Perché la nomina di Yahya Sinwar a capo di Hamas complica i negoziati con Israele: il parere dell’esperto

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Conflitto Israelo-Palestinese

Hamas ha annunciato il nome del successore di Ismail Haniyeh, il capo politico dell’organizzazione palestinese ucciso il 31 luglio scorso in un raid israeliano a Teheran. La nuova guida è Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza e mente dietro l’attacco del 7 ottobre. Per capire meglio quale sia il significato di questa nomina Fanpage.it ha intervistato Luigi Toninelli, ricercatore ISPI dell’Osservatorio Medioriente e Nord Africa.

Intervista a Luigi Toninelli

ricercatore ISPI dell’Osservatorio Medioriente e Nord Africa.

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Il nuovo capo politico di Hamas, Yahya Sinwar.

Pochi giorni fa, martedì 6 agosto, Hamas ha annunciato il nome del successore di Ismail Haniyeh, il capo politico dell’organizzazione palestinese ucciso il 31 luglio scorso in un raid israeliano a Teheran scatenando tensioni nella regione. Il gruppo ha scelto come nuova guida Yahya Sinwar, capo di Hamas nella Striscia di Gaza e mente dietro l’attacco del 7 ottobre.

Per capire meglio quale sia il significato di questa nomina, che tipo di impatto avrà sulla guerra in Medio Oriente e sui negoziati per arrivare a un cessate il fuoco Fanpage.it ha intervistato Luigi Toninelli, ricercatore ISPI dell’Osservatorio Medioriente e Nord Africa.

Luigi Toninelli, ricercatore ISPI dell'Osservatorio Medioriente e Nord Africa.

Luigi Toninelli, ricercatore ISPI dell’Osservatorio Medioriente e Nord Africa.

Partiamo dall’uccisione di Haniyeh, cosa ha rappresentato per Hamas?

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La morte di Ismail Haniyeh è stata inaspettata perché Israele avrebbe potuto colpire il leader politico di Hamas nel corso dei mesi scorsi in altre occasioni. Aveva viaggiato molto nella regione, stava a Doha ed era già stato in Iran. In più, aveva cercato, non lui in primis, ma attraverso i negoziatori in Qatar e in Egitto, di trovare un accordo per raggiungere il cessate il fuoco.

Era sicuramente, in questa fase, una figura dialogante nei confronti di Israele e quindi la sua morte è stato un contraccolpo che Hamas non si aspettava. Detto ciò, come tutte le organizzazione complesse, decapitando un leader, di certo, non si distrugge il gruppo stesso.

Hamas ha saputo trovare alternative, anche abbastanza interessanti da analizzare, e sicuramente proseguirà nella sua lotta. È un brutto colpo, il gruppo non se l’aspettava, forse ipotizzava di più l’uccisione dei membri che stanno all’interno della Striscia stessa, ma continuerà ugualmente la sua azione.

I funerali di Ismail Haniyeh

I funerali di Ismail Haniyeh

Ora è stato scelto Yahya Sinwar. Perché? Che differenze ci sono tra lui e Haniyeh?

Sinwar è stato scelto per vari motivi. La sua nomina è un messaggio molto forte nei confronti di Israele, il senso è: “Non cediamo alla vostra pressione. Se uccidete un nostro leader più conciliante e che sta negoziando, noi eleggiamo qualcuno di più assertivo, la mente dietro gli attacchi del 7 ottobre”. Quindi, se la speranza era quella di sottomettere Hamas, il gruppo ha risposto con la scelta di un leader più combattivo.

Yahya Sinwar ora pare sia nascosto nella Striscia e un secondo messaggio che l’organizzazione vuole mandare con la sua scelta è: “Noi non lasceremo Gaza, il nostro leader è lì”. Inoltre, la sua elezione dà una nuova unità al gruppo. In passato la leadership politica era in Qatar, a Doha, e quella militare nella Striscia, mentre ora tutto il controllo, il comando dell’organizzazione è sotto una stessa testa.

Rappresenta un regolamento interno del gruppo, perché in questa fase storica, ad avere in mano la situazione e a gestire le operazione è la fazione di Gaza, non quelle a Doha o in Cisgiordania.

Chi è Yahya Sinwar?

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È la mente dietro gli attacchi del 7 ottobre ed è stato prigioniero di Israele per 20 anni, poiché accusato di aver ucciso e di aver cercato di uccidere dei palestinesi che collaboravano con lo Stato israeliano.

