Per capire meglio il contesto e i motivi che hanno determinato queste scelte, dobbiamo tornare indietro di qualche anno.
Miliardi di connessioni
Un’espressione piuttosto diffusa nel mondo digitale nell’ultimo decennio è The Next Billion: che descrive il prossimo miliardo di persone connesse alla rete, un’opportunità enorme per le più grandi aziende digitali del pianeta. Nel 2010 Facebook – che allora non si chiamava ancora Meta – raggiunge i suoi primi mille milioni di user, e nei successivi 18 mesi ne conquista molti altri in Africa con il programma Facebook Zero, una versione “text only” del social media. Nel 2015 l’azienda lancia Facebook Lite, che in soli due anni supera i 200 milioni di user, aumentando il fatturato del 52% nell’area definita come “il resto del mondo”.
In quegli anni, l’azienda era diventata il punto di ingresso alla rete per milioni di persone in paesi in via di sviluppo, una strategia che secondo alcune ricerche aveva portato gli utenti a confondere la piattaforma social con internet stessa. L’azienda di Menlo Park non è certo stata l’unica a produrre ambiziose soluzioni tecnologiche di diverso tipo per aumentare la connettività. Progetti come Google Loons, o i droni di Facebook, sono stati accompagnati da versioni semplificate, o Lite, delle piattaforme utilizzabili anche con telefoni cellulari di bassa gamma, spesso con versioni di Android obsolete e storage limitato. Non parliamo solo di Meta, lo stesso hanno fatto anche Linkedin, Twitter, Youtube, Spotify, e appunto TikTok.
Introdotte come iniziative che garantiscono il diritto a una connessione internet gratuita per chi non ce l’ha, queste strategie possono nascondere insidie nel trade off richiesto per accedere alla rete.
TikTok nei paesi di sviluppo
L’espansione di TikTok avviene in luoghi come il Sud America, l’Asia e l’Africa, che utilizzano la versione Lite dell’app, ha attirato l’attenzione dei ricercatori. Il report delle due organizzazioni evidenzia come TikTok Lite sia carente delle protezioni di base garantite agli altri utenti della piattaforma, inclusi i contrassegni per i contenuti grafici generati dall’AI, disinformazione e video che potrebbero portare a pericolose emulazioni. In questi casi il contesto rimane fondamentale per restare agganciati con la realtà, ma in questa versione base dell’app finisce per scomparire. Lo stesso vale per la quantità di controlli proattivi: a differenza degli utenti di TikTok “tradizionale”, su Lite gli user non possono filtrare le parole offensive o implementare pratiche di gestione dello schermo.
Fonte : Wired