Ho bevuto la cannabis light: così Giorgia Meloni regala 500 milioni alle lobby

Prima di andare a dormire, ieri sera, ho bevuto un infuso di cannabis sativa, meglio conosciuta come cannabis light, quella leggera e finora legale. È l’alimento che Giorgia Meloni e la maggioranza di governo vogliono vietare in Italia. Paragonandolo a una droga (cioè alla cannabis indica, che però è un’altra specie di pianta). E punendo chi lo detiene, o ne fa uso, con le stesse norme che sanzionano spacciatori e trafficanti di stupefacenti.

Premetto che non ho avuto gli effetti allucinogeni che la destra in Parlamento immagina. Non mi sono sentito una rockstar sul palco del Circo Massimo e non sono stato né meglio né peggio. Forse ho beneficiato di un sonno più rilassato, nonostante il caldo di queste settimane. Ma non sono in grado di dimostrarlo, non essendomi sottoposto a un test scientifico.

Chi sono i castigatori della cannabis light

Comunque non ne ho fatto un uso ricreativo, come curiosamente intendono i promotori della nuova legge, cioè non mi sono ritrovato con una frotta di amici in spiaggia, seduti in cerchio sulla sabbia, a passarci clandestinamente la tazza da tè.

La premier, Giorgia Meloni (foto LaPresse)

Esiste infatti un normale impiego alimentare della cannabis sativa, pianta conosciuta anche con il nome di canapa. Così come si fa con una tisana, una camomilla, un infuso da prendere prima di andare a dormire, o quando ci pare e piace. Senza dover chiedere il permesso al governo o al senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, tra gli acerrimi castigatori della cannabis light.

“Contrario a sonniferi e benzodiazepine”

Non ho mai fumato tabacco, nemmeno hashish o cose del genere. Non uso droghe. Non bevo superalcolici e mi limito a un bicchiere di vino o di birra nelle occasioni amichevoli. Non sono insomma il compagno ideale per chi vuole stonarsi. La mia medicina, per dormire bene, è fare qualche ora di sport al giorno. Ma siccome questo è possibile soltanto in vacanza, resta il problema del resto dell’anno.

La nuova legge non è soltanto antiscientifica. Ma pure umanamente vile: perché punisce le tantissime persone che per età avanzata o malattie autoimmuni sono afflitte da dolori cronici, disturbi del sonno, ansia e avevano trovato nei derivati legali della cannabis light un rimedio

Verso i cinquant’anni, come per gran parte della popolazione, le mie notti di sonno hanno quindi cominciato ad accorciarsi. La beffa peggiore è riaddormentarsi dieci minuti prima del suono della sveglia. Ne parlai due anni fa con un amico neuropsicologo. Avvertendolo che rifiuto per principio qualsiasi farmaco sintetico che dà sonnolenza, assuefazione o dipendenza. Tipo benzodiazepine, sonniferi, ansiolitici e altre droghe legali: il cui abuso, anche da parte dei medici che li somministrano facilmente, è diventato un problema sociale negli Stati Uniti.

Cosa ha consigliato il neuropsicologo

“Non ti servono, infatti – risponde l’amico -. Dovresti provare con i Cbd, il cannabidiolo. È un composto chimico naturale contenuto nella cannabis sativa legale, quella che si trova in libera vendita”. Non vi sto a raccontare le proprietà dei Cbd e degli altri estratti e derivati della canapa, che potete leggere in rete. L’Unione Europea, legalizzando la coltivazione e il suo commercio, per usi sia industriali sia alimentari, ha pubblicato una sintesi qui.

Piante di cannabis sativa (foto Wikipedia)

Il principio attivo che, secondo la legge, rende la canapa indica uno stupefacente (cioè l’altra specie non in libero commercio) è il delta-9-tetraidrocannabinolo, una molecola abbreviata con la sigla di Thc. Per la cannabis sativa (cioè la specie in libero commercio) l’Unione Europea stabilisce invece che “i semi di canapa destinati alla semina devono essere corredati della prova che il tasso di Thc della varietà interessata non è superiore alle 0,3 per cento”. In altre parole, se volete sballare con la cannabis light, anche masticandola o fumandola, perderete tempo: sarebbe come tentare di ubriacarsi con il succo d’uva.

