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Sei fendenti inferti forse con un coltello, sarebbe stata uccisa così Sharon Verzeni. La ragazza stava passeggiando, come le aveva consigliato la dietologa, in una via che dista circa un chilometro dall’abitazione che condivideva con il suo compagno, quando qualcuno l’avrebbe aggredita presumibilmente alle spalle, visto che tre delle sei ferite sono alla schiena, forse mentre Sharon tentava di fuggire.
Nonostante quelle ferite Sharon è riuscita a chiamare il 112, implorando aiuto e dicendo di essere stata accoltellata, ma purtroppo è morta poco dopo all’Ospedale di Bergamo. Chi la conosceva la descrive come una ragazza molto tranquilla, semplice, amante degli animali e molto legata al suo compagno con il quale era andata a convivere da circa tre anni.
Nessuna ombra, nessuna problematica significativa, da quanto emergerebbe fino ad ora. Sharon aveva un diploma da estetista ma aveva scelto di lavorare nel bar di una pasticceria di Brembate. Ma chi può aver deciso di ucciderla? Attualmente per gli inquirenti non è possibile escludere nessuna ipotesi, partendo da quella di una persona con cui Sharon poteva aver preso un appuntamento quella sera, al tentativo di violenza o di rapina da parte di uno sconosciuto, sembra sia da escludere invece il coinvolgimento del compagno che in quelle ore era a casa.
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Un elemento significativo, che in qualche modo potrebbe orientare le indagini è dato dal fatto che il cellulare della vittima sia stato rinvenuto sulla scena del crimine. Difficile pensare che se Sharon avesse dato appuntamento al suo assassino, questo avrebbe potuto lasciare lì un elemento di prova tanto importante, a meno che fattori esterni non glielo avessero impedito.
Un’ipotesi valida, anche visto il profilo vittimologico, potrebbe essere quella di uno stalker, di una persona che potrebbe aver sviluppato un’ossessione patologica nei confronti di Sharon, magari senza che la stessa se ne fosse accorta, o avesse avuto modo di comprenderne il rischio correlato.
Sharon infatti, dicevamo, lavorava in un bar, un lavoro al pubblico che chiaramente predispone a contatti, a volte anche quotidiani e pertanto reiterati, con persone sconosciute o che si conoscono di vista. Da quello che emerge era una ragazza metodica ed abitudinaria, ad esempio era solita ordinare on line i libri che poi passava a ritirare in biblioteca tutte le settimane. Faceva passeggiate tutte le sere, a volte in compagnia del suo compagno, a volte da sola.
Una ragazza metodica, abitudinaria, facile da intercettare. Esiste, tra i molestatori assillanti, una categoria definita come “cercatori di intimità” caratterizzati dalla propensione di tentare di instaurare relazioni con persone che non conoscono o che magari conoscono solo di vista. Alla base della loro attività persecutoria vi è una patologia della comunicazione e della relazione, sono soggetti che lottano contro la solitudine e per questo cercano di instaurare relazioni con persone nei confronti delle quali sviluppano un’intensa polarizzazione ideo-affettiva. Spesso alla base vi è un quadro psicopatologico che li porta ad essere convinti della sussistenza della relazione, anche in assenza di segnali supportivi in tal senso da parte della loro vittima. Il rinforzo positivo a questo convincimento patologico potrebbe essere dato semplicemente dalla vicinanza fisica con quello che viene percepito come “l’oggetto del desiderio”.
Le vittime di questi stalker, sebbene numericamente meno rappresentative, sono comunque esposte al rischio di subire azioni violente, anche letali. Il livello di rischio è strettamente correlato con la patologia che sottende l’attività persecutoria. Non è da escludere pertanto che Sharon fosse stata “attenzionata” da qualcuno che desiderava patologicamente averla, senza magari che lei possa averlo percepito.
Come dicevamo in questa fase delle indagini non è possibile escludere categoricamente nessuna altra pista investigativa. Alcuni abitanti della zona parlano di spaccio di droga, di bande che gestiscono il territorio e avrebbero compiuto, nei mesi precedenti l’omicidio di Sharon, aggressioni a danno di altre persone.
Fondamentale sarà in questa fase l’analisi dei filmati delle telecamere presenti in zona, che gli inquirenti hanno acquisito e stanno esaminando, oltre che il contenuto del telefono di Sharon e l’ascolto delle persone che la conoscevano meglio, per approfondire quella che poteva essere la rete di relazione della ragazza e restringere ulteriormente il cerchio.
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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
Fonte : Fanpage