Nel corso degli anni di prigionia, ha studiato l’ebraico per comprendere meglio il nemico, lo conosce bene dall’interno. È stato rilasciato nell’ottobre del 2011, insieme ad altri 1000 prigionieri palestinesi, nello scambio avvenuto per liberare Gilad Shalit, un soldato israeliano rapito nel 2006.

Da mesi è probabilmente nascosto nei tunnel all’interno della Striscia di Gaza, è l’obiettivo principale della guerra che Israele sta portando avanti sul territorio ma a oggi sembra non sia stato ancora individuato.

Hamas potrebbe decidere di allontanarlo dalla Striscia?

È difficile che venga fatto uscire perché al momento la Striscia è blindata, anche i tunnel verso l’Egitto sono stati chiusi, non è proprio possibile comunicare con l’esterno.

Anche se, come tutte le cose, è una possibilità che non si può escludere a priori, è molto più probabile che Sinwar continui a gestire la guerra dall’interno, che rappresenti un segno di forza e della volontà di rimanere nella Striscia nonostante il tentativo israeliano di neutralizzare l’organizzazione e di estirparla dal territorio.

Per la successione di Haniyeh erano stati fatti anche altri nomi.

Sì, subito dopo l’uccisione di Haniyeh era stato eletto come leader temporaneo Khaled Mashaal, il precedente capo di Hamas. Spesso i vari nomi che escono in queste fasi rappresentano anche i giochi di potere interni all’organizzazione o dei tentativi di depistaggio rispetto a quella che è poi stata la scelta.

Spesso, quando avvengono cambi ai vertici di organizzazioni importanti, complesse e segrete sotto certi aspetti, si diffondono notizie false sia dall’interno, da parte dei membri, che dall’esterno, da parte di avversari, per condizionare la scelta.

Credo e so che c’è stata una dialettica anche abbastanza intense all’interno del gruppo. Lo stesso Mashaal ha deciso di fare un passo indietro e ha sponsorizzato la candidature di Sinwar per i motivi che ho detto prima.

Rispetto a quelli che aveva Haniyeh, che tipo di rapporti ha Sinwar con Iran e Libano, viste anche le recenti tensioni con Israele?

Sinwar è sicuramente più vicino a Teheran, è un nome gradito, anche rispetto al leader ad interim Khaled Mashaal che aveva avuto momenti di scontro durante la guerra civile siriana proprio con l’Iran e la Siria.

Allo stesso modo fa comodo anche al Qatar perché se la leaderhip di Hamas non è più a Doha, questa subirà meno pressioni a livello internazionale.

Per quanto riguarda gli altri attori regionali, sicuramente la notizia è vista come positiva all’interno dell’asse della resistenza perché Sinwar è sempre stato, e negli ultimi mesi lo è stato ancora di più, il vero volto dell’opposizione ostinata e contraria nei confronti di Israele.

Questa mattina è uscita la notizia dell’imminente ripresa dei negoziati per il cessate il fuoco. Rispetto all’elezione di Sinwar, che tipo di cambiamenti ci saranno?

In questi ultimi mesi abbiamo visto come sia soprattutto Israele a non volere un cessate il fuoco o a reputare le attuali condizioni come inaccettabili per lo Stato israeliano. Questo già di per sé complica le cose a prescindere da quale sia il leader di Hamas.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Detto ciò, la nomina di Sinwar sicuramente non aiuta, anzi, complica il dialogo, creando sfiducia e alzando la posta in gioco, non aiuta in ottica negoziale. Si tratta di un rappresentante che sulla resistenza contro Israele è sicuramente più intransigente.

Ricordiamoci anche che l’obiettivo primario di Israele è quello di distruggere l’organizzazione Hamas e al centro di questa missione c’erano e ci sono proprio l’uccisione di Mohammed Deif (comandante delle Brigate al-Qassām, braccio armato di Hamas a Gaza, ndr) e quella di Sinwar.

Ora troviamo al vertice dell’organizzazione il personaggio che la controparte negoziale vuole uccidere. Questo fatto renderà inevitabilmente più complesso il negoziato perché colui che si trova a decidere di siglare l’accordo e anche colui che l’altra parte vuole neutralizzare.

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Fonte : Fanpage