalto aumenteranno del 500% entro il 2050.

Fonte : Wired