Secondo l’Ispra, vengono catalogate come “invasive” le specie la cui introduzione e diffusione causa impatti negativi sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici collegati, e a volte anche sulla salute dell’uomo. Il loro numero in Italia è salito del 96% in 30 anni. Si va dalla zanzara tigre al vermocane, passando per il granchio blu, fino alla lumaca mela e ai pesci coniglio. Ecco quali misure si stanno adottando per contrastare la loro diffusione
Alcune hanno preso nomi esotici, altre invece quasi rassicuranti. Ma tutte hanno in comune un fattore: fino a qualche anno fa non erano presenti nel nostro ecosistema. Parliamo delle cosiddette specie aliene invasive. Sono migliaia in tutto il mondo, decine e decine di queste, tra vertebrati, invertebrati e piante, sono arrivate nel corso dei decenni anche nel nostro Paese. E come accaduto per alcune di loro, possono diventare molto diffuse, se non addirittura dominanti, nel giro di qualche anno. Ma cosa sappiamo sulle specie aliene invasive in Italia?
Cosa sono le specie aliene invasive
Come riportato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, per specie aliene, o esotiche, si intendono quelle trasportate dall’uomo, in maniera volontaria o accidentale, al di fuori della loro area di origine. È l’aggiunta della parola “invasiva”, però, a far la differenza. Le specie aliene invasive, infatti, sono quelle la cui introduzione e diffusione causa impatti negativi sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici collegati, a volte anche sulla salute dell’uomo. Il numero delle specie aliene in Italia è cresciuto del 96% in 30 anni, spinto principalmente dai processi di globalizzazione legati a turismo e commercio. Per avere una idea del fenomeno, basti pensare che tra le circa 12mila specie esotiche registrate in tutta Europa, il 10-15% è ritenuto invasivo.
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Quali specie aliene esistono nel nostro Paese
Ma di quali specie stiamo parlando? Fare un elenco completo è un’operazione che richiede molto tempo. Alcune specie sono nel nostro Paese ormai da decenni e, nella percezione comune, si tende a dimenticare che siano “aliene”. Basti pensare ad esempio all’ormai onnipresente zanzara tigre, che tra l’altro è un vettore per malattie tropicali, per il virus zika e per quello della chikungunya. O al famigerato killer delle palme, il punteruolo rosso. O ancora alle nutrie. Altre specie sono salite agli onori delle cronache nel corso degli ultimi anni, arrivate attraverso il canale di Suez e le navi cargo, trovando poi nel Mediterraneo un ambiente sempre più caldo e sempre più adatto alla loro sopravvivenza. Parliamo di specie dai nomi evocativi e curiosi, ad esempio del coloratissimo vermocane, sempre più diffuso in alcune zone del sud Italia; del granchio blu, che ha creato milioni di euro di danni al settore delle cozze e delle vongole. Ma anche del pesce scorpione, della noce di mare, del pesce palla maculato e dei pesci coniglio. Neanche laghi e fiumi si salvano dalle specie aliene invasive, pensiamo ad esempio alla lumaca mela e al gambero della Louisiana, detto anche gambero killer: entrambi non hanno predatori naturali nel nostro ambiente, si riproducono velocemente e rappresentano un serio rischio per la biodiversità.
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Cosa fare contro le specie aliene invasive
Cosa si può fare contro queste specie aliene invasive? C’è, di base, un solo metodo: la prevenzione. Evitare che queste specie arrivino in Italia, consapevolmente o meno, per mano dell’uomo. Ad esempio, per le specie esotiche “da compagnia”, l’obiettivo è ridurre del 30% in sei anni il tasso di introduzione. E per quelle già presenti? Com’è ovvio non esiste un metodo universalmente valido, ogni specie ha le sue caratteristiche e l’approccio deve essere diversificato. Per alcune di esse si sta provando ad adottare un filo conduttore: mangiatele. È questo, ad esempio, l’approccio adottato e stimolato dal governo nel settore della pesca per il granchio blu, ma anche il non più tanto esotico pesce scorpione è commestibile. A dispetto del nome, fritto o in padella, rappresenta un prodotto prelibato, con un gusto simile a quello del dentice. Per altre specie, certamente, la strategia non può essere culinaria. Si punta al contenimento e, dove possibile, all’eliminazione delle specie invasive. È una sfida che in realtà non ha mai fine. Se guardiamo al futuro, è altamente probabile che la lista delle specie aliene invasive in Italia sia destinata a crescere ancora.
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Fonte : Sky Tg24