“Non useremmo Bing neanche gratis”: lo schiaffo di Apple a Microsoft

Quella fra Bill Gates e Steve Jobs è una delle rivalità storiche della Silicon Valley: il primo ha fondato Microsoft nel 1975 insieme con Paul Allen, il secondo ha fondato Apple nel 1976 insieme con Steve Wozniak e per la successiva ventina d’anni i due si sono affrontati professionalmente e confrontati senza esclusione di colpi, con accuse di plagio, discussioni a distanza e temporanei riavvicinamenti che però non hanno mai davvero colmato la distanza che li separava.

Avanti veloce di quasi cinquant’anni e chissà che non c’entri in qualche modo anche questa inimicizia nell’atteggiamento che l’azienda di Cupertino ha nei confronti di quella di Redmond. Oggi Apple è ben disposta a fare affari con Google, che è pure una rivale molto forte (se non più forte, in alcuni aspetti) ma per nulla ad aprirsi a Microsoft. “Neanche gratis”, come emergerebbe dalle carte del pronunciamento che ha portato il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti a stabilire che il colosso di Mountain View opererebbe come monopolista nel mercato dei motori di ricerca.

Le frasi di Cue riportate nella relazione redatta dal giudice Mehta

La chiusura di Apple a Bing

Il dettaglio emerge a pagina 113 della relazione del giudice Amit Mehta (che è questa), in cui vengono citate le parole di Eddy Cue, uno dei vicepresidenti di Apple, secondo cui l’azienda di Cupertino non avrebbe valide alternative all’uso di Google come motore di ricerca sui suoi dispositivi. Come è noto, Google paga ad Apple miliardi di dollari per essere il motore di ricerca di default dentro al browser Safari, ma perché succede? Perché non scegliere altro? Perché non scegliere Bing, il motore di ricerca di Microsoft?

Qui arriva la mazzata, per la compagnia co-fondata da Bill Gates: “Non c’è alcun prezzo che potrebbero pagarci” per passare a Bing, avrebbe detto Cue secondo quanto si legge nelle carte. Insomma, “a causa della qualità inferiore di Bing” (queste parole sono del giudice Mehta), Apple non avrebbe mai accettato di utilizzarlo: “Non credo che ci sia un prezzo al mondo che Microsoft potrebbe offrirci, si sono offerti di darci Bing gratuitamente ma potrebbero pure darci l’intera azienda” e comunque Apple non lo farebbe. Neanche gratis, appunto.

Google fra orgoglio e monopolio

Questa cosa, se da un lato può essere motivo di orgoglio per Google, che si vede in qualche modo riconosciuto lo status di leader nel campo dei motori di ricerca, è anche una spina nel fianco, perché (secondo il giudice) sarebbe una conferma del fatto che “Google è l’unica, vera scelta come motore di ricerca predefinito”. E che dunque agirebbe in regime di monopolio.

Le frasi di Cue, che sono anche un suo (non tanto) implicito giudizio sulle performance di Bing, trovano del resto riscontro nelle quote di mercato: fra i motori di ricerca, Google si è costruito una reputazione di affidabilità negli anni ed è usato da oltre il 91% degli utenti nel mondo, mentre Bing è fermo a meno del 4%.

Per quanto per Google queste parole potrebbero trasformarsi in un boomerang, sono fra l’altro anche una risposta a tutti quelli che “con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, il dominio di Google fra i motori di ricerca è finito” o che “il futuro di Google è a rischio”. Non lo è, come su Italian Tech abbiamo scritto spesso e come il dipartimento di Giustizia degli USA ha fatto notare una volta di più.

@capoema

Fonte : Repubblica