Mantello terrestre, perché abbiamo fatto un “buco” da record

Altro che buco nell’acqua. Quello nel mantello terrestre realizzato dal team di ricercatori imbarcatosi sulla nave di perforazione oceanica Joides Resolution è il più profondo mai realizzato sotto il fondo marino. Un record da 1.268 metri: questa è infatti l’esatta profondità da loro raggiunta scavando nel mantello terrestre sotto l’Atlantico, per poi estrarre una “carota di roccia gigante”, tutta da studiare. Con i precedenti tentativi, non si erano superati i 200 metri. Questo campione ha quindi i numeri per svelare nuovi indizi sullo strato più voluminoso del pianeta, compresi quelli sull’avvento della vita sulla Terra, miliardi di anni fa.

Segreti estratti da un cilindro

Prima di raggiungere le pagine di Science, con il loro primato mondiale, per realizzarlo questi scienziati hanno passato mesi e mesi a navigare sopra il massiccio dell’Atlantide. Questa montagna sottomarina appena a ovest della vasta dorsale medio-atlantica, segna il confine tra tre placche, quella nordamericana, quella eurasiatica e quella africana. È un luogo dall’indubbio fascino simbolico, scelto però per più pragmatiche ragioni: risulta uno dei pochi luoghi al mondo dove la roccia del mantello è esposta sul fondo.

Il sito esatto della perforazione si chiama Lost City Hydrothermal Field, perché presenta bocche idrotermali da cui sgorga acqua surriscaldata dal mantello che già fanno percepire quanto questo profondo strato sia vivo. Finora se ne erano però estratti campioni limitandosi a dragare dal fondo o a scavare di qualche centinaio di metri: quello ottenuto ora è decisamente più “interno”. Col suo diametro da 6,5 centimetri, non è stato affatto semplice estrarlo. I ricercatori raccontano di essersi dovuti ingegnare, aggiungendo un apposito rivestimento in cemento armato nella parte più alta, ma ne è valsa la pena. Questo lungo cilindro di roccia potrebbe custodire segreti sull’origine della vita.

Rocce e microbi per capire la vita

Estratto il campione, vanno estratti i dati, e le analisi sono ancora alacremente in corso: nulla deve andare sprecato di questo pezzo di misterioso strato terrestre. Il mantello rappresenta oltre l’80% del volume del pianeta ma di questo insieme di rocce di silicato poste tra la crosta esterna visibile e il nucleo interno rovente, ne sappiamo ancora poco.

Grazie al più profondo carotaggio di sempre, gli scienziati ora potrebbero riuscire a stabilirne la mineralogia e la composizione chimica, ma non solo. La vera loro ambizione è capire come queste rocce interagiscono con l’acqua di mare su un ampio intervallo di temperature. Collegando le reazioni così scoperte con le informazioni fornite sui tipi di microbi presenti sotto l’oceano a quelle profondità, si potrebbe far luce sull’origine della vita. Di quella microbiotica: anche la Terra ci ricorda che ogni grande impresa, inizia dal piccolo.

Fonte : Wired