Ha posto però una serie di precondizioni ai colloqui che saranno difficili da soddisfare. Il leader del Pakistan Tehreek-e Insaf (PTI) da circa un anno si trova in carcere. Nel frattempo la popolazione da giorni protesta per i rincari dell’energia e contro la violenza dell’esercito in Belucistan.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – L’ex primo ministro pakistano Imran Khan ha dichiarato che il suo partito, il Pakistan Tehreek-e Insaf (PTI) è pronto a tenere colloqui con l’establishment militare. Lo ha detto ai giornalisti locali dalla prigione di Adala, dove si trova da circa un anno per scontare una pena che, a suo dire, gli è stata inflitta sulla base di accuse concepite per tenerlo lontano dal potere.
L’ex premier ha però posto una serie di precondizioni ai colloqui, tra cui il rilascio degli altri leader del PTI, la restituzione del mandato di governo al suo partito (Khan era stato estromesso con un voto di sfiducia del Parlamento ad aprile 2022) e lo svolgimento di elezioni trasparenti.
Alle elezioni di febbraio, i candidati del PTI erano stati costretti a presentarsi come indipendenti e, nonostante avessero ottenuto la maggioranza dei voti, sono stati messi ai margini da quelli che vengono definiti i partiti controllati dall’establishment, cioè l’esercito pakistano, che in passato ha governato a lungo il Paese anche in maniera diretta.
Imran Khan ha affermato di aver nominato Mahmood Khan Achakzai, uno stretto alleato politico e un noto critico dell’esercito, come suo rappresentante in eventuali colloqui.
“Se la leadership militare nominerà il suo rappresentante, avvieremo negoziati condizionati”, ha continuato sulle dichiarazioni sui social. “Preferiamo i negoziati con i vertici militari, che sono i veri decisori”, ha continuato, rifiutando di sedersi al tavolo dei colloqui con l’attuale governo (definito “fantoccio” dal PTI) guidato da Shehbaz Sharif.
L’esercito ha risposto con la diffusione di un videoclip di una conferenza stampa risalente a maggio in cui il portavoce, il maggiore generale Ahmed Sharif Chaudhry, dichiara che non era possibile sostenere “alcuna ideologia politica, nessun leader politico o nessun gruppo politico coinvolto in attacchi al proprio esercito”.
Imran Khan e i suoi sostenitori sono infatti accusati di aver preso d’assalto alcune basi dell’esercito e le sedi delle istituzioni durante le proteste che si scatenarono dopo il primo arresto di Khan lo scorso anno. I portavoce del governo non hanno preso bene la notizia sulle intenzioni dell’ex premier: lo hanno accusato di cercare il perdono dell’esercito solo perché teme che gli vengano inflitte pene molto severe per i diversi casi in cui è accusato.
Nel frattempo il Pakistan continua a essere scosso da proteste: a inizio settimana almeno 3mila persone sostenute dal partito islamista Jamaat-e-Islami hanno bloccato una delle strade principali di Islamabad contro l’aumento delle tasse sull’elettricità. Prima della fine di giugno il governo aveva aumentato i costi delle bollette del 26%, poi cresciute di un altro 20% il 13 luglio. I funzionari hanno ripetuto che si tratta di una misura necessaria per ottenere un prestito da 7 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale.
Nel frattempo, anche il Belucistan è scosso dalle manifestazioni: migliaia di persone hanno protestato contro le violenze dell’esercito verso la popolazione locale. Da decenni diversi gruppi chiedono l’indipendenza della provincia sud-occidentale del Pakistan, ma il governo ha sempre cercato di sedare le aspirazioni di autonomia, spesso ricorrendo anche a blocchi di internet e sparizioni forzate e uccisioni extragiudiziali.
La popolazione beluci da tempo denuncia anche lo sfruttamento delle risorse naturali della regione, a scapito della popolazione locale. Il porto di Gwadar, parte del Corridoio economico tra Cina e Pakistan, è spesso stato epicentro di queste contestazioni e i lavoratori cinesi anche presi di mira con attacchi armati.
Nelle violenze degli ultimi giorni è morta almeno una persona. Il Baloch Yakjehti Committee, un gruppo di difesa dei diritti umani, ha rilasciato un comunicato rivolto al governo di Islamabad: “Negli ultimi due giorni avete creato un’apocalisse in Belucistan, ferito molte persone, martirizzato un giovane e fatto sparire con la forza centinaia di persone”. Alcuni rappresentanti del governo stanno cercando di ottenere una risoluzione pacifica con i leader delle proteste.
Fonte : Asia