L’ombra del vaiolo delle scimmie (noto anche come monkeypox) torna a incombere sul continente africano. A soli 15 mesi dalla fine dell’ultima crisi, l’African centres for disease control and prevention (Cdc), centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha lanciato un nuovo segnale d’allarme, dichiarando lo stato di emergenza sanitaria pubblica continentale a causa del vaiolo delle scimmie. L’epicentro dell’epidemia è la Repubblica democratica del Congo dove ha infettato 13.791 persone dall’inizio dell’anno, uccidendone 450. Ma il virus sta già valicando i confini nazionali, minacciando di diffondersi in altri paesi africani, come Burundi, Repubblica Centrafricana, Kenya e Ruanda.
L’infezione
Il vaiolo delle scimmie è un’infezione virale che può causare sintomi come febbre, dolori muscolari, mal di testa, affaticamento e caratteristiche lesioni cutanee. La trasmissione avviene principalmente da animali a umani, ma è possibile anche il contagio interumano attraverso contatti stretti come i rapporti sessuali. Sebbene potenzialmente grave, nella maggior parte dei casi non è fatale se trattata adeguatamente. Esistono, infatti, vaccini molto efficaci contro questo virus, ma il problema è che la loro disponibilità è piuttosto limitata in Africa.
Si chiama così perché l’infezione fu identificata per la prima volta nelle scimmie nel 1958, mentre il primo caso nell’essere umano risale al 1970. Il vaiolo delle scimmie è endemico (ovvero stabilmente presente nella popolazione) nelle regioni della foresta pluviale tropicale dell’Africa centrale e occidentale.
Il primo focolaio al di fuori dell’Africa si verificò nel 2003 negli Stati Uniti, legato all’importazione di mammiferi infetti. Tra il 2018 e il 2021, sono stati segnalati 12 casi fuori dall’Africa, tutti associati a viaggi. Tuttavia, nel 2022, si sono verificati numerosi focolai in paesi non endemici, senza legami con viaggi o importazioni di mammiferi. Questo ha spinto l’Oms a dichiarare il vaiolo delle scimmie un’emergenza di salute pubblica internazionale. A fine gennaio di quest’anno è stato segnalato un caso anche in Italia, a Firenze.
La risposta dell’Oms
Jean Kaseya, direttore generale del Cdc africano, non usa mezzi termini: “Non si tratta di una semplice sfida, ma di una vera e propria crisi che richiede un’azione politica collettiva e immediata“. Domani si terrà un incontro decisivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per valutare se l’attuale epidemia costituisca un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale. “In caso di responso positivo – ha spiegato Tedros Ghebreyesus, a capo dell’organizzazione – verranno formulate raccomandazioni temporanee su come prevenire e contenere efficacemente la diffusione della malattia, nonché gestire la risposta sanitaria su scala globale.”
Fonte : Wired