Arshad Nadeem, oro a Giochi del Commonwealth nel 2022 e argento ai Mondiali di Budapest dello scorso anno, ha buone possibilità di salire sul podio e portare al Pakistan una medaglia olimpica dopo 32 anni. Il campione da battere è un “vicino di casa”, l’indiano campione di Tokyo 2020 Neeraj Chopra. A differenza dei governi dei loro Paesi, però, tra i due atleti non c’è rivalità, ma un buon rapporto sportivo.
Parigi (AsiaNews) – Il titolo di campione olimpico nel tiro del giavellotto dell’indiano Neeraj Chopra potrebbe essere insidiato da un altro atleta dell’Asia meridionale: Arshad Nadeem, uno dei sette atleti della delegazione pakistana, portabandiera e l’unico, al momento, che sembra avere la possibilità di salire sul podio ai Giochi di Parigi 2024.
Dopo aver entrambi passato il turno di qualificazione al primo lancio, rispettivamente con 89,34 e 86,59 metri, Arshad e Neeraj si rivedranno in pedana l’8 agosto per la finale, dove per vincere potrebbe essere necessario superare i 90 metri. Una misura che finora Arshad è riuscito a superare per 18 centimetri, una volta sola, mentre all’indiano per arrivarci mancano ancora sei centimetri di personale.
Ma nelle competizioni internazionali è dal 2016 che Nadeem insegue Chopra: alle Olimpiadi di Tokyo 2020 il pakistano era arrivato quinto. Ai Giochi del Commonwealth del 2022 aveva vinto l’oro. E ai campionati del mondo di atletica leggera dello scorso anno a Budapest era riuscito a salire sul secondo gradino del podio. Sempre dietro all’indiano.
“Mi sento forte e in forma”, ha detto Arshad Nadeem in un’intervista ad Al Jazeera, “e ho buone speranze di fare una bella prestazione a Parigi”. Il Pakistan non vince una medaglia dalle Olimpiadi del 1992 a Barcellona, quando ottenne un bronzo nell’hockey su prato.
Nadeem, classe 1997, come Chopra (uno è nato a gennaio, l’altro a dicembre) si allena in Pakistan, a Lahore, nella provincia del Punjab, anche quando le temperature toccano i 45 gradi. ll suo attuale allenatore, Salman Iqbal Butt, 66 anni, vinse due medaglie d’argento nel lancio del disco ai Giochi asiatici del 1989 e del 1991. “Nel mondo dell’atletica d’élite, tutto si riduce al tuo sistema di supporto e a chi si prende cura di te. In Pakistan, anche se la nostra struttura generale potrebbe non essere la migliore, allenatori come Butt sahib fanno davvero la differenza”, ha detto Nadeem.
Terzo di sette fratelli, quando Arshad era piccolo in famiglia si mangiava carne una volta all’anno, durante la festa islamica di Eid al-Adha, chiamata anche la Festa del sacrificio. Da ragazzino Nadeem si cimentò nel cricket, lo sport più popolare in Asia meridionale. Ma presto si spostò sugli sport individuali e a scuola provò le varie discipline dell’atletica leggera.
Nel 2011 venne notato da Rasheed Ahmed Saqi, il suo primo allenatore, che oltre a comprargli il primo paio di scarpe chiodate per gareggiare, gli assicurò un lavoro nel settore pubblico che gli permettesse di avere tempo per allenarsi. Nel 2015 Nadeem ottenne il titolo di campione nazionale e dall’anno successivo ebbe inizio la sua carriera sui campi di atletica internazionali. Oggi si mantiene grazie a tre grossi sponsor e a una borsa di studio da parte del Comitato olimpico internazionale.
A differenza dei governi dei loro Paesi, non c’è rivalità tra Nadeem e Chopra. Al contrario, in più interviste il giavellottista pakistano ha sottolineato di essere in ottimi rapporti con il collega indiano e di gareggiare prima di tutto contro se stesso. “L’India è nostra vicina. Le persone da entrambe le parti dicono molte cose sul Paese dell’altro, ma questo lo sport ci insegna questo: a essere amichevoli e a non concentrarci sulle nostre differenze”.
“Di solito io e Neeraj parliamo di cose di cui parlano gli amici. Le solite cose”, ha raccontato Nadeem ai microfoni di Parigi dopo le qualificazioni. “Mi dà una gioia immensa il fatto che ci siano solo due di noi dell’Asia meridionale, io e Neeraj bhai, che si esibiscono sul palcoscenico mondiale insieme ad altri atleti”, ha continuato. “In ogni competizione, l’obiettivo di ogni atleta rimane quello di provare a dare il massimo. Auguro a Neeraj la migliore fortuna possibile. Che lui e io possiamo fare bene per i nostri rispettivi Paesi”.
Fonte : Asia