Deadpool & Wolverine è chiamato a risollevare le sorti del Marvel Cinematic Universe, in seguito all’uscita di troppi prodotti accolti in modo piuttosto tiepido tanto dalla critica quanto dal pubblico: opere che hanno portato ad una serie di flop al box office che ha costretto a più di qualche riflessione sull’opportunità di cambiare rotta al progetto cinematografico che nasce dalle opere e dai personaggi della Casa delle Idee. In questo senso, il fortissimo impegno di marketing portato avanti per il terzo film dedicato al Mercenario Chiacchierone è certamente esplicativo della speranza riposta nel lungometraggio di Shawn Levy e nei personaggi portati in scena da Ryan Reynolds e Hugh Jackman, e una possibile risposta sull’efficacia di questa formula la trovate nella nostra recensione di Deadpool & Wolverine.
Il dibattito sull’impatto e sul successo dei cinecomic ha preso nel tempo strade diverse, portando a riflessioni in molti casi condivisibili: se per alcuni la questione si potrebbe ridurre semplicemente alla qualità degli adattamenti cinematografici e seriali supereroistici, per altri il declino di certi prodotti sarebbe da imputare anche e soprattutto ad alcune scelte delle major portate a rispondere sempre di più a certe logiche legate all’inclusione e al politicamente corretto, a cui la nostra società deve rispondere per esigenze di diversa natura.
A chi rivolgersi?
Dando per assodata la necessità di un presupposto qualitativo, così come il bisogno di mettere in conto la sensibilità del pubblico, sarebbe da prendere in considerazione una terza soluzione, probabilmente già ponderata nella scelta di portare sul grande schermo il terzo Deadpool.
La terza via potrebbe essere rappresentata da un nuovo corso dei film Marvel, e più in generale dei racconti sui supereroi, che si rivolga agli stessi fan che hanno riempito le sale nello scorso decennio e che, per forza di cose, sia cambiato e maturato in termini di gusti. Perché senza alcun dubbio il pubblico di riferimento dei cinecomic è cresciuto anagraficamente nel corso degli anni, portandolo probabilmente ad allontanarsi da produzioni troppo simili tra loro e che non riescano più a stuzzicarne l’interesse. Una strada simile a quella già vista ed intrapresa da alcuni lavori DC, spesso molto più maturi per stile o tematiche e che cercano di riferirsi ad un pubblico magari meno di massa ma certamente più eterogeneo per età ed esigenze. Le varie trasposizioni di Batman, per quanto differenti tra loro, non hanno mai avuto il timore di raccontare l’eroe e l’ambientazione di riferimento secondo una lente meno leggera e più complessa da analizzare. Non può essere preso soltanto come un caso, ad esempio, il fatto che la trilogia di Guardiani della Galassia sia considerata quasi un unicum nel MCU (volate verso la nostra recensione di Guardiani della Galassia Volume 3), infarcita di quelle stesse caratteristiche del franchise madre ma, allo stesso tempo, ricca di un’ironia pungente e, soprattutto nell’ultimo capitolo, di sottotesti più profondi.
Allo stesso modo, risponderebbe alle stesse logiche, secondo questo ragionamento, l’apprezzamento e il riconoscimento nei confronti dei tre film (o almeno dei primi due) diretti da Sam Raimi e dedicati all’Uomo Ragno: in questi prototipi del moderno film supereroistico, in effetti, il regista di La Casa è stato bravissimo nel riferirsi agli amanti del personaggio senza snaturare la propria visione di cinema e la propria capacità di mescolare generi e situazioni, riuscendo a spaziare dall’horror alla commedia senza dimenticare la fondamentale componente d’azione.
Il pubblico di Deadpool & Wolverine
L’idea alla base del ragionamento vuole sottintendere che, dopo una sbronza anche piuttosto piacevole di film che basassero tutto sul carisma dei personaggi, su effetti speciali d’avanguardia, su scelte di fan service e su scene d’azione fortemente spettacolari, gli spettatori si siano svegliati da anni di baldoria, con nuovi gusti dovuti ad una maturità anagrafica diversa e con una certa insofferenza nei confronti di qualcosa che è troppo spesso sembrata soltanto la copia di una copia.
