User experience designer, chi riprogetta gli spazi digitali rendendoli più accessibili

La digitalizzazione ha permesso la nascita di alcune figure a livello aziendale sempre più inclusive e indispensabili. Gli user experience designer, infatti, sono coloro che risolvono i problemi di accessibilità delle persone, attraverso un’attenzione particolare alle loro esigenze. Un lavoro che è per metà di problem solving e per l’altra parte di creatività, come cercano di impartire al Master in User Experience per l’Inclusive Design del Politecnico di Torino. Infatti, la scuola torinese ha da poco concluso la prima edizione con ottimi risultati sia in termini di partecipazione sia di progetti, e adesso, sono già in corso i preparativi per la seconda, che partirà il prossimo 28 ottobre. Ne abbiamo parlato con Andrea Di Salvo, che oltre a essere coordinatore della scuola, è un ricercatore del dipartimento di Architettura e Design (Dad) del PoliTo.

All’insegna dell’inclusione

Di Salvo comincia a raccontare a noi di Wired, perché all’interno di questo progetto l’inclusività e la sostenibilità alla fine sono dei concetti che si fondono insieme. “Sono due elementi che si combinano perfettamente perché condividono gli stessi pilastri, quelli sociali. Infatti, ragionare in un modo collettivo, significa avere un’attenzione rivolta nei confronti dell’intera comunità. Questo conferisce una particolare consapevolezza al designer, cioè quella di progettare con un’etica che è condivisa”.

Ma non è soltanto una questione di etica, perché dal prossimo anno entrerà in vigore una nuova normativa per sostenere l’inclusione e l’accesso ai servizi digitali. “L’European Accessibility Act è una legge che è stata approvata inizialmente nel 2019 e che ha avuto una gestazione un po’ lunga, infatti, entrerà in vigore nel 2025. Questa pone degli obblighi sia per le pubbliche amministrazione sia per i privati, stabilendo come tutti gli operatori economici – produttori, distributori, importatori, ecc. – dovranno garantire alle persone con disabilità la conformità a determinati requisiti di accessibilità di certi prodotti e servizi digitali. Infatti, oltre alle raccomandazioni e agli allegati, il regolamento prevede anche delle sanzioni per chi non lo rispetta”.

Una legge che tutela le persone con disabilità e anche coloro che non hanno una piena accessibilità agli strumenti informatici. Ed è lo stesso Di Salvo a farci qualche esempio di cosa voglia dire “Gli esempi che si possono fare in termini di accessibilità sono tantissimi, a cominciare dalla navigazione interna a una pagina web da parte degli utenti non vedenti, oppure i sottotitoli generati in automatico su YouTube o ancora alcune applicazioni per le persone con ridotta mobilità che non necessitino di movimenti troppo ampi durante la navigazione o durante l’esplorazione di contenuti”.

La figura che riprogetta i disegni

È con questa idea che nasce la figura dell’user experience designer, colui ha la responsabilità di ripensare gli spazi facilitando l’accesso a chiunque. “Ci sono almeno due motivi per cui il suo ruolo è fondamentale. Il primo è che l’user experience designer va direttamente dalle persone, le osserva e parla con loro. Infatti, è solo in questo modo che avrà la possibilità di capire quali sono le loro esigenze reali. Mentre il secondo aspetto riguarda la fase più bella e creativa, in cui si immaginano delle soluzioni in circostanze in cui non erano state pensate prima”. In questo senso, c’è un dato che fa comprendere quanto sia importante e utile il lavoro degli user experience designer, perché il 67% dei problemi di accessibilità si originano già nella fase del disegno.

Fonte : Wired