Strage di Bologna, Fdi mette in dubbio la matrice fascista: perché Meloni si scontra con famiglie vittime

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Continua la polemica sulla strage di Bologna. Fratelli d’Italia, per bocca di Federico Mollicone, mette in dubbio le sentenze sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: “Non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia”. Il Pd lo attacca.

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Continua lo scontro tra Fratelli d’Italia e i familiari delle vittime della strage di Bologna. In una nuova intervista Federico Mollicone torna sulla polemica legata all’anniversario della strage del 2 agosto, segnata dal botta e risposta tra l’associazione dei parenti delle vittime, con in prima fila il suo presidente Paolo Bolognesi, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Uno scambio di battute durissimo che ruota attorno al riconoscimento della matrice “fascista” della strage.

“La presidente del Consiglio ha detto una cosa ovvia: le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista”. Quindi quelle decisioni vanno “certamente” rispettate “ma bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali. Qualsiasi tecnico superpartes lo confermerebbe. Si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia”, ha detto in una intervista alla Stampa, dice Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione cultura alla Camera, che mette in dubbio le sentenze sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna.

Insomma, ha sottolineato Mollicone, “non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia”.

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Secondo Mollicone “era chiaro dall’inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l’obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana”.

“Noi – ha sottolineato – siamo quella destra che, non oggi, ma negli anni Settanta, ruppe con chi scelse il terrorismo. La storia di Bellini non c’entra con la nostra, e nemmeno mi interessa il suo curriculum giudiziario. Ma non posso non vedere l’operazione che i giudici hanno portato avanti e che lo ha reso la vittima di un teorema”. Mollicone dice inoltre di avere prove per dimostrare ciò che dice. L’obiettivo, sottolinea, è “trovare la verità storica per tutti gli italiani. Chiederemo a Nordio, con un’interrogazione parlamentare, di verificare ciò che sto denunciando”.

La reazione del Pd

“L’ intervista di Federico Mollicone su La Stampa di oggi è davvero inaccettabile. Perché mette ancora oggi in discussione le sentenze sulla strage del 2 agosto, perché ripropone fantomatiche piste alternative sugli autori della strage, per le considerazioni assurde sul Pci. Giorgia Meloni invece di attaccare Paolo Bolognesi, che ha con coraggio e rigore intellettuale spiegato cosa ci dicono le sentenze della magistratura sulla strage alla stazione, dica se l’intervista di Mollicone rappresenta la vera posizione del suo partito o smentisca con chiarezza queste affermazioni di straordinaria gravità”, si legge in una nota di Andrea De Maria, deputato Pd.

“Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravità inaudita. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della Strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni”, ha detto Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare. “La presenza di Mollicone nell’aula di Montecitorio è già in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell’istruzione della Camera è impossibile – ha sottolineato Bonaccini – Se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente più grave”.

“L’intervista di Mollicone su Bologna lascia senza parole. Come senza parole lascia che questa assurdità sia diventata la versione dei fatti del partito di maggioranza relativa, del governo e della premier. Una doppiezza offensiva”, ha scritto su X il senatore del Pd Filippo Sensi.

“Giorgia Meloni ha il dovere di farci sapere cosa ne pensa delle gravi dichiarazioni del presidente della commissione cultura di FdI Mollicone secondo cui le sentenze del Tribunale sulla strage della stazione di Bologna sono un Teorema politico. Condivide queste affermazioni? Ha il dovere di rispondere”, ha scritto su X, Simona Malpezzi, senatrice del Pd.

Perché Meloni si sta scontrando con i familiari delle vittime

La polemica sulla strage di Bologna è partita dalle parole pronunciate venerdì da Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna: “Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo”. E ancora, con un passaggio sull’attualità: La separazione delle carriere dei magistrati era un progetto della P2″, la loggia massonica che secondo gli inquirenti di Bologna avrebbe ordinato e finanziato la strage.

La premier quindi ha replicato dicendosi “profondamente e personalmente colpita” da quelli che ritiene “attacchi ingiustificati”, perché sostenere che le “radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo”, o che la riforma della giustizia varata dall’esecutivo sia ispirata dai progetti della loggia massonica P2, è molto grave. Secondo Meloni queste affermazioni sono pericolose, anche per l’incolumità degli esponenti del governo, democraticamente eletto. Nel suo discorso venerdì ha anche detto che “le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste”. Un’espressione usata anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa, un modo per dire che la verità sarebbe solo giudiziaria, non necessariamente anche storica.

Familiari vittime: “Meloni ci prende in giro”

“Meloni come al solito fa la vittima, ma farlo il giorno in cui commemoriamo la strage è particolarmente offensivo. Non deve dimenticare che le vittime siamo noi, sono i nostri parenti che sono morti e chi è stato ferito. Ne ho visti altri fare le vittime ai processi, poi però sono stati condannati. Ci sta solo prendendo in giro”, ha detto il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, in un’intervista alla Stampa.

Secondo Bolognesi, Meloni è ambigua quando parla delle “sentenze che attribuiscono la strage di Bologna a esponenti di organizzazioni neofasciste”:  “La prima ambiguità – ha detto Bolognesi – riguarda il fatto che, citando le sentenze, lei non precisa se ne condivide o meno il contenuto. Le sentenze sul 2 agosto però sono il frutto di una mole di prove solide emerse nei processi. Se le si riconosce, allora bisogna ammetterne la validità o chiarire perché no. La seconda è che se sono ‘esponenti di organizzazioni neofasciste’ e non ‘neofascisti’, si potrebbe pensare che abbiano agito autonomamente e contro l’interesse delle sigle eversive a cui appartenevano. È una tesi che sostenne per esempio anche Stefano Delle Chiaie, che del neofascismo armato è stato il padre in Italia”.

L’attacco di Schlein a Meloni

“Io penso che fare la vittima nel giorno della commemorazione della Strage del 2 agosto 1980 attaccando il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime vere sia una cosa deplorevole”, ha commentato ieri la segretaria del Pd, Elly Schlein, in un’intervista su La Stampa.

“Anche nelle commissioni parlamentari vediamo inaccettabili tentativi di riscrivere la storia. Del resto – ha affermato la segretaria dem – questi si tengono stretti la fiamma nel simbolo e poi fanno pure gli offesi. Noi continueremo a camminare come ogni anno a fianco della città e dei familiari delle vittime. Ma fare la vittima contro le vittime vere, nel giorno stesso della commemorazione di una Strage che ha fatto 85 morti e 200 feriti, dimostra che Meloni non è in grado di svolgere il suo compito, di guidare una comunità. Chi governa si deve fare carico di cucire le fratture, sanare le ferite, non è mica normale che quelle famiglie abbiano aspettato quarant’anni per vedere i processi. E invece Meloni fa il contrario: divide, spacca il paese, mette gli un contro gli altri. Cerca ogni giorno un nemico, un capro espiatorio, per coprire la mancanza di risposte e l’incapacità di questo governo”.

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Fonte : Fanpage