Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni, il mistero irrisolto del delitto di via Poma

video suggerito

L’ omicidio di Simonetta Cesaroni in via Poma

Simonetta Cesaroni è stata trovata morta nell’ufficio in cui lavorava a Roma il 7 agosto del 1990. Il delitto di via Poma è uno dei più famosi cold case italiani, ecco perché non c’è ancora un colpevole.

0 CONDIVISIONI

Il delitto di Simonetta Cesaroni è un caso irrisolto e ancora oggi, dopo trentaquattro anni, non si sa ancora chi l’abbia uccisa. Simonetta è stata ritrovata morta nell’ufficio dove lavorava agli Ostelli della Gioventù in via Poma 2 nei pressi di Piazza Mazzini a Roma la sera del 7 agosto 1990. Oggi è l’anniversario della sua morte, se fosse stata viva avrebbe avuto 55 anni. Nel corso degli anni ci sono stati diversi sospettati ed accusati, Pietro Vanacore e Raniero Brusco e recentemente Mario Vanacore. Tutti sono stati scagionati e ad oggi non ci sono colpevoli.

Il mistero del delitto di via Poma: l’omicidio di Simonetta

Antonio Del Greco

Antonio Del Greco

Simonetta Cesaroni aveva diciannove anni e lavorava come segretaria negli uffici degli Ostelli della Gioventù di via Poma. È stata trovata morta, uccisa con ventinove fendenti di un corpo contundente, che si ipotizza sia stato un tagliacarte. A ricostruire la scena del crimine trentadue anni dopo in un’intervista è Antonio Del Greco, ex funzionario della Polizia. “Arrivo in un battibaleno. Ci sono tante persone all’interno dell’ufficio, la scena del crimine è già stata inquinata”. Nell’appartamento c’erano la sorella di Simona con il suo fidanzato, il datore di lavoro, la moglie di Vanacore (il portiere del palazzo ndr), due agenti delle Volanti, quattro della Squadra Mobile”. Simonetta era seminuda, distesa a terra, con la pancia all’aria, con ventinove colpi di stiletto. “Le uniche tracce di sangue le rivela la Scientifica nel corso del successivo sopralluogo, ma sono tracce infinitamente piccole”.

Pietro Vanacore e Raniero Brusco, i principali sospettati

Raniero Brusco

Raniero Brusco

I principali sospettati dell’omicidio di Simonetta Cesaroni sono stati il p0rtiere del palazzo Pietro Vanacore e l’allora fidanzato della vittima, Raniero Brusco, tutti e due scagionati. Pietro Vanacore è stato indagato e poi prosciolto e dopo vent’anni si è suicidato. Raniero Brusco, finito a processo ventidue anni dopo il delitto, è stato condannato in primo grado a ventiquattro anni di carcere a gennaio 2011. Dalla perizia dei tecnici è emerso come la ferita individuata sul capezzolo di Simonetta infatti non è un morso, come ipotizzato all’inizio dalla Procura e Brusco è stato assolto nel 2012.

Leggi anche

Delitto di via Poma, Mario Vanacore: “Ho visto Simonetta solo da morta, basta calunnie”

Le accuse contro Mario Vanacore, presunto killer di Simonetta

Simonetta Cesaroni

Simonetta Cesaroni

Per gli investigatori che negli ultimi due anni hanno indagato sul caso di Simonetta Cesaroni c’è una pista che conduce a Mario Vanacore, il figlio del portiere del palazzo al civico 2 di via Poma. La famiglia Vanacore a distanza di anni dalle accuse rivolte al capofamiglia Pietro è tornata sotto ai riflettori. Per gli investigatori avrebbe protetto il figlio Mario. Questa l’ipotesi avanzata nel corso della riapertura delle indagini, ma per la Procura non ci sono prove e vanno archiviate. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri Mario Vanacore sarebbe entrato nell’ufficio in cui Simonetta lavorava tra le 17.50 e le 18.15, come già sarebbe accaduto in passato, per fare gratuitamente delle telefonate interurbane. Approfittando che fosse sola, avrebbe tentato di abusare sessualmente di lei, al suo rifiuto l’ha uccisa.

L’avrebbe costretta a spogliarsi puntandole contro una lama, lei avrebbe invece cercato di disarmarlo, ferendolo. Sangue che, ipotizzano i militari, è rimasto sul lato interno della porta e sulla maniglia, del quale è stato isolato il “gruppo A” non riconducibile alla vittima. Mario Vanacore avrebbe poi dimenticato l’agenza Lavazz e usato il telefono sporcando di sangue la tastiera, per chiamare la sua famiglia raccontando l’accaduto. Per gli investigatori i famigliari avrebbero negli anni depistato le indagini per coprirlo. I vestiti di Simonetta sono spariti dall’ufficio e non verranno più ritrovati. Per la Procura si tratta invece di “ipotesi e suggestioni e sono assenti elementi concreti di natura quantomeno indiziaria”. Mario Vanacore ha respinto ogni congettura, ribadendo di aver visto Simonetta solo da morta e che quelle avanzate nei suoi confronti sono solo “calunnie”. A distanza di trentaquattro anni ad oggi l’assassino di Simonetta Cesaroni non è stato ancora trovato.

0 CONDIVISIONI

Fonte : Fanpage