YouTube funziona male in Russia

Giovedì 8 agosto, i servizi che monitorano internet in Russia hanno segnalato problemi di accesso a YouTube, la piattaforma video di Google, da parte degli utenti del paese. Queste difficoltà si aggiungono a una serie di altri rallentamenti del servizio che si sono verificati negli ultimi mesi. Le autorità russe, infatti, sostengono che la questione sia cominciata già a metà luglio, e che sia dovuta alla mancata manutenzione delle infrastrutture di Google in Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Tuttavia, l’azienda californiana e diversi esperti del settore respingono fermamente questa interpretazione. “Abbiamo visto che in alcune regioni la connettività di YouTube si è complessivamente persa o è rallentata del 90% per alcuni giorni, un problema che non può essere attribuito all’età dei server“, ha spiegato a Reuters, Boris Pastukhov, politologo e avvocato.

L’ultimo spazio libero

Nonostante le restrizioni imposte su altre piattaforme social come Twitter, Facebook e Instagram dopo l’inizio della guerra, YouTube è rimasto accessibile in Russia, probabilmente a causa della sua popolarità e dell’importanza che ha nel paese. Per questo motivo la piattaforma di Google è cominciata a diventare il principale canale per le voci dissidenti dopo la chiusura della maggior parte dei media indipendenti russi. Un esempio emblematico è il video dell’ormai ex leader dell’opposizione Alexei Navalny in cui accusa il presidente Vladimir Putin di possedere un palazzo di lusso, che ha raggiunto le 132 milioni di visualizzazioni.

Secondo Mediascope – una società russa specializzata nel monitoraggio dei media – oltre 50 milioni di russi utilizzano quotidianamente YouTube. Un eventuale blocco della piattaforma potrebbe avere conseguenze significative sulla libertà di espressione online, sulla connettività internet in Russia e sull’attività di migliaia di creatori di contenuti.

È guerra al pluralismo

Da parte sua, il governo russo ha più volte intimato a Google di riattivare i canali dei media statali sulla piattaforma video, bloccati dall’azienda americana. Mosca ha inoltre comminato multe a Google per la mancata rimozione di contenuti ritenuti illegali (“fake news”), in particolare quelli relativi al conflitto in Ucraina. E, in una mossa che ha destato preoccupazione, Alexander Khinshtein, presidente della commissione parlamentare per la politica dell’informazione, ha annunciato il 25 luglio scorso che la velocità di YouTube in Russia potrebbe subire un drastico rallentamento, fino al 70%, nelle prossime settimane: un tentativo di pressione su YouTube affinché ripristini i canali russi censurati.

Parallelamente, le autorità russe stanno promuovendo alternative nazionali al colosso americano dello streaming video. In prima linea si colloca VK Video, piattaforma gestita dal gruppo tecnologico statale VK. Tuttavia, gli osservatori temono che questa transizione verso piattaforme locali possa soffocare le voci critiche e dell’opposizione, limitando di fatto il pluralismo dell’informazione nel paese.

Fonte : Wired