Ombrelloni chiusi in pieno agosto: la categoria è pronta alla protesta su tutto il litorale nazionale. Si avvicina lo sciopero nazionale dei balneari, sul piede di guerra per la mancata risposta del governo al problema delle concessioni: gli ombrelloni degli stabilimenti aderenti chiuderanno venerdì 9 agosto, per due ore. Poi, se non dovessero arrivare risposte da Roma, gli ombrelloni di chi parteciperà alla mobilitazione resteranno chiusi anche lunedì 19 agosto, per quattro ore, e poi giovedì 29 agosto, per sei oppure otto ore.
Di fatto si parte con un’apertura ritardata, per poi andare verso un’intera giornata a braccia conserte. “Un’iniziativa doverosa di fronte a un’irresponsabile e sconcertante fuga dalle proprie responsabilità della politica e segnatamente del governo”, hanno detto i presidenti dei sindacati Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti, Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoli. Si va quindi verso uno sciopero come quello del 3 agosto 2012, ai tempi del governo di Mario Monti, quando già si era tentato di far partire i bandi per le concessioni balneari.
Sciopero degli stabilimenti balneari il 9 agosto (e poi il 19 e 29)
Il nodo della questione è sempre l’applicazione della direttiva Ue Bolkestein. La normativa vigente costringe a mettere a gara le concessioni balneari. Senza linee guida chiare da parte di Palazzo Chigi, il rischio è che saltino senza alcun indennizzo trentamila concessioni ancora in vigore. La scadenza si avvicina: a gennaio 2025 dovrebbero aprirsi le nuove aste, aperte tra l’altro a tutti gli operatori europei e non solo a quelli italiani. Non è una novità: fu la legge sulla concorrenza del governo di Mario Draghi, recependo le norme Ue, a fissare al 31 dicembre 2024 il limite entro cui mettere a gara le concessioni. Ma con il tempo che scorre sempre più veloce restano molti dubbi applicativi e proprio su questo il settore invoca l’azione del governo.
Cosa chiedono i balneari
Cosa chiedono gli operatori del settore, nel dettaglio? Occorre innanzitutto che si chiarisca a quali stabilimenti si dovrebbe applicare la direttiva, perché una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che sarà in vigore per i tratti di litorale con “risorse scarse” (più o meno il 19% del territorio costiero italiano, secondo una ricognizione del 2023). La formula però è ampia e non si capisce esattamente quali siano: i balneari invocano quindi un’interpretazione ufficiale dell’avvocatura dello Stato.
Poi c’è la questione degli indennizzi. Si chiede che i balneari che dovranno dire addio alla concessione mantenuta per ora (e in molti casi per decenni) ottengano quantomeno una forma di sostegno economico, anche perché in tutto si contano centinaia di migliaia di addetti ai lavori nel settore. Il tema è centrale, soprattutto dopo che la Corte di giustizia europea ha dato ragione al demanio sugli espropri senza indennizzo – a scadenza di contratto – delle strutture inamovibili, come bar e piscine: possono essere acquistate dallo Stato senza rimborsi. Tuttavia, non è arrivata una chiusura sulla possibilità per il governo di decretare i legittimi risarcimenti quando, salvo colpi di scena ai vertici Ue, sarà chiamato ad adeguarsi alla direttiva Bolkestein.
Il caso di Rosignano Marittimo
Il caso era nato da un contenzioso partito dal litorale toscano di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, dove la Società italiana imprese balneari (Siib), al termine della concessione, si è vista acquisire dallo Stato a titolo gratuito diverse opere non amovibili costruite nel suo stabilimento. L’ipotesi non è contraria all’articolo 49 del codice di navigazione italiano: i giudici europei hanno evidenziato come la norma si applichi “a tutti gli operatori” in Italia e per questo “non costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento”. Un’appropriazione senza indennizzo, nella visione della Corte di giustizia Ue, “costituisce l’essenza stessa dell’inalienabilità del demanio pubblico”. E si declina nel principio che sancisce il “carattere precario” delle occupazioni, a “durata limitata e revocabili”.
“Uno sciopero doveroso”
L’imminente sciopero, ha scritto in una nota il presidente nazionale di Fiba-Confesercenti, Maurizio Rustignoli, è un “doveroso segnale” che viene dato non come un “attacco”, ma sotto la forma propositiva di un “appello affinché il governo intervenga per evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più”. Riconoscendo la valenza simbolica del primo sciopero, Rustignoli ha aggiunto che si sta programmando “una serie di iniziative volte a sensibilizzare il governo sulla grave incertezza che affligge il settore balneare”. E chiede a “tutte le imprese balneari” e alle relative sigle sindacali di partecipare.
“L’errore che si fa – prosegue Rustignoli – è pensare che vada in evidenza pubblica un pezzo di spiaggia, mentre invece si mette all’asta l’offerta turistica balneare italiana: una cosa ben diversa”. Il punto, conclude il presidente di Fiba-Confesercenti, non è “eludere i princìpi europei”, ma non si vuole nemmeno far passare il messaggio di essere “disponibili a far espropriare le nostre imprese”. Fondamentale, quindi, “decretare i princìpi che riconoscono il valore aziendale di queste imprese e il diritto a una prelazione, come è stato riconosciuto in Portogallo”.
La proposta di legge della Toscana e le mosse del governo
Intanto, nel silenzio generale delle istituzioni centrali, gli enti locali, che sono poi quelli incaricati di farsi carico dei bandi, hanno iniziato a muoversi da sé, cosa che secondo gli esercenti rischia di creare ancora più confusione. Pochi giorni fa la Toscana ha ad esempio approvato una proposta di legge che prevede un criterio di premialità e introduce la previsione del riconoscimento di un equo indennizzo, da corrispondere al concessionario uscente da parte del concessionario subentrante, “contemperando il principio di tutela della concorrenza con quello della salvaguardia degli investimenti effettuati dalle imprese già concessionarie”. Al testo finale della legge sta lavorando adesso la giunta regionale.
Cosa potrebbe fare il governo Meloni? Sembra che l’esecutivo stia pensando a come muoversi per evitare lo scontro diretto con gli esercenti da un lato e con l’Unione europea dall’altro. Si parla anche di una proposta di legge che prevederebbe una proroga delle concessioni, forse fino a due anni. Essendo però la direttiva Bolkestein di matrice europea, dovrebbe esserci l’ok di Bruxelles per poter operare in senso contrario.
Fonte : Today