Uomo del popolo, legato all’America rurale, agricola, semplice e distante dai grattacieli di New York o dal futuro immaginato nella Silicon Valley (anche fisicamente: Minneapolis sta a 2000 chilometri da Manhattan e a 3000 da Palo Alto), il 60enne Tim Walz non si è occupato molto di tecnologia durante la sua carriera politica.
E però, quando lo ha fatto, il candidato vicepresidente scelto da Kamala Harris per la corsa alla Casa Bianca l’ha fatto su temi importanti e prendendo posizioni chiare. Di seguito, vediamo come l’attuale governatore del Minnesota la pensa sulla riparabilità dei gadget elettronici, sull’intelligenza artificiale e sulla connettività. E su TikTok, in qualche modo.
L’impegno di Walz per il diritto alla riparazione
L’anno scorso, Walz ha firmato un disegno di legge (questo) che ha fatto diventare il Minnesota il quarto Stato degli USA ad approvare una legge sul diritto alla riparazione, fra l’altro una fra le più complete: chiamata Digital Fair Repair Act, ha imposto alle aziende di fornire strumenti diagnostici, documentazione e parti di ricambio sia ai clienti finali sia ai negozi che effettuano riparazioni. La legge voluta da Walz copre moltissimi dispositivi elettronici, con alcune eccezioni per quanto riguarda console per videogiochi, automobili (che però sono regolamentate in altro modo) e attrezzature agricole, che è un dettaglio importante per uno Stato come il Minnesota.
Il cosiddetto right-to-repair, cioè appunto il diritto ad avere la possibilità di poter riparare il proprio (per esempio) smartphone o farselo riparare, è una delle cose meno gradite dai colossi della tecnologia, che ovviamente guadagnano di più vendendo un nuovo dispositivo che facendolo ripararare. Il lungo braccio di ferro fra aziende come Apple, Google e anche Samsung si è in qualche modo concluso proprio durante l’amministrazione Biden, con le aziende che hanno fatto parecchie concessioni nella direzione di una maggiore e più facile riparabilità.
Tim Walz su IA e banda larga
Walz si è fatto sentire anche sul tema attualissimo dell’intelligenza artificiale e della disinformazione fatta con l’IA: a maggio 2023 ha firmato una delle prime normative statali (questa) su deepfake ed elezioni. La legge stabilisce che sia un reato condividere deepfake per cercare di danneggiare un candidato politico o influenzare un’elezione e fa lo stesso per la condividisione non consensuale di deepfake che ritraggano atti sessuali usando immagini di altri (il revenge porn fatto con l’IA, insomma).
Non solo: sempre sotto la guida di Walz, secondo quanto riferito da Axios, il Minnesota avrebbe presentato più di una dozzina di proposte di legge nell’ultimo paio d’anni per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale generativa e le tecnologie a essa collegate.
Durante il suo periodo da deputato (fra 2007 e 2019) si è concentrato principalmente su questioni legate all’agricoltura e ai veterani e soprattutto ha co-firmato alcune proposte di legge sulla cosiddetta banda larga rurale, su cui ha lavorato anche da governatore. Pochi mesi fa ha in effetti annunciato uno stanziamento di oltre 50 milioni di dollari proprio per espandere l’accesso alla banda larga nello Stato: “Aiutare più cittadini del Minnesota a connettersi a Internet ad alta velocità è uno dei modi in cui stiamo rendendo il Minnesota lo Stato migliore per famiglie, lavoratori e aziende”, aveva spiegato allora.
Tim Walz e i social network
Alcune di queste prese di posizione (soprattutto su right-to-repair e IA) difficilmente renderanno Walz simpatico ai manager della Silicon Valley, che a oggi è in effetti un po’ spaccata nella scelta di quale candidato sostenere. Se da un lato sembra che alcuni (ma non tutti) i venture capitalist più importanti siano pro Trump, dall’altro alcune sue recenti dichiarazioni, dalle accuse a Zuckerberg alle minacce a Google, hanno reso l’ex immobiliarista di New York meno gradito alle aziende che nella Silicon Valley muovono gli interessi più grossi.
Una cosa che di Walz si conosce poco è il suo rapporto con i social network, dove si è comunque guadagnato le simpatie dei giovanissimi dopo avere chiamato “weirdos” la coppia Trump-Vance. Soprattutto, non si sa ancora come la pensi sull’ipotetico blocco di TikTok negli Stati Uniti, che potrebbe scattare a gennaio. Questo vale pure per Harris, perché neppure lei si è espressa pubblicamente sull’argomento ma una cosa sin qui è evidente, e sono molti gli organi di stampa americani che la stanno facendo notare: TikTok è diventato imprescindibile per la campagna elettorale, sia per i Democratici sia per i Repubblicani.
E i due video di annuncio del coinvolgimento di Walz come candidato vicepresidente, che insieme hanno raccolto 4,5 milioni di views in meno di un giorno, lo dimostrano chiaramente.
Fonte : Repubblica