Come Piracy Shield, la piattaforma nazionale antipirateria, si prepara al nuovo campionato

In casa Piracy Shield, la piattaforma nazionale antipirateria, è tempo di pulizie d’estate. C’è da rimboccarsi le maniche però, perché il 17 agosto riparte il campionato di calcio della Serie A. E per allora i tecnici dell’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), che ha in gestione il sistema anti-pezzotto, devono assicurarsi di aver liberato spazio sufficiente per le nuove segnalazioni di siti da oscurare, se vogliono dormire sonni tranquilli sul corretto funzionamento della tecnologia di Piracy Shield. Il cui scopo è oscurare in automatico, entro 30 minuti, siti accusati di trasmettere in modo illecito partite ed eventi sportivi.

Già, perché alla fine del precedente campionato Piracy Shield, attiva da febbraio, ha accumulato 17.160 fully qualified domain name (Fqdn, ossia un nome di dominio non ambiguo che consente di identificare senza dubbio una risorsa online) bloccati. Il che rappresenta un problema dal momento che è stata fissata a 18mila la soglia massima di fqdn oscurabili. Un numero considerato un anno fa adeguato per permettere il funzionamento della piattaforma e, al tempo stesso, non intasare la memoria dei router dei fornitori di servizi internet (internet service provider, Isp), a cui è capitata tra capo e collo l’incombenza di dover bloccare le risorse di rete segnalate da Piracy Shield e per i quali si cerca quantomeno di scongiurare costosi investimenti in nuove infrastrutture.

Il repulisti eccezionale

Dopo sei mesi, però, il numero di fqdn caricati sulla piattaforma antipirateria ha quasi raggiunto il limite concordato con i principali Isp. Con il rischio di arrivare a saturazione a pochi giorni dalla ripresa del campionato, bloccando di fatto l’efficacia dello strumento scelto da Agcom. Motivo per cui nei giorni scorsi l’Autorità per le comunicazioni è corsa ai ripari. Wired ha potuto visionare la comunicazione inviata il 5 agosto agli Isp con cui si annunciavano dal giorno successivo una serie di operazioni di sblocco di indirizzi non più considerati a rischio. Agcom ha programmato le grandi pulizie in tre fasce orarie (10, 12 e 17) a blocchi di 250 fqdn per volta, salvo per il 6 e 7 agosto, quando si è lavorato solo nella fascia di mezzogiorno. A conti fatti, servirebbero circa 22 giorni per azzerare la memoria dei siti oscurati. Dalla comunicazione diffusa sembra di intuire che non tutti gli fqdn verranno cancellati.

Ad ogni modo, già i primi giorni dovrebbero essere sufficienti ad Agcom per guadagnare spazio di manovra, se si considera che nei round precedenti il numero massimo di domini (e non fqdn, stando ai dati ufficiali rilasciati dall’Autorità) bloccati da Piracy Shield è stato di 482 il 17 marzo. Da allora le segnalazioni sono calate notevolmente, da poche unità (2-3) a una cinquantina al massimo.

Vicolo cieco

C’è un dettaglio, tuttavia, a cui vale la pena prestare attenzione nella comunicazione con cui Agcom anticipa il repulisti agli Isp. Ed è la menzione del fatto che l’ente provvede a rimuovere le risorse segnalate come non più attive nella violazione dello streaming dai detentori dei diritti, ossia Sky, Dazn, Rti-Mediaset, Lega calcio Serie A e Serie B. Parliamo delle associazioni che detengono la proprietà dei diritti degli eventi sportivi e le società di telecomunicazioni che si sono aggiudicate le aste per le trasmissioni e che sono autorizzate, quando individuano uno streaming illegale, a caricare il dominio su Piracy Shield e attivare l’oscuramento automatico entro mezz’ora. Peraltro proprio la Serie A ha donato ad Agcom la piattaforma, valutata 25mila euro e sviluppata da Sp Tech, braccio informatico dello studio legale Previti a cui l’autorità ha riconosciuto 58.500 euro per la manutenzione.

Fonte : Wired