Non dobbiamo valorizzare i quarti posti?

Le parole di Benedetta Pilato di qualche giorno fa durante le Olimpiadi, e il successivo commento di Elisa Di Francisca, hanno innescato un dibattito pubblico che è andato ben oltre contesto sportivo e ha contribuito nel portare alla luce un grave problema sociale.

La gioia dopo il quarto posto

Soprattutto i più giovani si sono sentiti chiamati in causa dalle parole dell’ex schermitrice italiana, che in quel momento sembrava quasi voler umiliare la ben più giovane collega. Certo, vedere un’atleta piangere di gioia subito dopo aver perso il podio olimpico per un centesimo di secondo può essere spiazzante. In molti, come forse la stessa Di Francisca, avranno pensato che si trattasse di un tentativo di autoconvincimento. Avranno pensato che la delusione di Benedetta Pilato fosse a tal punto forte da non non permetterle di riuscire ad accettare la realtà, portandola a costruirsi una narrazione fittizia. Ma è questo il caso?

Non lo sappiamo. Nessuno può entrare nella testa di un’altra persona, soprattutto in momenti così unici. Dunque dovremmo sforzarci di non giudicare le emozioni altrui, anche se non corrispondono alle nostre o al protocollo sociale previsto. In questo Elisa Di Francisca ha sbagliato, e di grosso.

Ma ciò è sufficiente per giustificare una reazione così veemente, a tratti violenta?  Perché un’uscita fuori luogo è stata in grado di generare tutta questa rabbia? Ebbene, le parole di Elisa Di Francisca, a suo malgrado, sembrano aver toccato un nervo scoperto, il nervo di un’intera generazione di giovani che si sente costantemente messa sotto pressione dalle aspettative delle generazioni più anziane. Aspettative che talvolta diventano eccessive e irrealistiche, oppure rigide, ovvero non in grado di valorizzare gli sforzi o tollerare i fallimenti.

Uno stimolo che allungherà la carriera

Ovviamente Benedetta Pilato avrebbe preferito vincere la medaglia di bronzo che arrivare quarta per un centesimo, è stupido dirlo, ma quel centesimo per lei sembra aver significato innanzitutto una validazione (“Posso competere al pari delle altre”) e potrebbe anche trasformarsi in uno stimolo che le allungherà la carriera.

Ricordiamoci Simone Biles, la stella dell’atletica statunitense che a Tokyo si ritirò dalla finale a squadre per tutelare la propria salute mentale e che oggi stringe felice la medaglia d’oro tra le mani. La sua scelta fu criticata da molti ai tempi, ma siamo sicuri che oggi sarebbe qui se non avesse avuto la forza e il coraggio di fermarsi?

Anche Benedetta Pilato in quel momento, durante l’intervista a bordo piscina, ha scelto di dare di priorità alla propria salute mentale. Ha scelto di valorizzare gli enormi sforzi fatti e non ha permesso che questi venissero vanificati da un centesimo di secondo, nonostante tutti intorno a lei sembrassero volerle suggerire questa interpretazione. Ma lei ha resistito e facendolo ci ha dato anche una lezione di vita, su cui dovremmo riflettere profondamente, perché non ne va solo della nostra salute, ma anche del futuro della nostra società.

Fonte : Today