La rabbia degli agricoltori italiani

Su questa base europea, la legge 242 del 2 dicembre 2016 ha permesso anche in Italia la coltivazione, l’importazione e la libera vendita dei derivati della cannabis sativa. È nato così un settore in espansione che dà lavoro a 11.000 persone, riunite in aziende di piccole e medie dimensioni con un fatturato annuo, secondo Cristiano Fini, presidente di Cia agricoltori italiani, di mezzo miliardo di euro.

Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri (foto LaPresse)

Qualche notte fa, mentre il Parlamento era distratto a discutere del sesso della pugile algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato il divieto totale alla coltivazione, importazione e vendita della cannabis sativa per uso alimentare. E hanno ristretto radicalmente gli impieghi nell’industria e nella cosmetica. Se a settembre il Senato confermerà questo indirizzo ideologico, che non ha alcun riscontro scientifico, detenere lo stesso numero di bustine da tè di canapa che ho fotografato nell’immagine vicino al titolo potrebbe equivalere al possesso di hashish, eroina o cocaina in dosi massicce. E quindi comportare l’arresto e una condanna penale.

Il record dell’Italia di Benito Mussolini

Per la destra italiana è un avvitamento storico. Durante gli anni Trenta del Novecento e il regime di Benito Mussolini, personaggio non secondario nella formazione politica di molti difensori del made in Italy oggi, l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa sativa dietro l’Unione Sovietica. L’emendamento che rischia di uccidere 11.000 posti di lavoro è ora contenuto nell’ultimo decreto sicurezza del governo.

Così il governo affossa ogni innovazione agricola – di M. Tonelli

Il nuovo articolo 13 bis dice infatti così: “Al fine di evitare l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa che possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale, alla legge del 2 dicembre 2016 numero 242, sono apportate le seguenti modificazioni…”. Allora perché non si fa riferimento all’abuso di alcol? Al vino? Ai superalcolici? Il 9,7 per cento degli incidenti stradali in Italia è correlato all’assunzione di alcol e il 3,2 per cento di stupefacenti (i dati qui).

Il regalo alle lobby dei farmaci

Eppure, così stabilisce la nuova legge: “È vietata l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (cannabis sativa)… anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati. Si applicano le sanzioni…” previste dal decreto del presidente della Repubblica numero 309/1990, che è la norma che punisce traffico e spaccio di droga. Anche se i Cbd, come ho sperimentato personalmente, non producono effetti stupefacenti. E non esiste alcun articolo di cronaca che dimostri un solo incidente o una rissa provocati dall’aver bevuto una tisana con estratti di canapa sativa.

Confezioni di benzodiazepine (Direzione centrale servizi antidroga)

La nuova legge, che pone anche in questo campo l’Italia fuori dagli indirizzi dell’Unione Europea, non è soltanto antiscientifica. Ma pure umanamente vile: perché punisce le tantissime persone che per età avanzata o malattie autoimmuni sono afflitte da dolori cronici, disturbi del sonno, ansia e avevano trovato nei derivati legali della cannabis light un rimedio che, a dosaggi normali secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, non dà alcun effetto collaterale o rischi di dipendenza. Ma soprattutto avevano scelto liberamente un trattamento molto più naturale ed economico delle alternative farmaceutiche.

I pazienti danneggiati dal decreto

Una vasta comunità silenziosa di pazienti viene così danneggiata da parlamentari da quindicimila euro al mese di indennità-diaria-rimborsi, con assistenza sanitaria integrativa garantita dallo Stato, che pretendono di legiferare anche su ciò che non è dannoso per la salute. Ovviamente da settembre, se da Giorgia Meloni a Maurizio Gasparri la maggioranza manterrà fede ai suoi obiettivi, resteranno a disposizione i soliti oppioidi, le benzodiazepine e le sostanze sintetiche dispensate dal servizio sanitario nazionale. E centinaia di milioni di fatturato generato oggi dal commercio legale di cannabis sativa verranno trasferiti alle industrie del farmaco. Insomma, un bel regalo dal governo che, indirettamente, premia anche la criminalità organizzata: perché oltre a importare già ora qualsiasi tipo di droga illegale, dal prossimo autunno potrà spacciare l’innocente canapa.

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Fonte : Today