Dopo l’annuncio del governo tecnico provvisorio, il Partito nazionalista del Bangladesh è riemerso sulla scena politica del Paese. La leader Khaleda Zia è stata liberata e il figlio pare pronto a candidarsi. Indù e cristiani sono stati attaccati, ma non era questo lo spirito delle proteste. Gli universitari rischiano di essere messi ai margini e di non riuscire a trasformarsi in rappresentanza politica.
Dhaka (AsiaNews) – Sono giorni di attesa quelli che sta vivendo ora il Bangladesh dopo le dimissioni della prima ministra Sheikh Hasina, arrivate dopo quasi un mese di proteste. Il capo di stato maggiore dell’esercito ieri si è rivolto alla nazione annunciando la creazione di un governo tecnico di transizione che entro 90 giorni porterà il Paese a nuove elezioni e pare che Muhammad Yunus, vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2006, abbia accettato l’incarico di consigliere su richiesta degli universitari, che hanno dato la notizia questa mattina dai loro account Facebook.
Ma è l’opposizione, esclusa dal potere per anni, che ora sembra pronta a capitalizzare i risultati ottenuti dal movimento studentesco. Che però era nato dal basso e, almeno all’inizio, non aveva un’affiliazione politica, ha precisato una fonte anonima.
“Le contestazioni, inizialmente per il reinserimento delle quote negli impieghi statali e poi contro il governo, non erano legate ai partiti politici dell’opposizione, come il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP) e il Jamaat-e-Islami”, di matrice islamista. In realtà, “agli studenti, si è aggiunta per prima la società civile, e medici, avvocati, artisti, professionisti di vario tipo hanno deciso di appoggiare la causa politica”, contro un governo che negli ultimi 15 anni è diventato sempre più autoritario, caratterizzato dalla repressione anche violenta del dissenso da parte della polizia e dal controllo sull’informazione.
L’ormai ex premier Hasina ha commesso diversi errori: “Non ha capito che le contestazioni erano sintomi di un grande disagio giovanile”, ha commentato la fonte. Ha chiamato gli studenti “terroristi” e, nonostante il blocco di Internet, i video delle violenze della polizia contro giovani inermi e minori hanno alimentato la rabbia nella popolazione.
Dopo l’annuncio delle dimissioni, migliaia di persone ieri si sono riversate in strada. I manifestanti hanno occupato il Parlamento, preso d’assalto il Ganabhaban, il palazzo residenziale , e se ne sono usciti con quello che hanno trovato: galline, pesci e anche una macchina ellittica per fare esercizio che apparteneva alla premier. È stata anche decapitata una statua del padre di Sheikh Hasina, Sheikh Mujibur Rahman, leader indipendentista, considerato il padre fondatore del Bangladesh.
Una nuova ondata di proteste resa possibile dall’esercito, che ha deciso di non intervenire dopo settimane di violenze che hanno portato il bilancio dei morti a oltre 440, seocndo fonti locali, e gli arresti a più di 10mila. Solo ieri sono state uccise oltre 100 persone. E sono stati presi di mira anche gli appartenenti alle minoranze religiose, considerati elettori e sostenitori della Lega Awami. Il Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council ha riferito che gli attacchi alle minoranze si sono verificati in 29 distretti del Paese. Almeno nove templi indù sono stati danneggiati e diverse case sono state saccheggiate.
Nirmol Rozario, presidente dell’Associazione cristiana del Bangladesh, ha raccontato ad AsiaNews di essere stato informato che “alcuni malviventi hanno anche preso con la forza gli animali domestici di persone sostenevano la Lega Awami. Diverse famiglie cristiane hanno riferito che le loro case sono state vandalizzate. Questo non dovrebbe accadere. Chiedo la sicurezza delle minoranze”. Anche le scuole missionarie delle diocesi di Dhaka e Khulna e l’ufficio della Caritas nella capitale sono stati attaccati.
Il cardinale Patrick D’Rozario, arcivescovo emerito di Dhaka, ha chiesto di ristabilire la pace: “Siamo molto rattristati e i nostri cuori sono addolorati per il numero di vittime di vite umane. Stiamo assistendo ad azioni di vendetta contro le persone legate al precedente regime, e alla distruzione di proprietà nazionali e individuali. Preghiamo tutte le persone di rispettare e onorare le nostre tradizioni e il patrimonio in cui siamo tutti radicati. In questo momento critico il nostro unico obiettivo è la pace. La violenza genera violenza. Perciò evitiamo ogni tipo di vendetta e optiamo per la pace”, ha ribadito il porporato.
“Il BNP aveva chiesto di non commettere atti di vandalismo”, ha commentato ancora la fonte. “Non è la linea del partito e non è mai stata quella degli studenti. Semmai il BNP già in precedenza aveva provato a provocare uno slancio contro il governo, ma senza riuscirci. Solo in un secondo momento ha assecondato le rivendicazioni degli unviersitari. E ora, però, il movimento studentesco, non ben identificato nei suoi leader, pare essere finito ai margini della scena”.
Sono invece riapparsi sulla scena politica i leader dell’opposizione: Khaleda Zia, storica leader del BNP e rivale di Sheikh Hasina fin dagli anni ‘90, è stata rilasciata dagli arresti domiciliari in cui si trovava per accuse di corruzione. Insieme a lei sono stati liberati anche diversi manifestanti arrestati durante le proteste, ma “si tratta di due tipi di prigionieri diversi”, ha sottolineato la fonte.
Nel suo discorso televisivo, il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Waker Uz Zaman, rispondendo a una domanda dei giornalisti, ha specificato che tra i partiti consultati per la creazione del governo ad interim non c’era la Lega Awami, “che probabilmente non potrà presentarsi alle elezioni o se lo farà otterrà verosimilmente pochissimi voti, perché i suoi membri sono ormai visti come nemici della nazione”.
Anche il figlio maggiore di Khaleda Zia, Tarique Rahman, ha mandato da Londra (dove si trova in esilio autoimposto) il suo messaggio, segnalando di essere pronto a candidarsi alla guida del Paese dopo la fine del regime. Tarique Rahman risiede nel Regno Unito dal 2008, anno in cui la madre perse le elezioni contro Hasina. È stato giudicato colpevole di vari reati, tra cui un attentato contro la Lega Awami nel 2004, ma dopo aver firmato un documento in cui giurava di non intromettersi nella politica del Bangladesh gli fu permesso di andare all’estero.
Ora il futuro del Bangladesh “dipenderà dai giovani, dalla società civile, da quanto riusciranno a formare una propria rappresentanza politica alternativa a quella del BNP e del Jamaat-e-Islami. La difficoltà sta nel fatto che si tratta di un movimento, non c’è ancora un organizzazione partitica, e questo potrebbe essere un problema”.
(ha contribuito all’articolo Sumon Corraya)
Fonte : Asia