Asia, da Taiwan al mar Cinese Mediorientale, tutti i fronti caldi da monitorare

Taipei. “La difesa dei confini, del mare e dell’aria sono un importante simbolo della sovranità del paese e una garanzia fondamentale per il suo futuro sviluppo”. Queste sono le parole pronunciate dal presidente Xi Jinping durante la sessione di fine luglio del Politburo, l’ufficio politico del Partito comunista cinese, con cui ha celebrato il 97esimo anniversario della nascita dell’Esercito Popolare di Liberazione, aprendo anche alla possibilità di future azioni militari della Cina per il 2027, anno in cui ricorrerà il centenario delle forze armate.

Al di là dei pronostici che al momento non sono suffragati da alcuna certezza, però, non c’è alcun dubbio, che restano diversi i punti di tensione in Asia che potrebbero esplodere o riaprirsi nei prossimi anni. Ma bisognare fare attenzione, perché la possibilità che si verifichino nuovi conflitti non riguarda soltanto la Cina. Infatti, sia l’Asia Orientale e sia la parte Meridionale sono entrambe attraversate da una lunga serie di dispute territoriali da anni irrisolte: a cominciare dalle cime innevate dell’Himalaya, fino alle acque profonde e ricche di risorse del mar Cinese Meridionale, passando per una lunga serie di isole o lembi di terra. La posta in gioco è alta, perché di mezzo c’è la storia, l’orgoglio nazionale, a cui seguono anche temi identitari, religiosi ed economici come l’accesso a materie prime.

Taiwan

Non si tratta esattamente di una disputa territoriale, visto che la Repubblica Popolare Cinese considera Taiwan parte integrante del proprio territorio. Ma è il primo luogo che viene in mente quando si pensa a un possibile flashpoint in grado di aprire un fronte asiatico. Ancora oggi la Repubblica di Cina è il nome ufficiale di Taiwan: dal 1949 l’isola ha subito una dominazione del regime nazionalista di Chiang Kai-shek. Dopo aver perso la guerra civile, il Guomindang ripiegò infatti su Taiwan, mantenendo avamposti militari in altre isole in prossimità del Fujian: le isole Kinmen e le isole Matsu. Da qui doveva partire la riconquista della Cina, ma l’operazione non è mai avvenuta.

Adesso, il Partito comunista cinese vuole compiere la “riunificazione” tra i due territori, che da Taiwan viene vista come un tentativo di “unificazione”. In questo scenario, gli Stati Uniti affermano di voler preservare lo status quo, ma secondo Pechino starebbero fomentando le spinte “secessioniste” taiwanesi. Dunque, per Pechino Taiwan rappresenta solo l’ultimo tassello sulla strada del “ringiovanimento nazionale”, il processo storico avviato dal Partito comunista per superare il secolo delle umiliazioni. Il rischio di turbolenze che era già elevato, con l’insediamento a maggio del nuovo presidente taiwanese Lai Ching-te è accresciuto ancora di più, perché la Cina lo considera un “secessionista radicale”. Di recente a Taiwan è stata prodotta una serie tv “Zero Day”, che racconta in maniera realistica una possibile invasione dell’isola, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sui possibili rischi.

Le due Coree

Tutti la chiamano la linea di demarcazione militare, ma in coreano il suo nome è Hyujeonseon, che letteralmente significa “linea del cessate il fuoco“. A sottolineare la provvisorietà di un armistizio che non si è mai trasformato in una vera e propria pace duratura. Questa sottile striscia di terra che è lunga 248 chilometri, può essere osservata dall’alto del monte Dora, dove da una parte e dall’altra ci sono due chilometri di zona demilitarizzata. Infatti, si tratta del confine più blindato e controllato del mondo, quello che separa la Corea del Nord e la Corea del Sud.

La Repubblica Popolare Democratica di Corea amministra la parte Nord della penisola, anche se l’articolo 1 della sua Costituzione recita: “La Repubblica Democratica Popolare di Corea è uno Stato socialista indipendente che rappresenta gli interessi di tutto il popolo coreano”. Mentre l’articolo 3 della Repubblica di Corea, che governa il Sud, dice: “Il territorio della Repubblica di Corea è costituito dalla penisola coreana e dalle isole adiacenti“. Insomma, due modi in cui entrambe le Coree ambiscono alla riunificazione dell’intero territorio sotto il rispettivo ombrello.

Fonte : Wired