Intelligenza artificiale, gli investitori iniziano a ripensarci?

C’è maretta tra le Big Tech e l’AI. Nelle ultime settimane infatti le azioni di Amazon, Apple, Nvidia, Alphabet, Facebook, Meta e Tesla sono scese del 10%, costringendo le aziende a ripensare ai loro più recenti investimenti, tutti incentrati proprio sull’intelligenza artificiale. Non a caso, a fine giugno gli analisti di Goldman Sachs – società leader nel settore degli investimenti – hanno pubblicato una nota dal titolo “Gen AI: troppa spesa, pochi benefici?” chiedendosi se un investimento da 1 miliardo di dollari nell’AI “sarà mai redditizio” nel futuro. Proprio a questa domanda a cui sembra aver trovato risposta la società di venture capital Sequoia Capital, che ha stimato che le aziende tecnologiche dovranno guadagnare ben 600 miliardi di dollari per rientrare degli investimenti nei progetti di sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Non c’è da stupirsi a questo punto che le Big Tech si stiano facendo delle domande sugli investimenti fatti nel settore, dato che al momento non hanno ottenuto ancora alcun ritorno vero e proprio. A questo si aggiunge il fatto che gli investitori stanno ancora aspettando che la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, abbassi i tassi di interesse a partire dal prossimo mese, così da poter investire il loro denaro in nuove aree del mercato azionario; il problema è che questa volta le nuove somme a disposizione potrebbero non confluire sull’intelligenza artificiale. La situazione quindi risulta complessa: lo sviluppo di nuovi modelli AI ha bisogno di denaro, e le aziende tecnologiche ne hanno già investito molto – anzi, moltissimo. Cosa succederà, quindi?

Da una parte la tabella di marcia delle Big Tech è chiara e definita: in programma ci sono gli addestramenti dei modelli AI di ultima generazione e il miglioramento di quelli già esistenti. Quello che si chiedono i laboratori di ricerca, però, è se le nuove scoperte saranno in grado di generare entrate sufficienti a ripagare il costo in rapida crescita della loro realizzazione. Un dubbio che sembra aver assalito la stessa OpenAI, una delle società leader di settore, che da qualche tempo a questa parte si è ritrovata a fare i conti con la sostenibilità economica dei suoi progetti sul lungo periodo. Secondo quanto condiviso dalla testata The Information, che ha riportato alcuni dei rapporti interni, la compagnia di Altman dovrà prepararsi ad affrontare una perdita di 5 miliardi di dollari nel corso dell’anno, considerando che il costo giornaliero del funzionamento di ChatGpt si aggira attorno ai 700.000 dollari.

Fonte : Wired