Perché Elon Musk ha fatto di nuovo causa a OpenAI

Si è aperto un nuovo capitolo nello scontro tra Elon Musk e OpenAI, società che lo stesso Musk aveva cofondato nel 2015 insieme al suo attuale amministratore delegato Sam Altman. Come riporta l’agenzia Reuters, il 5 agosto il magnate sudafricano ha nuovamente intentato causa contro l’azienda produttrice di ChatGPT, sostenendo la tesi secondo la quale essa avrebbe anteposto i propri profitti e i propri interessi commerciali al bene pubblico.

Le ragioni di Elon Musk

La vicenda è solo l’ultima occasione in ordine di tempo nella quale Musk si contrappone con decisione a OpenAI e al suo ad, reo secondo lui di aver “capovolto la narrazione ed essere passato a incassare” dal momento in cui la tecnologia aziendale ha iniziato a compiere progressi significativi nel campo dell’intelligenza artificiale generativa. Una presa di posizione a cui per ora né la startup né Altman hanno risposto, almeno pubblicamente.

Musk in particolare è convinto che i modelli linguistici della società di San Francisco – ovvero gli algoritmi alla base di chatbot e assistenti digitali come ChatGPT e il CoPilot di Microsoft – non debbano rientrare nell’ambito degli accordi economici e commerciali stretti dalla startup con il colosso di Redmond.

“OpenAI e Microsoft potranno fare soldi a palate vendendo questa tecnologia – si legge nella denuncia – ma tutto questo non sarebbe stato possibile se la no profit avesse reso la sua ricerca gratuitamente disponibile a tutti come Altman aveva promesso a Musk a suo tempo.” In sostanza, il magnate sudafricano cerca di ottenere che il tribunale invalidi la licenza concessa da OpenAI a Microsoft per utilizzare i suoi modelli di intelligenza artificiale.

Il precedente

La nuova denuncia di Musk arriva a sei mesi mesi di distanza dall’ultima. A febbraio l’imprenditore aveva infatti accusato la società e il suo amministratore delegato di aver abbandonato la propria missione originale legata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità per adottarne una finalizzata al guadagno economico.

A giugno, senza fornire spiegazioni, i legali del sudafricano avevano poi ritirato ogni accusa, nonostante essa fosse nata sulla base delle affermazioni del loro assistito relative all’iniziale convincimento dei tre fondatori di OpenAI di lavorare sulla tecnologia del momento in una maniera che avrebbeavvantaggiato l’umanità”.

Fonte : Wired