Perché i ragazzini di un tempo sono ormai cresciuti e diventati giovani adulti, quando non uomini e donne a tutti gli effetti, e allo stesso modo sono cambiate le loro esigenze in termini di narrazione, così come le aspettative artistiche per delle sceneggiature chiamate ad essere meno scontate e più intricate ed intriganti.
In effetti, a guardarla da lontano, la dinamica dovrebbe essere quasi ovvia e scontata.
Cambiando genere è certamente esplicativo quanto accaduto con la saga letteraria e con le trasposizioni cinematografiche dell’Harry Potter di J.K. Rowling: uno dei grandi pregi dell’universo costruito dalla scrittrice britannica sta nella sua capacità di modificarsi nel tempo seguendo il maturare del suo primo pubblico.
Se La Pietra Filosofale è, soprattutto per atmosfere, dedicato a un pubblico di giovanissimi, nel corso degli anni la storia raccontata si è fatta più complessa, portando con sé delle tematiche più oscure e un mood certamente più adulto. Tornando a Deadpool & Wolverine, siamo certi che il personaggio interpretato da Ryan Reynolds sia più adatto di altri, anche per precise scelte di sceneggiatura e di scrittura, a dialogare con spettatori più smaliziati e pronti ad accettare e a capire una comicità adulta ed irriverente. Similmente, anche il membro degli X-Men è sempre stato molto apprezzato da una fanbase meno giovane rispetto a quella di un Captain America, diventando protagonista di storie con sottintesi più complessi della semplice dinamica “eroe contro villain”. Probabilmente la strada è già stata intrapresa dalla Marvel in altri prodotti, destinati al piccolo schermo e utili per tastare il terreno: le serie tv dedicate a Loki o al personaggio meno conosciuto di Echo hanno provato, in modo diverso, a rispondere a logiche meno semplici e più rischiose, come quella di affrontare trame più complesse o di raccontare una storia senza preoccuparsi troppo della violenza rappresentata.
Cerchiamo di essere chiari: non vogliamo certo credere che Deadpool & Wolverine possa essere considerato alla stregua di un film impegnato o di una rappresentazione narrativa complessa per forma o sostanza, ma siamo comunque certi che la pungente ironia di cui è impregnato, l’idea di una metanarrazione stimolante e la scelta di lasciare galleggiare il lungometraggio in un’opera R- Rated che non tema l’utilizzo di un linguaggio forte sotto tutti i punti di vista, di scene che sembrerebbero essere parte di uno slasher movie dalle tinte splatter e di un racconto che decida di rompere più volte la quarta parete, ammiccando alla complice consapevolezza del pubblico, possa segnare un punto di svolta importante.
Quello che resta da capire riguarda la possibilità che queste scelte possano trovare una continuità nel Marvel Cinematic Universe, portando la dirigenza a lavorare su nuove saghe che si distacchino da quanto visto fino ad Avengers: Endgame per somigliare, a seconda dei casi, a qualcosa di più simile ai Batman di Nolan, al Joker di Todd Phillips, al Watchmen di Zack Snyder o, anche senza esagerare troppo, ai tre film di James Gunn con protagonisti Star-Lord e la sua banda.
La risposta, naturalmente, sarà determinata tanto dai numeri del botteghino quanto dal coraggio di una casa che, bisogna sempre ricordarlo, è controllata da Disney, con tutte le conseguenze, positive o negative, del caso.
Il futuro dell’universo cinematografico Marvel si giocherà, quindi, su diversi campi e seguendo logiche non sempre prevedibili neanche dagli addetti ai lavori: la speranza, da appassionati, è di poter avere prodotti di qualità sempre maggiore e che sappiano rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio senza dover cedere a troppi compromessi e allo stesso tempo senza dover snaturare troppo la base costruita sulle fondamenta dei vari Iron Man, Captain America e Avengers.
Deadpool & Wolverine, in questo senso, potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza per un nuovo corso di un Marvel Cinematic Universe più complesso e Sfaccettato.
Fonte : Everyeye