Dopo aver ridotto le aliquote fiscali da quattro a tre per mettere più soldi nelle buste paga degli italiani il governo Meloni è al lavoro per tagliare le tasse anche al ceto medio. “Il ceto medio si è impoverito, lo aiuteremo”, ha dichiarato Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Ma per dare vita agli sgravi per redditi fino a 55-60mila euro servono le coperture e qui viene la nota dolente. Vista la procedura di infrazione per deficit eccessivo il nostro Paese non può certo pensare a un nuovo indebitamento. Ma andiamo per ordine, anzi prima facciamo un passo indietro.
Partiamo dai dati Ocse sul reddito medio pro capite
I dati Ocse sull’aumento del reddito medio pro capite italiano più alto di tutti i paesi del G7 nel primo trimestre dell’anno hanno galvanizzato la premier Meloni. Sui social ha scritto che questa “buona notizia” è “anche frutto delle politiche del governo che hanno concentrato gran parte delle risorse disponibili al rinnovo dei contratti, ad aumentare le pensioni, a sostenere i salari attraverso il taglio del cuneo contributivo e la riduzione dell’Irpef, e per rafforzare i trasferimenti sociali in natura”. Poi la presidente del Consiglio ha concluso: “C’è ancora moltissimo da fare, ma questi segnali ci dicono che siamo sulla strada giusta. Continuiamo a lavorare con determinazione per un’Italia sempre più giusta e prospera”.
Ma c’è chi la pensa diversamente, come l’economista Riccardo Trezzi che su X ha spiegato: “Il tweet sotto non è giornalismo ma solo propaganda: retribuzioni orarie nominali in Italia e livello dei prezzi. Cosa sta avvenendo: i lavoratori stanno riavendo l’inflazione persa. Avviene piano per via dei tempi della contrattazione collettiva. Nessun merito del governo”.
Oppure come il professore Carlo Alberto Carnevale Maffe della Sda Bocconi, che in un’intervista a Class Cnbc ha chiosato: “Il reddito pro capite è il reddito nazionale diviso la popolazione. Siccome il pil cresce dell’1% e il reddito pro capite del 3,4% vuol dire che ci sono meno persone che lavorano in Italia. Non è proprio una buona notizia”. Poi ha esortato il governo a mettere seriamente mano alla crisi demografica in atto soprattutto sul fronte della forza lavoro. Ma andiamo avanti e cerchiamo di capire cosa il governo Meloni vuole fare per il ceto medio.
Il taglio delle tasse al ceto medio
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha più volte detto che il governo sta lavorando non solo al rifinanziamento del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi ma anche per ridurre le tasse al ceto medio, o meglio a chi ha redditi fino a 50-60mila euro l’anno. “Il ceto medio si è impoverito, lo aiuteremo”, ha dichiarato.
Si parte sempre dalle tre aliquote ridotte lo scorso anno, a cambiare però potrebbero essere le percentuali o i limiti di reddito. “I nuovi sgravi dovranno riguardare la fascia di reddito dai 35mila euro, dove si esaurisce il beneficio del taglio al cuneo fiscale, a 50mila euro, anche qualcosa di più”, ha spiegato il viceministro ricordando che chi guadagna 50mila o anche 60mila euro “non può essere considerato ricco”.
Le ipotesi
Le ipotesi sono due e non sono proprio entusiasmati considerando che per attuare una riforma del genere ci vorranno ingenti risorse. Si potrebbe estendere l’aliquota del 35% anche a chi guadagna fino a 55mila euro (ora da 28 fino a 50mila euro) con una spesa di qualche centinaia di milioni di euro oppure tagliare di un punto percentuale la seconda aliquota con un esborso di circa 1 miliardo di euro.
In ogni caso dalle simulazioni emerge che il vantaggio per il lavoratore sarebbe davvero minimo: dai 70 euro l’anno in più per i redditi da 35mila euro fino a 220 euro per i redditi tra 50-60mila euro. All’incirca dai 6 ai 18 euro in più al mese in busta paga. Ma se l’aliquota dovesse scende al 34% si avrebbero benefici ridotti soprattutto per i redditi sotto i 35mila euro, con un vantaggio di appena una decina di euro per la prima fascia dello scaglione, quella a 28mila euro.
Tutto dipenderà dalle coperture, considerando che non è possibile fare altro indebitamento. Per reperire nuove risorse il governo sembra voler puntare sul concordato preventivo (le ultime stime parlano di incassi attesi di 1,8 miliardi) ma soprattutto sulla razionalizzazione delle tax expenditures, ovvero le agevolazioni fiscali che riducono il prelievo ai contribuenti, dalle quali potrebbe incassare proprio 1 miliardo di euro.
Fonte : Today