Manda il suo Dna a MyHeritage e scopre di avere un fratello: ora Valeria cerca la mamma

“Non so molto di te – scrive da Palermo Valeria Leto, 54 anni, in una lettera aperta alla mamma che non ha mai conosciuto -. I miei parenti mi hanno raccontato che eri una studentessa di circa 14-15 anni all’epoca e, rimanendo incinta, i tuoi genitori ti portarono a Baida, alla casa famiglia Madonna delle Grazie, gestita dai coniugi Polloni, che ti hanno costretto a darmi in adozione. La mattina in cui i miei genitori adottivi mi vennero a prendere tu, piangendo, hai chiesto di rivedermi per l’ultima volta. Mi hai abbracciata e baciata. So che non mi volevi dare a nessuno”.

Era il 20 febbraio 1970, un venerdì, il giorno in cui Valeria è nata. E con queste parole, questa data, questo luogo di nascita, la ex bambina di Baida spera di far arrivare il messaggio alla sua mamma biologica: perché possa restituire quell’unico, ultimo abbraccio di 54 anni fa.

Le bambine della Casa di Baida 

La Casa di Baida, che Alessandro Bisconti ha raccontato in uno straordinario reportage su Dossier di PalermoToday, è una delle voragini dentro cui la coscienza collettiva italiana ha nascosto uno dei suoi tanti segreti: era il luogo, conosciuto e taciuto anche dalle autorità civili e religiose, dove le ragazze madri venivano rinchiuse per nascondere la gravidanza. Mesi di isolamento. Fino al parto: quando i piccoli appena nati venivano assegnati a genitori adottivi, spesso appartenenti alla borghesia siciliana, scelti in base ad amicizie, raccomandazioni e, probabilmente, anche buone mance per il mantenimento della comunità. 

Valeria Leto, 54 anni (foto Dossier PalermoToday)

Le adozioni venivano puntualmente registrate dal Tribunale per i minorenni di allora. Ma le tante figlie e i tanti figli della Casa di Baida, come Valeria, hanno oggi scoperto che i nomi della madre o dei genitori naturali non sono mai stati registrati, come richiede la legge. Ed è perfino scomparso l’archivio delle nascite, dopo la morte di Enzo Polloni e Maria Ghelfi, la coppia di frati laici di origini bergamasche che gestiva la struttura con il sostegno della Chiesa. Le voci raccolte da Valeria riferiscono che le carte siano state bruciate quando la comunità è stata soppressa. 

La casa dei misteri di Baida – il reportage di Alessandro Bisconti

Alla Casa di Baida, che accoglieva le sue ospiti in cima a una scalinata di 100 gradini, finivano le vittime di violenza sessuale. Ma anche chi aveva un compagno non accettato dai genitori, o era ritenuta troppo giovane per diventare madre. Come nel caso di Valeria, che ha scoperto di essere stata adottata da una risposta di suo marito, che a sua volta aveva appreso la notizia dalla famiglia adottiva. Decenni di ricerche, però, non hanno portato a nulla. Fino a quando Valeria Leto ha inviato un campione della sua saliva a una famosa piattaforma social israeliana, specializzata nella ricostruzione degli alberi genealogici.

A cosa serve il test di MyHeritage

“Qualche mese fa – racconta a Dossier PalermoToday – ho comprato il kit per fare il test del Dna tramite MyHeritage. Ho fatto i tamponi salivari, ho messo tutto dentro un’ampolla e ho inviato il test all’indirizzo indicato. Questo Dna è finito nei loro enormi database. Dopo un mese è arrivata la risposta: mi hanno detto che avevano trovato una corrispondenza altissima con una nipote diretta, di primo grado, che vive in Germania e che aveva fatto il test del Dna per ricostruire il suo albero genealogico. Si tratta della figlia di mio fratello, ovvero l’uomo con cui condivido lo stesso padre. Ho avuto una fortuna pazzesca. Entrambi vivono in Germania. Ho chiesto subito di mio padre e mi hanno detto che è morto nel 1998 a 58 anni”.

Valeria Leto il giorno del suo primo compleanno (foto Dossier PalermoToday)

Il papà, racconta Valeria (nelle foto sopra e sotto da piccola), era quindi tedesco. Si chiamava Kurt. E qualche suo antenato doveva essere siciliano, forse della provincia di Caltanissetta o di Agrigento. Proprio per questa ragione era tornato in Sicilia, dove ha conosciuto una giovane liceale: la mamma di Valeria Leto, che però porta il cognome della famiglia adottiva. “È solo un’ipotesi – spiega lei ad Alessandro Bisconti -. Parlo ogni giorno con mio fratello, non vedo l’ora di incontrarlo. Ho costruito delle ipotesi su come possa essere avvenuto l’incontro tra mia madre e mio padre. Mio fratello, che si chiama Jurgen, ha fatto il test del Dna per avere un’ulteriore conferma che siamo figli dello stesso padre e l’ha ottenuta”.

Valeria Leto a scuola (foto Dossier PalermoToday)

Il fratello ha 4 anni più di Valeria. Un’altra ipotesi è che la mamma sia emigrata dalla Sicilia in Germania alla fine degli anni Sessanta e abbia avuto una relazione con un ragazzo tedesco più grande di lei, il padre di Jurgen. Rimasta incinta, la famiglia l’ha portata a Baida, il quartiere collinare di Palermo, dove fin dal Dopoguerra le ragazze madri dovevano far nascere i loro figli per nascondere lo scandalo.

Così Valeria Leto spera di incontrare la madre

“Quando MyHeritage mi ha dato la risposta – rivela Valeria Leto a Dossier PalermoToday – mi sono messa subito alla ricerca di mia nipote. Sono riuscita a trovare su Internet il negozio dove lavora. Ha 31 anni e le ho scritto un’email. Mi ha risposto. Ha parlato con suo padre. All’inizio Jurgen non si fidava, adesso ci sentiamo. Mi chiama little sister e io big brother. È una persona meravigliosa”. Ma oltre al papà Kurt, ormai morto, è rimasto il bisogno di conoscere la madre. Oggi dovrebbe avere meno di 70 anni. La possibilità di poterla abbracciare non è quindi così remota. La difficoltà è farle arrivare il messaggio.

La casa dei misteri di Baida – il reportage di Alessandro Bisconti

“Non sono arrabbiata con la mia mamma biologica – dice Valeria -. Non mi importa sapere cosa possa averla portata al mio abbandono, non voglio giudicare. Ma penso che, anche se sono passati 54 anni, un figlio sia impossibile da dimenticare. Lo dico da mamma e da nonna, quale adesso sono diventata. Il mio desiderio è quello che io possa avere la fortuna di trovarla e abbracciarla e magari senza forzarla, solo se lei lo vorrà, ragguagliarci dei momenti della nostra vita vissuta. Non cerco altro che riabbracciarti e riconoscermi in quel volto che mi ha donato la vita”.

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Fonte : Today