Il Parlamento ha dato il via libera alla norma che riduce gli scarti alimentari e favorisce la redistribuzione. Un provvedimento utile non solo sul piano etico, ma che tutela anche quanti finora rischiavano conseguenze legali. Nella città-Stato lo spreco annuale stimato di cibo è attorno alle 750mila tonnellate.
Singapore (AsiaNews) – Il Parlamento della città-Stato di Singapore ha approvato la legge per ridurre lo spreco di cibo e incoraggiarne la donazione. Una misura utile non solo sul piano etico, davanti a uno spreco elevato di una società ad alto livello di consumi, ma che tutela anche quanti finora donavano rischiando, in certe condizioni, pesanti sanzioni.
Significativamente chiamata The Good Samaritan Food Donation Bill, la legge ha come oggetto individui o organizzazioni impegnati nella distribuzione di alimenti a scopo caritativo, beneficenza o filantropico che non veda alcuno scambio in denaro o compenso sotto qualsiasi forma.
Vengono specificate in particolare quattro condizioni che riguardano il cibo donato. La prima è che sia sicuro e adatto al momento della consegna. La seconda che il donatore informi il ricevente di qualsiasi modalità di gestione o conservazione del cibo affinché resti adatto al consumo. La terza condizione riguarda la scadenza entro cui il consumo sia possibile senza rischi. La quarta e ultima condizione riguarda le misure per garantire la sicurezza e l’igiene necessari fino alla donazione.
Punti importanti, perché il loro rispetto comporta la tutela da azioni civili o penali anche nel caso dovessero registrarsi problemi successivamente al consumo del cibo donato. Eventuali controversie saranno in carico all’Autorità per gli alimenti di Singapore (Singapore Food Administration) mentre finora venivano regolate dall’uso di documenti che sollevavano il donatore da ogni rischio o da eventuali responsabilità.
Vi sono due eccezioni importanti che escludono l’intervento dell’Autorità: quando si tratti di cibo scambiato nel contesto di rapporti interpersonali, come tra amici o tra colleghi in ambienti di lavoro, o cibo fornito dai datori di lavoro a personale domestico residente.
Una regolamentazione importante anche per evitare che – come succedeva finora – ristoranti o servizi di catering gettino nell’immondizia alimenti non consumati per evitare di incorrere in questioni legali se dovessero emergere problemi dal consumo da donazione.
D’altra parte lo spreco nella città-Stato è davvero enorme, stimato in 750mila tonnellate all’anno e che risalta ancor più se confrontato con 1,6 milioni di tonnellate di cibo importato e consumato in 12 mesi. Non solo, quindi una questione di carattere economico immediato, dato che lo scarto equivale all’11% dei rifiuti prodotti e che – oltre a costituire un peso per il sistema di raccolta e smaltimento – è un costo considerevole in termini di energia e di acqua consumati per produrlo.
Infine, una regolamentazione più certa potrà consentire una distribuzione maggiore e più efficiente a chi, per scelta non consumistica o per necessità, vorrà disporne.
Fonte : Asia