Perché le proteste anti turisti della Spagna potrebbero contagiare altre nazioni

Nelle ultime settimane decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza nelle destinazioni più popolari della Spagna, chiedendo di limitare il turismo di massa e di ripensare un modello di business che ha fatto lievitare i prezzi delle case e ha allontanato la popolazione locale dalle città.

Da Barcellona a Malaga e Maiorca, da Gran Canaria a Granada, gli organizzatori hanno sottolineato che le proteste non sono contro il turismo in sé, ma piuttosto una richiesta di un approccio più equilibrato, nonostante spesso in queste proteste i turisti siano stati letteralmente presi di mira, e allontanati bagnandoli con pistole ad acqua.

Le manifestazioni contro il turismo di massa potrebbero contagiare altri Stati

E manifestazioni come queste potrebbero presto dilagare in altre nazioni europee, se le amministrazioni locali non prenderanno provvedimenti per bilanciare le necessità economiche delle città che accolgono molti visitatori ogni anno, con quelle dei cittadini che in quelle stesse città ci abitano.

Ne è convinto Peter DeBrine, senior project officer dell’Unesco per il turismo sostenibile. “Quello che vediamo è che stiamo superando una soglia di tolleranza in queste destinazioni. Stiamo cercando di riequilibrare la situazione. Ora è totalmente sbilanciata”, ha detto a The Guardian. L’esperto ha indicato una miriade di fattori per spiegare perché molti in Spagna, da sempre una delle destinazioni turistiche più popolari al mondo, stanno ora attaccando il settore. Tra questi, la crisi immobiliare, che ha definito “la goccia che fa traboccare il vaso”.

Il turismo ha esacerbato le preoccupazioni esistenti sull’accessibilità economica degli alloggi, visto che la diffusione di alloggi messi in affitto per brevi durate, come quelli che si trovano su piattaforme come AirBnb, spinge i residenti locali fuori dal mercato, facendo schizzare in alto i prezzi degli affitti.

“Credo che questo abbia aggiunto molta ansia e frustrazione alle persone che vivono in queste destinazioni”, ha detto DeBrine. E il turismo non ha portato benefici a tutti neanche all’interno dello stesso settore. Proprio a causa dei prezzi altissimi per gli appartamenti, i lavoratori di località come Ibiza si sono ritrovati costretti a vivere in furgoni, roulotte e tende per tutta la stagione, non potendosi permettere un’abitazione vera e propria. Un altro problema è che “spesso i turisti non rispettano le destinazioni in cui viaggiano”, ha affermato DeBrine.

Divieti e ticket di ingresso contro l’overtourism

Le destinazioni spagnole hanno da tempo cercato di contrastare quelli che la popolazione locale descrive come comportamenti antisociali: introducendo codici di abbigliamento, riducendo la vendita di alcolici e, come è accaduto di recente in una località turistica, vietando i costumi gonfiabili a forma di pene e le bambole sessuali in spiaggia. Alcune località stanno già provando a correre ai ripari. La Danimarca sta incoraggiando comportamenti sostenibili e rispettosi del clima e città come Venezia hanno introdotto tasse di ingresso per i visitatori.

A Barcellona, il sindaco ha recentemente promesso di limitare gli affitti di appartamenti ai turisti entro il 2028, mentre Maiorca e Dubrovnik hanno preso provvedimenti per limitare gli arrivi delle navi da crociera, cosa che intende fare anche l’isola greca di Santorini, che vede ogni estate raddoppiare la sua popolazione, con le strade nelle quali è a volte letteralmente impossibile camminare per il numero di visitatori.

Uno degli errori da non commettere, ha detto DeBrine, è quello di creare destinazioni ‘hotspot’ dedicate ai turisti in una regione e/o città separati da quelle per i locali. In passato strategie del genere hanno portato a conseguenze indesiderate, in quanto alcuni abitanti del luogo hanno iniziato a lamentarsi del rumore e della pressione sulle infrastrutture locali dell’afflusso massiccio in certe zone, mentre altri si sono visti espellere dalle zone in cui vivevano con le abitazioni venivano sempre più spesso convertite in affitti a breve termine. “All’improvviso ci sono persone dappertutto in una destinazione e anche questo è un po’ un problema”, ha sottolineato.

Ma per l’esperto se non si farà presto qualcosa si rischia di diffondere le proteste contro il turismo al di fuori della Spagna. “Abbiamo una piccola finestra per iniziare a fare dei cambiamenti e provare cose diverse. L’obiettivo è diventare più sostenibili”, ha affermato.

Proteste contro il turismo di massa a Barcellona

Fonte : Today